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    Nadal, “dopo il Roland Garros per quasi due settimane non ho potuto camminare”

    Durante la conferenza stampa a Indian Wells Nadal ha affrontato diversi temi, raccontando un po’ il dietro le quinte del periodaccio che il piede sinistro gli ha fatto passare, ma anche affrontando ad esempio la questione Sascha Zverev, tanto chiacchierata ultimamente. 

    “Mi sento molto bene, sono molto contento di essere tornato qui a Indian Wells, sono due anni che tra virus e infortuni non ho potuto competere qui, ed è un torneo che adoro, è uno dei miei tornei preferiti in cui mi sento meglio gareggiando e passando qui qualche settimana, quindi sì sono molto felice di essere qui ancora una volta”.

    “Il mio servizio da inizio anno sta funzionando bene, il che senza dubbio è importante a questo punto della mia carriera, per il resto sono stato coraggioso abbastanza da giocare con la giusta determinazione nei momenti in cui ce n’era bisogno”.

    “Potrei inventarmi delle storie ma in generale se posso preferisco essere onesto e la verità è che quando sono stato capace di allenarmi più o meno non ho fatto che adattare il mio allenamento al mio piede, è tutto, perché non riuscivo a fare tutto quello che avrei voluto, ho solo provato a restare il più positivo possibile… alle volte è difficile da capire per le persone che non mi sono accanto ogni giorno ma non ci sono state gran possibilità di allenare chissà che prima degli Australian Open. È vero che colpivo bene la palla nonostante non mi muovessi molto ma la corsa, quella non l’abbiamo allenata, non abbiamo allenato i movimenti, ci siamo concentrati sul servizio e non molto altro”. 

    “Dopo l’AO ero commosso naturalmente, ho passato dei momenti difficili, le persone pensano (questo sia successo) solo negli ultimi sei mesi perché è il lasso di tempo in cui non ho giocato ma se vi ricordate bene dopo l’Australia non avevo giocato fino alla stagione sulla terra battuta per via dei miei problemi, poi dopo il Roland Garros per quasi due settimine non potevo camminare, non potevo scendere le scale normalmente, per cui mi ero ritirato da Wimbledon, poi non ero pronto per andare a Washington e a Toronto ma volevo provare, perché a un certo punto mi ero detto ‘Ok, devo provare a tornare’, ma i due precedenti mesi di allenamento erano stati terribili perché non riuscivo a chiudere una sessione di allenamento normalmente, per cui il periodo che ho passato soffrendo è stato molto più esteso del solo periodo in cui non ho giocato”.

    “Vincere è stato ovviamente molto importante, ma il fatto che abbia potuto vedermi competitivo e godermi la competizione questo è stato ciò per me è stato molto commuovente, poter giocare in uno stadio gigante, di fronte a così tante persone – anche questo è qualcosa che mi è mancato, – l’intera situazione per me è stata per me molto commuovente”.  

    Infine ecco quel che il maiorchino ha avuto da dire a proposito della brutta vicenda che ha visto coinvolto il n. 1 tedesco: “Ho un buon rapporto con Sascha, mi sta simpatico, mi alleno con lui molto spesso, per cui gli auguro tutto il meglio. E lui sa di aver sbagliato, e l’ha ammesso molto presto e questo è positivo. Dobbiamo essere un esempio positivo, specialmente per i bambini che ci guardano, per cui da un lato non voglio una penalizzazione per Sascha perché mi sta simpatico, ma dall’altro, come fan di questo sport, mi piacerebbe vedere qualche provvedimento più duro per questo tipo di atteggiamento, non solo per lui ma in generale, perché in un certo modo protegge lo sport, protegge gli arbitri e chiunque ha a che fare con questo sport”.

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