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    Oggi vi parliamo del Blind Tennis, il gioco del tennis per non vedenti

    Noi tutti, vedenti e non vedenti, ci differenziamo gli uni dagli altri non per i nostri sensi, ma nell’uso che ne facciamo, nell’immaginazione e nel coraggio con cui cerchiamo la conoscenza al di là dei sensi (Helen Keller)

    Il Blind Tennis è una nuova disciplina paraolimpica riconosciuta nel 2019 dalla FISPIC. A parte qualche piccola modifica per agevolare i non vedenti e gli ipovedenti, questo sport è uguale in tutto e per tutto al tennis dei cosiddetti normodotati.

    La nascita del tennis per ciechi risale al 1984 quando Miyoshi Takei, bambino giapponese cieco dalla nascita, giocando con i suoi fratelli si è reso conto della sua disabilità. Perchè loro potevano colpire la palla con una mazza da baseball e lui no?

    Da quel momento Takei ha iniziato a cercare il modo per poter colpire la pallina. Insieme al suo Professore di educazione fisica, ha inventato una palla in gomma piuma con all’interno un sonaglio, in modo da poterne “percepire” la velocità, l’altezza e la distanza.

    Il successo è tale che in Giappone si diffonde rapidamente fino all’organizzazione del 1° Torneo di Tennis Nazionale per non vedenti.

    Le regole sono le stesse del tennis, con qualche necessaria eccezione.

    Il campo è ridotto, le righe sono tattili, la rete è un po’ più bassa di quella standard e le racchette sono leggermente più corte.

    In occasione dei Tornei internazionali, il Paese organizzatore decide il colore della pallina in base al colore del campo da gioco. Questo perchè bisogna garantire il maggior contrasto possibile tra il colore della pallina e il colore del campo.

    Prima di servire bisogna sempre esclamare: “Ready/Pronti?” e attendere la risposta “Yes/Sì” da parte dell’avversario. Quando si sta per colpire la pallina per il servizio bisogna avvisare l’avversario dicendo “Play/Gioco”.

    Il primo rimbalzo deve essere all’interno del campo o, nel caso di un servizio, all’interno dell’appropriato rettangolo di battuta. Tutti gli altri rimbalzi possono essere all’interno o all’esterno del campo.

    Se il giocatore che riceve la palla viene colpito dalla palla mentre si trova fuori dal limite del campo prima del primo rimbalzo, è un punto per il giocatore.

    Se il giocatore che riceve la palla viene colpito dalla palla mentre si trova all’interno del campo prima del primo rimbalzo, è un punto per l’avversario.

    E’ consentito giocare al volo.

    Ci sono diverse categorie di giocatori che servono a classificare il grado di handicap visivo: B1 persone completamente cieche fino a B3 ipovedenti.

    Questo sport è arrivato in Italia nel 2013 e più precisamente in Friuli Venezia Giulia grazie a Eduardo Silva, un maestro di tennis argentino che ha iniziato poi a farlo conoscere in diverse regioni attraverso corsi, lezioni, incontri e simposi.

    Oggi sono diversi i circoli che insegnano questa disciplina e uno dei più attivi è sicuramente la Virtus Tennis Bologna.

    Ne abbiamo parlato con il preparatore atletico della Virtus Tennis e tecnico Fispic Prof. Alessandro Vitti. Il Prof. Vitti ha conseguito il diploma Isef presso l’Alma Mater Studiorum e lavoro nello sport da oltre 25 anni come preparatore atletico. E’ inoltre massoterapista, professione svolta principalmente in ambito sportivo. Dal 2016 presso la Virtus Tennis si occupa di Blind Tennis e dal 2019 collabora con FISPIC in qualità di tecnico nazionale.

    Alla Virtus organizzate corsi di Blind Tennis. Avete parecchi iscritti?

    Si, alla Virtus organizziamo corsi di blind tennis principalmente per B1 (ciechi assoluti). Ultimamente si allenano con noi anche 2 ragazzi ipovedenti.

    Secondo lei, quali sono i principali vantaggi per gli ipovedenti nel praticare questa attività sportiva? Immagino che sia molto importante anche dal punto vista psicologico.

    La disciplina del Blind tennis si caratterizza dall’assoluta indipendenza degli atleti durante il gioco, ovvero non vi sono in quel momento aiuti di alcun tipo da parte di normodotati. Questo porta a sviluppare capacità di autonomie importanti che poi si riflettono positivamente nella quotidianità. L’orientamento spazio tempo è alla base del Blind tennis (come del resto del tennis) e viene perseguito attraverso una gamma di movimenti, per la ricerca della palla, molto varia che naturalmente l’atleta riporterà nel suo muoversi di tutti i giorni. Generalmente ciechi e ipovedenti gravi tendono a essere sedentari per cui il Blind tennis praticato con regolarità li aiuta anche nel mantenere una forma fisica ottimale. Inoltre offre occasioni di socialità attive e importanti.

    Avete nel vostro circolo degli atleti che si stanno allenando per le paraolimpiadi?

    In realtà il Blind tennis per il momento non è ancora sport paralimpico, ma la FISPIC ha già aderito al C.I.P. (Comitato Italiano Paralimpico ) che è il primo passo per entrare all’interno delle paraolimpiadi. La speranza è di essere presenti già a Parigi 2024 come sport dimostrativo. Per quanto riguarda i nostri atleti, alcuni possono realisticamente ambire non solo a parteciparvi, ma anche a competere per posizioni importanti (di più per scaramanzia non si può dire…) in particolare Giancarlo Berganti e Tonino Daga nei B1 maschile e Daniela Pierri nella categoria B1 femminile avendo già ottenuto risulti importanti in vari tornei internazionali.

    I suoi allievi praticano anche altri sport oltre al tennis? E se sì, quali sono gli altri sport adatti per chi ha questo tipo di disabilità?

    Quasi tutti i nostri atleti provengono dal Baseball adattato mentre altri hanno esperienze nell’atletica.

    Lei insegna Blind Tennis. Ma c’è qualcosa che invece sono i suoi allievi ad averle insegnato?

    Ho sicuramente scoperto una realtà nuova. Mi hanno insegnato come si può reagire a situazioni veramente difficili con forza, senza abbattersi, ma trovando soluzioni.

    Da sottolineare che proprio in questi giorni si sta svolgendo il primo Campionato Italiano di Blind Tennis e nella 2° tappa del circuito nazionale, svoltasi presso il CT Piceno di Ascoli, i portacolori della Virtus Bologna hanno ancora una volta dettato legge, centrando due vittorie nella categoria B1 (non vedenti).

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