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    TennisTalker MagazineNews..più forte ragazzi (o annata 2021, i momenti salienti dei tennisti italiani - parte 2)
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    ..più forte ragazzi (o annata 2021, i momenti salienti dei tennisti italiani – parte 2)

    Il primo assaggio di terra battuta Lorenzo Sonego lo ha a Cagliari. All’ATP250 in programma nel capoluogo sardo dal cinque all’undici aprile il torinese è impegnato sia nel singolo che nel doppio (in coppia con Andrea Vavassori). Il sabato, in finale contro il duo Bolelli-Molteni, arriva il primo trionfo. La domenica, battuto il serbo Leslo Djere, Sonego finisce dritto negli annali: era infatti da quindici anni che un italiano non vinceva un titolo del tour ATP in patria – dall’ottobre 2006, per la precisione, data del successo di Filippo Volandri a Palermo. Anche il doppio titolo nella stessa settimana è cosa non da poco, l’ultimo a riuscirci era stato Feliciano Lopez nel 2019. Insomma, dalla Sardegna Sonego se ne va a mani piene, lasciandosi alle spalle un’incredibile apertura di stagione sulla terra battuta.

    Gli altri due tornei del mese d’aprile di cui ci occuperemo sono l’ATP250 di Belgrado e l’ATP500 di Barcellona. In Serbia occorre rilevare la bella prestazione di Gianluca Mager – partito dalle qualificazioni, il ligure scala il tabellone principale fino ai quarti, quando è fermato da Aslan Karatsev – anche se la parte del mattatore a questo giro l’interpreta Matteo Berrettini. È lui a salire sul gradino più alto del podio, proprio dopo aver avuto la meglio sul Karatsev in un emozionante testa a testa nel set decisivo (6-1, 3-6, 7-6).

    Non avrà modo di giocarsi la coppa Jannik Sinner, la cui avventura nel capoluogo catalano termina in semifinale contro Tsitsipas. Fin lì Sinner non aveva avuto bisogno di alcun terzo set per liberarsi dei suoi avversari, due dei quali si dà il caso fossero Bautista Agut e Andrey Rublev.

    Torniamo, per questo inizio di maggio, a Berrettini. La ragione è il Master 1000 di Madrid, evento prestigioso a cui l’italiano arriva forte della bella prestazione nei Balcani. Dopo il bye al primo turno il romano se la vede con Fognini, derby cui fanno seguito due incontri contro sudamericani – dapprima l’argentino Federico Delbonis, poi, ai quarti, Cristian Garin. Nella sfida col cileno Berrettini si trova a rincorrere – è la prima volta che gli accade nel torneo. Surclassato 5-7, Matteo lotta e nei due set successivi manda tavolo e Garin a gambe all’aria, imponendo uno schiacciante 6-3, 6-0. Scavallata anche la semifinale contro l’ostico Casper Ruud, approda in finale, dove dovrà vedersela con uno dei più accreditati pigliatutto dei prossimi anni: il tedesco Sasha Zverev. Al Manolo Santana la volata per il primo set è da cardiopalma, con Berrettini che al tie-break la spunta per il rotto della cuffia (10-8). Superato l’ostacolo il nostro è però sopraffatto 4-6, 3-6.

    Al tramonto amaro sulla capitale spagnola segue l’alba del Master 1000 in quel di Roma. Grande protagonista nella capitale si rivelerà Lorenzo Sonego, capace di farsi largo in una foresta fitta di rivali di primo livello nemmeno si trovasse nella giungla sudamericana e al posto della racchetta impugnasse un machete. Mofils – Mager – Thiem – Rublev. Un lavoretto più da cacciatori di taglie che da tennisti. Poi in semifinale arriva Djokovic, l’equivalente tennistico del più granitico dei frangiflutti, e la cosa – come in molti casi quando c’è in campo il serbo – per gli altri finisce lì.

    Spostiamoci a Lione, palcoscenico su cui pochi avrebbero scommesso che Musetti sarebbe rimasto granché visto l’avversario al primo turno: la promessa canadese Auger-Aliassime, già allora tra i migliori venti al mondo. E invece l’imbucato rimane e il talento affermato leva le tende, il tutto in due ore e quarantasette minuti gioco, conditi da un tie-break foriero di terremoto al primo (7-6) [7-3], una ripresa delle briglie al secondo 3-6, e la definitiva spallata al terzo 7-5. Eliminato Aliassime, Lorenzo si disfa anche dell’americano Sebastian Korda  e dello sloveno Aljaz Bedene, garantendosi così un posto in semifinale. Lì, dove si respira ancora aria di medaglie di legno, il carrarese incontra nuovamente Tsitsipas – proprio come ad Acapulco c’è il greco a sbarrargli la porta d’accesso alla finale. In Messico la sconfitta era stata più netta, nel senso che dopo due set era tutto finito. Qui va diversamente, non in termini di risultato finale – il classe ’02 ne esce ancora battuto – ma come resistenza messa in piedi – il nostro si porta a casa il primo set (6-4), prima di barcollare nel secondo (3-6) e finire a terra con un gran tonfo nel terzo (0-6).

    Un altro italiano affronterà di lì a poco sia Bedene sia Korda: parlo di Marco Cecchinato, all’opera per l’occasione all’ATP250 di Parma (24-29 maggio 2021). In terra emiliana gli riesce di spingersi fino alla finale, il titolo sarà però proprio il giovane americano ad aggiudicarselo. Il KO recita 2-6, 4-6.

    Eccoci al culmine della stagione su terra battuta: il Roland Garros. Sinner per poco non finisce fuori al primo turno – il francese Herbert era ben piazzato sul 2-1 quando l’altoatesino si è deciso a rovinargli la festa. Battaglia all’ultimo set anche tra Cecchinato e Musetti ai trentaduesimi, con quest’ultimo capace alla fine di prevalere. Sia Jannik sia Lorenzo si fermeranno ai sedicesimi, l’uno contro l’indiscusso padrone di casa, Nadal, l’altro contro l’imminente vincitore del torneo, Djokovic. Tuttavia, il temporaneo 2-0 collezionato ai danni del n. 1 al mondo, alimentato da un tennis a tratti pregiato, vale a Musetti uno scroscio di applausi quando, stremato, abbandonerà il campo al quinto set, ormai travolto dalla rimonta del nativo di Belgrado.    

    A cadere sotto i colpi del serbo solo un turno dopo sarà un altro italiano, Matteo Berrettini. Incassata la sconfitta, il tennista romano non tarda a rialzarsi. Lo fa già al Queen’s Club, torneo apripista per Wimbledon nonché sua tappa seguente agli Open di Francia. Sull’erba inglese, superato il connazionale Stefano Travaglia, Matteo mette in fila uno dopo l’altro tutti i cavalieri della tavola rotonda: Murray, Evans, De Minaur e Norrie. Un trionfo del genere vale un ingresso in pompa magna nella Mecca del tennis: Wimbledon.

    Anche Camila Giorgi, al WTA500 di Eastbourne, inscena un bel preludio ai Championships. Pliskova e Sabalenka lastricano la strada che l’italiana è brava a aprirsi fino alla semifinale. Lì, scesa in campo contro l’estone Anett Kontaveit con una vistosa fasciatura alla gamba sinistra, Camila si ritira dopo aver consultato il fisioterapista verso la fine del primo set. Se poi la permanenza a Wimbledon dell’altalenante Giorgi sarà piuttosto breve, a Londra abbonderanno le occasioni per veder giocare Berrettini.

    Al tempio del tennis Matteo sale deciso una gradinata dopo l’altra. Non lo ferma Guido Pella, né Van De Zandschulp o Bedene – contro di loro sempre almeno venti aces a partita. Devono farsi da parte Ivashka e, ai quarti, Auger-Aliassime. La vittoria nella semifinale contro il polacco Hurkacz fa già storia: mai un italiano nel singolo aveva raggiunto la finale a Wimbledon. L’euforia impazza e la notizia rimbalza da un giornale all’altro: un intero Paese ha gli occhi puntati sul Centre Court. In finale purtroppo Matteo deve arrendersi allo strapotere di Djokovic, che dopo aver perso il primo set al tie-break corregge il tiro e al quarto è già tutto finito. È un uomo in missione, quello. Una macchina lanciata. Resta l’impresa, resta l’aver superato un limite che nessuno in Italia aveva oltrepassato prima di lui. Insomma, la pista è tracciata per chi volesse seguirla.

    Giugno è un buon mese anche per Jasmine Paolini. In Croazia, al Bol Open (un WTA125), la 25enne di Castelnuovo di Garfagnana batte in finale l’olandese Arantxa Rus, n. 2 del tabellone. Dopo un’ora e tre quarti di gioco (6-2, 7-6[4]) l’italiana sorridente solleva la coppa. L’altra soddisfazione di quest’annata Jasmine se la toglierà più avanti a Portoroz (WTA250), in Slovenia, dove sul cemento batterà in finale l’americana Alison Riske. Da n. 95 a gennaio, Paolini chiuderà in cinquantatreesima posizione.

    Nel continente americano la gioia più bella la raccoglie Camila Giorgi. In Canada, a Montreal, Camila scrive una pagina significativa del tennis femminile italiano. Sul cemento del WTA1000 le avversarie cadono come birilli. L’unica in grado di strapparle un set è Jessica Pegula in semifinale. L’ultimo ostacolo, la Pliskova, battuta poco prima alle Olimpiadi, si arrende anche stavolta (6-3, 7-5): è il titolo più importante della sua carriera.

    Più a Sud, negli USA, all’ATP500 di Washington Sinner infrange i sogni di gloria a kilometro zero di non uno bensì quattro americani, tra cui anche la promessa più fulgida del tennis a stelle e strisce: Jason Brooksby. Che dire, la seconda metà di stagione reca il marchio indelebile dell’altoatesino. A incoronarlo nuovamente campione saranno due città europee: Sofia e Anversa. Nella capitale bulgara Monfils – che ai quarti aveva spazzato via Mager 6-2,6-2, – viene piegato in finale 6-3, 6-4, il tutto senza mai perdere il polso della partita. In Belgio Sinner si supera: un osso duro come Diego Schwartzman è asfaltato 6-2, 6-2 in una prestazione a dir poco dominante. L’obiettivo dichiarato sono le ATP Finals, ma la corsa di fine anno agli ultimi due posti è frenetica e affollata. Peccato, da questo punto di vista, per la sconfitta in semifinale a Vienna contro Tiafoe (arrivata giusto dopo che Jannik si era liberato di Ruud, un diretto rivale nel fotofinish). Ad ogni modo, a tagliarlo definitivamente fuori sarà l’uscita contro Alcaraz al Master 1000 di Parigi, in un’epica battaglia tra i due giovani prospetti più forti del tennis mondiale.

    Primo nella lista d’attesa, alla fine Sinner avrà modo di calcare il prestigioso palcoscenico delle Finals a causa del riproporsi del problema agli addominali per Berrettini. Subentrato al connazionale, Jannik impartisce una sonora lezione al polacco Hurkacz (6-2, 6-2), in una partita che fa guardare di traverso le gerarchie cristallizzatesi appena prima dell’inizio dell’evento.

    L’acuto però è quello spettacolo di match contro Medvedev. Annichilito nel primo set Sinner si rifà sotto sospinto dal calore del pubblico che esplode a ogni punto dell’altoatesino. La battaglia è così serrata da richiedere un tie-break sia al secondo che al terzo set, frangente in cui Sinner avrà sul piatto addirittura due match points. 

    In chiusura, è stata un’annata speciale, piena di momenti memorabili. Il 2022 è alle porte, e non vediamo l’ora di tornare a vedere tennisti e tenniste italiani lottare di nuovo sui campi di tutto il mondo.

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