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    TennisTalker MagazineTennis TTIntervisteClaudio Pistolesi: da ex numero 71 al mondo a famoso coach negli Stati Uniti
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    Claudio Pistolesi: da ex numero 71 al mondo a famoso coach negli Stati Uniti

    Quando la professionalità incontra il tennis

    Nella prima vera giornata d’autunno, dopo il caldo anomalo dei giorni scorsi, abbiamo incontrato Claudio Pistolesi, ex tennista professionista ed ora stimato coach.

    Campione del mondo junior nel 1985, già nel 1987 Claudio raggiunge la posizione n.71 della classifica ATP, suo best ranking.

    Ha battuto giocatori esperti come Mats Wilander, Kent Carlsson, Guillermo Vilas, Thomas Muster, Lluis Bruguera e Marc Rosset solo per citarne alcuni.

    Ha fatto parte della nazionale di Coppa Davis dal 1986 al 1991 disputando 4 singolari, due vinti e due persi.

    Dal 1996, Claudio ha deciso di dedicarsi al coaching e sono tantissimi i giocatori che da allora si sono affidati alla sua guida: Monica Seles Anna Smashnova, Simone Bolelli, Davide Sanguinetti, Robin Söderling, Marius Copil, Daniela Hantuchova…

    Pistolesi oggi vive in Florida dove dal 2018 è direttore della JTCC (Junior Tennis Champions Center) la cui sede principale, College Park, si trova a Washington e che è nota per aver cresciuto giovani talenti come Francis Tiafoe e Denis Kudla.

    La JTCC è in partnership con la Bolles School, il liceo di Jacksonville che permette ai giovani tennisti di coniugare sport e studio.

    La struttura è aperta anche ai ragazzi di tutte le parti del mondo che, sotto l’ala vigile di coach Claudio, vogliono fare una breve esperienza estiva. A Jacksonville, in Florida, i ragazzi possono vivere due o tre settimane di tennis intensivo con coach di altissimo livello, “annusare” la vita americana e, come ama dire Pistolesi, uscire dalla comfort zone della famiglia.

    Durante l’incontro abbiamo approfittato della sua esperienza tennistica per parlare un po’ del tennis in Italia e oltreoceano

    Per la prima volta abbiamo due italiani che si sono qualificati alle Next Gen. Cosa pensi di questi giocatori?

    Parlo prima di Passaro perché sono stato molto legato allo Junior Tennis Perugia dove gioca Francesco. Non lo conosco personalmente, ma conosco bene tutto lo staff del circolo che mi ha aiutato molto quando ero Junior. All’epoca insegnava il mentore di tutti noi, Alberto Castellani, un faro assoluto del tennis mondiale, come coach e come formatore di coach. Mi fa piacere che un ragazzo che proviene da quella scuola sia oggi diventato un Next Gen, oltretutto in un tempo relativamente breve.

    Musetti ad Amburgo, in finale contro Alcaraz, ha fatto delle cose da fantascienza. Raramente ho visto dei match giocati con tale genialità, con così tante soluzioni tecniche, con coraggio. Tutto quello che di bello si può pensare di vedere in un match di tennis, Musetti l’ha messo in campo ad Amburgo.

    Penso che la vittoria delle Next Gen sia una questione fra Rune e Musetti. Rune è un’atleta clamoroso, so che non sta simpatico a molti però è un giocatore di gran livello.

    Cosa ne pensi della formula delle Next Gen?

    Sono stato per 8 anni nel Player Council dell’ATP. Ho avuto l’onore di avere come presidente Federer, poi Djokovic, vicepresidente era Nadal. Si può dire che ero in ottima compagnia! Ho visto proprio lì nascere l’idea delle Next Gen. L’idea dei set a 4 giochi era stata pensata per creare più punti decisivi. Quando c’è l’epilogo di un game, di un set o del match tutto diventa più interessante perchè c’è maggiore suspense. Andrea Gaudenzi, mio amico da una vita e ora Presidente dell’ATP, ha sempre detto che non si può ignorare il cambio dei tempi e che la categoria più importante da seguire è il grande pubblico. Si tratta di entertainment, di show business e non si possono più ignorare.

    Com’è cambiata la tua vita in America?

    Mi trovo molto bene, anche se devo dire che sul cibo noi italiani quando andiamo all’estero ci rimettiamo sempre! Parlando dei ragazzi e dello sport, non necessariamente tennis, mi piace molto che qui ci sia la possibilità di non dover scegliere. Finito il liceo, spesso in Italia i ragazzi non riescono a coniugare sport e università, invece in America questo è possibile. Le borse di studio sono un valido aiuto. E non molti sanno che le donne sono avvantaggiate sotto questo aspetto. In America la legge prevede che ad ogni borsa di studio assegnata ad un ragazzo, ne corrisponda una per una ragazza. Ma lo sport più praticato è il football americano, che è giocato solo dai maschi. Quindi per fare un esempio, se ci sono 200 borse di studio a disposizione da suddividere fra gli studenti/atleti di tutti gli sport, 100 per gli uomini e 100 per le donne, già una quarantina vanno ai giocatori di football e per tutti gli altri sport ne rimangono poco più della metà. Per le donne è diverso perché quelle 100 borse di studio saranno suddivise più equilibratamente fra i vari sport.

    Da poco ho scoperto che esiste l’UTR, un circuito tennistico nato proprio in America e che a settembre ha organizzato il suo primo torneo in Italia. E’ davvero così conosciuto oltreoceano?

    In America c’è molto fermento per il circuito UTR che è l’acronimo di Universal Tennis Rating. Da notare “rating” e non “ranking” perché si basa sul risultato ottenuto contro chi batti, cioè sul rating del tuo avversario. L’algoritmo della classifica è nato ad Harvard poi ci sono state varie modifiche, ma stanno iniziando ad usarlo in tutto il mondo. Se per esempio vai in Australia e dici che hai una classifica 2.7, non sanno cosa significhi. Se invece dici che sei UTR 11 è più facile che capiscano. “Universal” proprio perché il tennis è universale e bisognerebbe avere la stessa classifica valida in tutti i paesi. Da 2 anni in JTCC facciamo solo tornei UTR, sono più facili da organizzare perché c’è meno burocrazia.

    Sono molto orgoglioso che il primo torneo UTR giocato in Italia sia stato organizzato nel circolo Professione Tennis di Calenzano dove giocava Alessio Carmagnini. Alessio era, dico era perché è mancato tre anni fa, un ragazzo di 21 anni allievo del circolo. Lo conoscevo bene perché era venuto anche in America da me e già allora andavamo insieme alle riunioni dell’UTR perché volevo che conoscesse questa nuova realtà. Purtroppo ora lui non c’è più, ma ho trovato molto bello che il torneo si sia giocato su quegli stessi campi che lui tanto amava.

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