Intervista a Filippo Volandri
In vista della 30esima edizione degli Internazionali di tennis di San Marino (in programma dal 30 luglio al 5 agosto), prosegue la serie di interviste – realizzate dall’ufficio stampa del San Marino Open – ai giocatori italiani che si sono aggiudicati il torneo: dopo Paolo Canè, vincitore della prima edizione nel 1988 a Serravalle, Potito Starace, l’unico ad aver scritto tre volte il proprio nome nell’albo d’oro (oltre a due finali), e Andreas Seppi, campione nel 2009 sul Titano, è la volta di Filippo Volandri: l’attuale capitano azzurro di Coppa Davis ha vinto il titolo nel 2008, oltre alle finali nel 2010 e 2013.
In un albo d’oro pieno di specialisti della terra battuta non poteva mancare il nome di Filippo Volandri.
Il livornese, nato il 5 settembre 1981, ha infatti firmato l’edizione 2008 degli Internazionali di tennis di San Marino, senza peraltro essere inserito nel novero dei favoriti, mettendo in fila uno dopo l’altro Stefano Galvani, gli spagnoli Oscar Hernandez e Albert Montanes, in semifinale il serbo Viktor Troicki e poi Potito Starace (n.1 del seeding) nella finale derby chiusa con il punteggio di 57 64 63.
“San Marino è sempre stata una seconda casa per noi tennisti italiani – sottolinea l’attuale capitano azzurro di Coppa Davis – e quindi il suo torneo rappresentava una tappa importante, specie nel momento di calendario in cui dopo la stagione su erba si tornava a giocare sulla terra prima di affrontare la trasferta americana sul cemento.
Essendo la terra battuta la mia superficie preferita potete capire quanto contasse per il sottoscritto fare bene sul Titano. Ed è stato qualcosa di speciale riuscire ad aggiudicarmi il titolo nel 2008, fra l’altro battendo avversari di spessore come Montanes, Troicki e Potito Starace, una sorta di fratello per me. Inoltre quel successo è arrivato in un momento particolare della mia carriera e non potrò dimenticarlo.
Stavo soffrendo per un problema al ginocchio e si paventava un intervento per un trapianto di cartilagine, con un medico ci eravamo dati due mesi di tempo per verificare le mie condizioni. Ebbene ho vinto sul Titano e la settimana seguente un altro challenger a Cordenons, scongiurando così l’ipotesi dell’operazione e riuscendo a gestire quella problematica con una diversa postura, trattamenti e tape particolari”.
Volandri, che ha messo in bacheca due trofei del circuito Atp (nel 2004 a St Poelten e nel 2006 a Palermo) oltre a 7 finali, tutte sul “rosso” (2003 Umag, 2004 Umag e Palermo, 2005 Palermo, 2006 Buenos Aires e Bucarest e 2012 San Paolo), nell’antica Repubblica è anche arrivato due volte all’ultimo atto.
“Nel 2010 persi la finale con l’olandese Robin Haase, in un periodo in cui lui vinceva tanto a questi livelli. Ero arrivato a quella sfida un po’ svuotato di energie dopo le battaglie per piegare al 3° set il belga Christophe Rochus, lo sloveno Janez Semrajc, lo spagnolo Pere Riba e Flavio Cipolla in semifinale. Poi nel 2013 ho ceduto ne match clou a Marco Cecchinato dopo aver battuto Gian Luigi Quinzi, Federico Gaio, il francese Guillaume Rufin e lo spagnolo Daniel Gimeno-Traver, prima testa di serie di quell’edizione. Sinceramente non posso dire di avere rimpianti, anche perché gli acciacchi legati all’età cominciavano a sentirsi…
Ricordo che l’anno prima avevo raggiunto le semifinali, eliminando il russo Kuznetsov, l’argentino Alund e il francese Robert, prima di essere stoppato dallo slovacco Martin Klizan, poi vincitore del titolo”.
In effetti con ben undici partecipazioni(la prima datata 2001 e l’ultima nel 2014, con stop al 2° turno per mano del rumeno Adrian Ungur, campione a sorpresa di quell’edizione) ‘Filo’ può essere definito uno dei “fedelissimi” del Titano.
“Era un appuntamento a cui non potevo mancare, nel pieno dell’estate, anche per il feeling personale con il presidente della federazione Christian Forcellini e per il fatto di avere un legame forte con Rimini, dove ho tanti cari amici, a cominciare da Nicola Lombardini. Il torneo è sempre stato organizzato in maniera impeccabile, con servizi all’altezza di un Atp Tour, l’unica difficoltà come condizioni di gioco era doversi abituare all’altura. Per noi italiani ha sempre rappresentato una tappa clou della stagione, anche considerando l’atmosfera, con tantissimi appassionati di casa nostra sempre presenti sulle tribune”.
In effetti, anche una volta appesa la racchetta al chiodo ed essere passato al ruolo di tecnico, Volandri si è spesso visto al Centro Tennis Cassa di Risparmio di Montecchio, per vedere all’opera dal vivo i giovani azzurri, come ad esempio dodici mesi fa con Matteo Arnaldi.
“Compatibilmente con i miei impegni, sia di lavoro che familiari, cerco sempre di venire almeno qualche giorno al torneo, proprio con l’intenzione di visionare anche i giovani che seguiamo come federazione. Spero possa essere così anche quest’anno”, conferma il livornese, reduce da due intense settimane a Wimbledon dove ha seguito da vicino gli azzurri in odore di convocazione per la fase a gironi di Coppa Davis, in programma a metà settembre a Bologna.
“Lo Slam su erba ha confermato il momento di salute del nostro tennis maschile. Sinner ha raggiunto la sua prima semifinale in un Major, Musetti ha dimostrato di aver preso confidenza con questa superficie, così come è stato assai importante il ritorno di Matteo Berrettini, che dopo essersi aggiudicato il derby con Lorenzo Sonego è giunto agli ottavi, disputando un buon match anche con lo scatenato Carlos Alcaraz.
Insomma, devo dire che ancora una volta mi trovo ad avere l’imbarazzo della scelta, e questo vale pure per il doppio ora che è rientrato nel tour anche Fabio Fognini.
Proprio il doppio, in un format del genere, è diventato un punto determinante, aspetto da tenere in considerazione nelle convocazioni. E’ chiaro che saranno fondamentali in chiave Davis le indicazioni che emergeranno dallo swing americano sul cemento, con i Masters 1000 di Toronto e Cincinnati e poi gli US Open, un mezzo e mezzo davvero intenso da qui a inizio settembre.
E poi per tutti gli appassionati appuntamento a Bologna – conclude Volandri – dove avremo bisogno del loro caloroso sostegno, come già lo scorso anno, per provare a raggiungere la fase finale”.