Ne parliamo in un’intervista senza filtri, con un coach italiano che da anni vive in America e li conosce tutti da vicino
Si sta per concludere il primo torneo Slam della stagione e domenica sapremo chi fra Tsitsipas e Djokovic alzerà il prestigioso trofeo.
Oggi però vogliamo parlare dei giocatori americani perché, guardando il tabellone, la bandiera a stelle e strisce è stata quella più presente.
Abbiamo messo a confronto il tabellone degli Australian Open 2021 e 2022 con quello di quest’anno e ne è risultato che:
2001 numero di giocatori USA | 2002 numero di giocatori USA | 2003 numero di giocatori USA | |
1° turno | 9 | 14 | 16 |
2° turno | 6 | 9 | 13 |
Sedicesimi di finale | 2 | 4 | 8 |
Ottavi di finale | 1 | 2 | 4 |
Quarti di finale | 0 | 0 | 3 |
Semifinale | 0 | 0 | 1 |
Prima di Paul, l’ultimo semifinalista americano era stato Andy Roddick nel 2009!
Infatti, dopo i grandissimi del passato più recente come Sampras, Agassi, Courier e Roddick, il tennis americano ha vissuto un periodo di relativa “tranquillità” dove sono mancati i grandi nomi e le grandi vittorie.
Ma la situazione nell’ultimo periodo è decisamente cambiata.
Accanto ai già affermati giocatori come Fritz, Tiafoe e i più veterani Isner e Opelka ci sono tantissimi nomi di giovani e giovanissimi che si stanno prendendo sempre di più la scena.
Stiamo parlando di Korda, Cressy, Paul, Kudla, Brooksby, Mmoh, Wolf, Shelton… dimentichiamo qualcuno?
Ma a cosa è dovuta quest’ondata di tennisti americani?
Proviamo a capirne qualcosa di più con il coach Claudio Pistolesi che da anni vive e insegna in Florida.
Claudio, cos’è cambiato secondo te negli ultimi anni?
Negli ultimi anni negli Stati Uniti si è capito che quando un tennista junior si mette in luce, va lasciato maturare con il team dove trova la migliore empatia. Ad esempio Frances Tiafoe è tornato a fare base alla JTCC, il centro tennis per cui lavoro io, e ha fatto un enorme salto di qualità. Si trova bene con Wayne Ferreira ed è stato importante per lui poter decidere senza forzature chi avere al suo fianco.
Shelton è cresciuto nel College della University of Florida dove suo padre è il Coach della squadra. Una situazione direi unica, ma che è stata gestita molto bene dalla USTA (United State Tennis Association). E potrei andare avanti parecchio.
In sintesi sono stati drasticamente corretti degli errori commessi nel recente passato dove la USTA spingeva per allenare i migliori solo nel centro tecnico di Orlando, forzando le loro decisioni.
Un’incredibile somiglianza con la storia italiana.
Gli stessi errori di forzatura per andare ad allenarsi a Tirrenia (che io ho vissuto in prima persona e denunciato quando allenavo Bolelli) e, pur avendo spiegato con precisione alla FIT (adesso FITP) gli errori che stavano commettendo, si sono persi dieci anni prima di capire quello che poi avrebbero capito gli americani: non bisogna forzare i giovani sulla formazione del loro team. Anzi, bisogna agevolare e supportare le singole situazioni (completamente diverse una dall‘altra) come è stato per esempio nel caso di Berrettini e Sinner.
Una vera inversione ad U che, meglio tardi che mai, è stata fatta dalla FITP con grave ritardo. Io però glielo avevo spiegato dieci anni prima…
La USTA, forse anche ispirata dai successi italiani, è stata più veloce nel correggere i propri errori.
Se tu avessi la possibilità di allenare uno di questi giovani giocatori americani, chi sceglieresti e perché
Probabilmente sceglierei di allenare Opelka . Ha una cultura sportiva e personale altissima, conosco la famiglia e se non subentrano infortuni vari può battere chiunque.
Ci dai un aggettivo e una breve descrizione di ciascun giocatore?
Fritz: potente e furbo
Tiafoe: devastante fisicamente ed empatico
Paul: capace di una maturazione personale che si è subito riflessa sui risultati
Brooksby: introverso, ma con la forza enorme dell’autodidatta
Korda: una famiglia predestinata ad essere tutti dei grandi Campioni
Shelton: un possibile leader assoluto nel tennis e nel sociale. Un esempio eccellente di come un Campione possa essere un bravo studente
Nakashima: un fisico superiore e passione totale per il tennis
Cressy: che sia benedetto perché sta facendo vedere al mondo come un giocatore “serve and volley“ puro, con la giusta cultura e cura nel gioco di rete, possa anche oggi primeggiare nel tennis
JJ Wolf: se fosse di Roma sarebbe sicuramente soprannominato “er trucido“ per come si presenta, ma ha accelerazioni impressionanti ed è ormai l’ennesimo esempio di giocatore che è maturato al College
Secondo te è un’ondata passeggera o è destinata a rafforzarsi?
Gli Stati Uniti vinceranno tantissimo nei major nei prossimi dieci anni e vedremo molti derby
Alla fine della partita tra Paul e Shelton, John McEnroe ha sottolineato come sia stato importante per Shelton fino ad oggi non vivere di solo tennis. Ha studiato all’università, ha giocato tornei solo in America senza mai girare il mondo in lungo e in largo e al suo primo Australian Open è arrivato fino ai quarti di finale. Sei d’accordo con questa sua teoria?
Sono completamente d’accordo con Mc Enroe e per concludere aggiungo che non esiste e non è mai esistito alcun “sistema“, né italiano né americano. E’ importante capire che – al netto delle dichiarazioni politiche dove fa comodo parlare di “sistema” – bisogna saggiamente supportare i giocatori a creare un Team con i loro coach con i quali si sono costruiti (grazie ad anni di lavoro insieme) un’enorme empatia ed affetto. Vedi Berrettini-Santopadre, Musetti-Tartarini, Sonego- Arpino.
Questo vale sia per gli italiani che per gli americani e infatti entrambi i Paesi sono oggi leader nel tennis maschile mondiale!