Questo è stato l’anno della svolta per Taylor Fritz che si è laureto campione a Indian Wells, Eastbourne e Tokyo, è entrato in top 10 per la prima volta e si sta giocando la qualificazione alle Finals a Torino; successi a cui va aggiunta la gran prestazione a Wimbledon, in cui è uscito ai quarti contro Rafa al super tie-break.
Non tutto è filato liscio: resta come smacco più pesante quell’uscita al primo turno dello US Open contro il connazionale Brandon Holt. Ma nel complesso è stata un’annata decisamente positiva per il classe ’97 dalla California.
Il suo coach, Micheal Russell, ha parlato di lui, della sua annata in corso e degli obiettivi futuri.
“Sono state delle montagne russe, ha avuto una grande stagione”.
“Indian Wells è servito da stimolo per tutto l’anno. Vincere quello che basicamente è ‘il quinto Slam’ a casa sua ha cementato la sua fiducia e la sua convinzione di essere uno dei migliori giocatori al mondo. Non più solo parlarne o sognarlo, ma diventarlo davvero”.
“È più in forma fisicamente, cosa che ha un gran ruolo nel suo stile di gioco, ed è più aggressivo. Sta servendo forte e cercando molto il dritto, e anche in risposta va più all’attacco”.
Quanto agli obiettivi futuri, nel mirino c’è il primo titolo Slam: “In tanti l’hanno notato, hanno sentito che adesso è un buon momento in cui iniziano davvero ad avere delle possibilità di vincere degli Slam. Quindi sicuro, Taylor è tra loro, e lo sa, e deve avere fiducia di poter vincere uno Slam e poi lavorare duramente per riuscirci”.
Interessante il punto di vista sull’apprendimento, improntato all’imparare ma al tempo stesso al lasciar scorrere: “Bisogna avere una memoria a breve termine. Dalle partite si impara, non ci si rimugina sopra. A Wimbledon era andato così vicino a battere Rafa, era messo bene, ma in seguito si è comportato in maniera pratica, è tornato sul campo di allenamento e ha continuato a lavorare sulle cose che deve migliorare e continuerà a farlo”.
A proposito di inciampi, l’argomento successivo toccato da Russel è stata la prematura uscita allo US Open: “Poi lo US Open. Ritengo si sia messo addosso troppa pressione di eccellere nello Slam di casa da n. 1 americano e ha giocato contro qualcuno con cui è cresciuto, qualcuno di famigliare. Credo che psicologicamente non fosse del tutto pronto per quella sfida”.
“Penso sia stata della buona esperienza per tutto il team. E in più deve imparare a gestire quelle situazioni un po’ meglio, cosa che la prossima volta farà, e questo fa parte dello sport e della vita, ci sono delle sfide e alle volte non sempre ti va bene. Ma sono esperienze che permettono di imparare e rendono più forti per il futuro, così che la volta successiva si sa come esattamente come approcciare la cosa mentalmente e fisicamente”.