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    TennisTalker MagazineCuriositàLa dismorfofobia, questa malattia sconosciuta eppure così diffusa
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    La dismorfofobia, questa malattia sconosciuta eppure così diffusa

    Nella dismorfofobia, la preoccupazione legata alla percezione di uno o più difetti fisici inesistenti o lievi determina un grave disagio e/o una compromissione delle attività quotidiane.

    Ma, che cos’è esattamente questa patologia?

    Escludendo i termini tecnici e scientifici, che lasciamo a chi di competenza, di cosa si tratta nel quotidiano e quanto affligge e fa soffrire chi ne è affetto?

    Lo specchio è il nostro più grande alleato, o il più grande nemico. Ricordate la favola della bella addormentata nel bosco?

    Ecco, alcune persone sono proprio così. Addormentate. Vedono riflessa nello specchio un’immagine che non è reale, che è molto distante da ciò di cui realmente si tratta.

    Lo specchio, impersonificandosi nel nostro Super Io giudicante, quello che Freud chiamava: il nostro personale giudizio, per dirla in termini semplicistici, a volte mente.

    Esatto. Ci da una versione distorta di ciò che è la realtà. Immagino ci siano tante persone, tanti tennisti, che vorrebbero un corpo perfetto, un corpo statuario, passando ore e ore in palestra tentando di tonificarsi.

    Ma, la verità è questa: che la mente.. mente.

    La mente gioca con noi, ci pone davanti dei piccoli tranelli, degli scherzetti, delle frasi percepite come vocine nell’orecchio che nulla hanno a che vedere con disordini psicotici e allucinazioni.

    Sono le voci della nostra coscienza, che ci dicono che non siamo mai abbastanza, che ciò che vediamo è reale, ma non è così.

    Abbiate cura della vostra mente, dei vostri pensieri, delle vostre idee, perchè è accettandosi, rispettandosi e avendo cura di sé stessi in primis che si può raggiungere un livello più alto di coscienza: l’accettazione di sé e dell’altro nelle sue più grandi sfaccettature.

    Un difetto fisico non è altro che una caratteristica che ci rende unici e diversi da chiunque altro, e il nostro corpo porta i segni delle fatiche che abbiamo dovuto affrontare.

    Ricordatevi che per vedere, non basta guardare, e per ascoltare, non basta sentire.

    A presto,

    Giulia Guidetti

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