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    “Nessuno vuole morire, ma è la nostra terra”, Alexander Dolgopolov parla della sua decisione di combattere per l’Ucraina

    In un’intervista esclusiva a Eurosport Francia l’ex stella del tennis ucraino Alexander Dolgopolov ha parlato della sua decisione di arruolarsi volontario per difendere il suo paese dall’invasione russa. Verso la fine dell’intervista Dolgopolov tocca anche il tema del sostegno da parte dell’occidente, rimproverando alle organizzazioni tennistiche di non schierarsi in maniera abbastanza decisa, come invece fatto da altri enti sportivi.

    “È stata una mia decisione e nessuno può fermarmi quando si tratta delle mie decisioni. Mio padre era triste. È stata dura separarsi. Era molto preoccupato e ovviamente nessuno voleva che venissi qui”.

    “Ma questa è la realtà. La guerra. Cosa possiamo farci? Sono sicuro che nessuno dei nostri ragazzi vuole morire o essere in questa guerra, ma è la nostra terra”.

    Dolgopolov ha parlato del “panico” provato nei primi giorni dell’invasione russa, della volontà di mettere in salvo la sua famiglia portandola in Turchia, e di come in seguito si sia comunque sentito in dovere di tornare a dare una mano.

    “Avevo preferito rimanere fuori dal paese. E se qualcosa fosse successo avrei potuto aiutare coi social media siccome ho accesso a informazioni provenienti dall’interno del paese e molti followers in giro per il mondo a cui mostrare la verità”.

    “Nei primi giorni ho pensato di poter essere più utile fuori dal paese perché è ovvio, non sono nell’esercito, non sarò il primo ad andare a combattere. Poi dopo qualche giorno, quando le cose si sono stabilizzate, la battaglia è diventata più comprensibile, si è capito dove ce la stavamo cavando bene e dove no. E a quel punto ho cominciato a pianificare il mio ritorno”. 

    “Non avevo idea di come tenere in mano un’arma, per cui ho trovato un poligono di tiro e per mia fortuna là c’era un ex militare che mi ha insegnato per cinque, sei, sette giorni. Per cui adesso mi sento a mio agio con le armi. Posso sparare, non perfettamente ma sicuro posso colpire una persona se la vedo, e ho più fiducia. A quel punto ho organizzato il ritorno”. 

    Dolgopolov è sicuro che la sua notorietà e quella di altre celebrità dentro e fuori dal mondo dello sport siano importanti per accrescere la consapevolezza intorno alle vicende della guerra, e per richiamare altri perché si uniscano alla difesa del paese.

    “I soldati stanno combattendo ma hanno bisogno di sapere per cosa combattono. Se tutti lasciano il paese, lasciano le proprie case e ci si ritrova con una città vuota con solo soldati, dove la troveranno la motivazione per combattere fino alla fine?”

    “Penso sia importante che le persone famose mostrino che gli ucraini stanno sostenendo l’esercito. Anche se non combattono possono mettere insieme dei soldi, possono parlare ai media, possono portare cibo, medicinali e altra roba. Qualunque cosa chiunque è in grado di fare è utile”.

    “Penso che essere qui davvero mandi un messaggio e vedo che molti ragazzi dello sport o cantanti e (in generale) persone famose in diversi campi qui nel nostro paese sono rimaste o stanno tornando a dare una mano”.

    “I tennisti, si nota che i loro discorsi sono molto, molto cauti. Non dicono ‘condanniamo la guerra del nostro esercito, del nostro governo’ dicono solo ‘siamo contro la guerra’. Per me questo non è abbastanza quando stanno accadendo cose del genere. Per me il tennis è troppo accomodante e neutrale. Abbiamo visto cos’hanno fatto nel calcio. Hanno bandito tutte le loro squadre. Non giocano più”.

    “Il calcio e altri sport hanno agito così ed è la giusta cosa da fare. Ovviamente capisco che la colpa non è dei tennisti, ma (arrivati) a questo punto, con la quantità di vittime di questa guerra, ciascun russo ne è responsabile finché non fermano il loro presidente”.

    Fonte: https://www.eurosport.com/tennis/no-one-wants-to-die-but-it-s-our-land-alexandr-dolgopolov-on-returing-to-fight-in-ukraine-war_sto8847895/story.shtml

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