Categoria: Editoriali

Spazio dedicato agli esperti del settore, che ci forniscono punti di vista interessanti sul mondo del tennis e le sue caratteristiche intrinseche

  • Tutto quello che volete e dovete sapere sul Rolex Monte-Carlo Masters

    Tutto quello che volete e dovete sapere sul Rolex Monte-Carlo Masters

    Il prestigioso torneo prenderà il via sabato 6 aprile con le qualificazioni e poi da lunedì 8 con il tabellone principale

    Il Rolex Monte-Carlo Masters è un torneo di tennis ATP 1000 che si svolge a Monte Carlo, nel Principato di Monaco. Ecco alcune delle caratteristiche che rendono questo evento speciale:

    • Location Iconica: Il torneo si svolge presso il Monte-Carlo Country Club, un luogo incantevole con vista sul Mar Mediterraneo. L’atmosfera elegante e l’ambiente lussuoso contribuiscono a creare un’esperienza unica per i giocatori e gli spettatori.
    • Storia e Tradizione: Il Monte-Carlo Masters è uno dei tornei più antichi del circuito ATP. La sua storia risale al 1897, rendendolo uno dei tornei con la tradizione più antica. Molti dei grandi nomi del tennis hanno solcato i campi di Monte Carlo nel corso degli anni.
    • Partecipazione dei Migliori Giocatori: Il torneo attira alcuni dei migliori giocatori del mondo. Non è mai mancata la presenza di grandi campioni che contribuiscono alla competizione al torneo.
    • Eventi unici e prestigiosi che rendono il torneo una vera vetrina di VIP

    Anche quest’anno vedremo alcuni dei più grandi nomi del tennis competere per la gloria. Tutti i primi dieci giocatori al mondo hanno confermato la loro presenza.

    L’attesissimo Rafael Nadal potrebbe fare il suo ritorno in campo proprio nel torneo che per 11 volte lo ha incoronato vincitore.

    Questi giocatori, insieme ad altri talenti emergenti e veterani esperti, renderanno il Monte-Carlo Masters un evento emozionante da seguire!

    LA STORIA DEL TORNEO

    La storia di questo torneo risale al 1897, quando fu fondato come Monte-Carlo International.

    Già dall’anno successivo l’evento prese il nome di Monte-Carlo Championship.

    Fino al 1982 vi partecipavano sia uomini che donne per poi diventare un torneo esclusivamente maschile.

    Ecco alcuni momenti salienti della storia del Monte-Carlo Masters:

    • 1896: Si tiene il primo torneo internazionale di tennis su erba a Monte Carlo.
    • 1905: Il torneo si sposta dai campi di terra rossa del Lawn Tennis de Monte-Carlo al Grand Hôtel de Paris.
    • 1906: Il torneo si trasferisce a La Condamine, il quartiere centrale di Monaco, e viene giocato tra il 1907 e il 1914, e poi nuovamente nel 1920.
    • 1921: Vengono costruiti tre nuovi campi da tennis con tribune e una nuova club house e il torneo si sposta a Beausoleil, diventando il La Festa Country Club.
    • 1969: Il torneo diventa un evento “Open”.
    • 1971-1989: Il torneo fa parte del Grand Prix Tour.
    • 1990: Entra a far parte della serie ATP Championship Series Single Week (successivamente chiamata Masters Series).
    • 2009: Il Monte Carlo Masters diventa l’unico torneo Masters senza un obbligo di partecipazione dei giocatori.
    • 2005-2012: Rafael Nadal vince otto titoli consecutivi
    • 2018: Nadal vince il suo undicesimo titolo, stabilendo un record assoluto

    GLI EVENTI COLLATERALI

    Durante il Rolex Monte-Carlo Masters, oltre alle partite di tennis, ci sono diversi eventi collaterali che aggiungono fascino e intrattenimento all’atmosfera del torneo.

    In particolare, molto richiesto e sempre di grande successo, è l’evento La Grande Nuit du Tennis.

    È una serata di gala organizzata ogni anno dal 1992 nella leggendaria Salle des Étoiles dello Sporting Monte-Carlo. Alla cena partecipano i membri della famiglia reale, giocatori, sponsor e partner del torneo, oltre a VIP provenienti da tutto il mondo.

    Più di mille artisti si sono esibiti negli anni passati, tra cui il Moscow Circus on Ice, Kaoma, Tap Dogs, Shaolin Kung Fu, Arturo Bracchetti, Luz Casal, il Balletto Nazionale dell’Ucraina, il Nuovo Circo Nazionale della Cina e i Balletti Todes della Russia solo per citarne alcuni.

    Anche i bambini non avranno di che annoiarsi. Domenica 7 aprile dalle ore 10 del mattino nell’area attività del Rolex Monte-Carlo Masters, si svolgerà una giornata con tanti eventi in programma: gare di disegno, velocità di servizio, laboratori di tennis, gare di tennis virtuali, sessioni di autografi, lotterie…

    I VINCITORI DELLE ULTIME EDIZIONI

    Ma chi sono stati i vincitori delle ultime 10 edizioni del Rolex Monte-Carlo Masters?

    2023: Andry Rublev ha sconfitto in finale Holger Rune

    2022: Stefanos Tsitsipas ha sconfitto in finale Alejandro Davidovich Fokina

    2021: Stefanos Tsitsipas ha sconfitto in finale Andrey Rublev

    2020: Annullato a causa della pandemia di Covid

    2019: Fabio Fognini ha sconfitto in finale Dusan Lajovic

    2018: Rafael Nadal ha sconfitto in finale Kei Nishikori

    2017: Rafael Nadal ha sconfitto in finale Albert Ramos Vinolas

    2016: Rafael Nadal ha sconfitto in finale Gael Monfils

    2015: Novak Djokovic ha sconfitto in finale Tomas Berdych

    2014: Stanislas Wawrinka ha sconfitto in finale Roger Federer

    Notate anche voi che manca un nome…? Proprio così, Roger Federer non ha mai vinto il Rolex Monte-Carlo Masters. Strano vero?

  • 19 marzo: oggi è la festa del papà!

    19 marzo: oggi è la festa del papà!

    Perché si festeggia in questa data? Alcune curiosità

    La festa del papà viene celebrata in diverse parti del mondo in date diverse.

    Tuttavia, in molti paesi europei e latinoamericani, inclusa l’Italia, la festa del papà cade il 19 marzo.

    Questa data coincide con la festa di San Giuseppe, il padre di Gesù, che, secondo le credenze, sarebbe morto all’età di 111 anni proprio in questa data.

    LE ORIGINI

    Le origini di questa festa risalgono al Medioevo, quando la festività venne associata per la prima volta al giorno di San Giuseppe, anche se fu Papa Sisto IV nel 1479 a inserirla per la prima volta nel calendario romano.

    LE TRADIZIONI

    In quasi tutta la penisola, ma soprattutto nel Sud Italia, le tradizioni più diffuse in questo giorno sono i falò e le zeppole.

    Ricadendo il 19 marzo, data che anticipa di due giorni l’inizio della primavera, in passato c’era l’usanza di bruciare nei falò i residui dei raccolti cantando inni in onore di Giuseppe.

    Erano dei veri e propri riti propiziatori che univano credenze pagane e tradizioni religiose.

    I falò venivano accompagnati dalla preparazione delle zeppole, dolci tipici della pasticceria napoletana.

    Le zeppole di San Giuseppe

    La zeppola è associata alla figura del papà e di San Giuseppe perché alcune leggende narrano che dopo la fuga in Egitto con Maria e Gesù, Giuseppe per mantenere la propria famiglia dovette vendere delle frittelle.

    Ma ogni regione ha le sue tradizioni culinarie.

    A Roma ci sono i Bignè di San Giuseppe, in Toscana e in Umbria è diffusa la frittella di riso cotta in latte e liquori. In Emilia-Romagna il dolce tipico della festività è la raviola, in Molise c’è il calzone di San Giuseppe e in Sicilia la sfincia, farcita con la ricotta fresca.

    TENNIS E PADRI

    È interessante notare quanto il ruolo dei padri sia significativo anche nel mondo del tennis professionistico.

    Oltre a essere figure di sostegno emotivo, molti padri sono coinvolti direttamente nella carriera dei loro figli come allenatori o membri dello staff.

    Questa dinamica non solo sottolinea il legame speciale tra genitore e figlio, ma anche l’importanza dell’esperienza e della guida fornita dai genitori nel percorso di crescita e sviluppo dei giocatori.

    Per molti tennisti, avere il proprio padre come allenatore può rappresentare una fonte di stabilità e fiducia. Tuttavia, questa scelta non è priva di critiche, specialmente quando i risultati sportivi non soddisfano le aspettative.

    Allo stesso tempo, ci sono casi in cui i giocatori hanno scelto di affidarsi ad altri allenatori dopo un periodo di collaborazione con i loro padri.

    Questo può essere dovuto a una varietà di motivi, inclusa la necessità di prospettive diverse o di sviluppare nuove abilità tecniche.

    In definitiva, il ruolo dei padri nel tennis professionistico è un tema complesso che riflette le dinamiche uniche all’interno di ogni relazione genitore-figlio e le sfide e le opportunità che accompagnano la carriera sportiva di un giocatore.

    GLI AUGURI DI TENNISTALKER

    TennisTalker augura una felice festa del papà a tutti coloro che celebrano questa giornata speciale.

    Che si tratti di giocatori professionisti che sono diventati padri, padri che sono gli allenatori dei loro figli, padri che giocano a tennis per puro divertimento senza ambizioni di classifica o padri che seguono con amore e sostegno i loro figli sul campo da tennis, TennisTalker augura una buona festa del papà a tutti!

  • Lettera a Sinner

    Lettera a Sinner

    Jannik Sinner perde contro Carlos Alcaraz ad Indian Wells ed interrompe la striscia positiva di 19 vittorie consecutive

    Caro Jannik,

    desidero innanzitutto congratularmi con te per il tuo straordinario rendimento, in continua crescita.

    Sebbene la tua serie di vittorie sia stata interrotta questa notte da Carlos Alcaraz, è importante riconoscere e celebrare tutto ciò che hai realizzato finora.

    Grazie per averci dimostrato di essere anche tu umano come tutti noi!

    Come sempre, hai giocato un match al meglio delle tue capacità, impegnandoti fino all’ultimo punto, ma questa volta Alcaraz è riuscito ad avere la meglio.

    La semifinale di Indian Wells è partita lenta, interrotta quasi subito a causa della pioggia.

    Nell’attesa, seduto sulla panchina e reggendo l’ombrello per proteggere sia te che la raccattapalle, hai tranquillamente chiacchierato con la ragazzina che stupita ed imbarazzata ti sedeva accanto. I commentatori britannici hanno commentato: “What a Gentleman!”.

    Sinner regge l’ombrello alla raccattapalle durante il match contro Alcaraz @Ansa

    Clicca QUI per guardare il video

    Perché è proprio così, è nei piccoli gesti che si vede la tua grandezza sia in campo che fuori.

    Quando il match è ricominciato, tutto è filato liscio e hai vinto il primo set con un netto 6/1.

    Ma dall’inizio del secondo set qualcosa è cambiato. Alcaraz ha aumentato il suo livello di gioco e nel terzo set, complice forse un po’ di stanchezza, sono arrivati gli errori da fondo campo e anche la battuta non è stato più efficace come nel primo set.

    Alcaraz ha così potuto chiudere il match vincendo il secondo e il terzo set.

    E non ti preoccupare se la posizione numero 2 del ranking mondiale resta nelle mani dello spagnolo… per il momento!

    Eppure, questa tua sconfitta non vogliamo vederla come, appunto, una sconfitta. E’ solo la dimostrazione che Alexander Bublik quando un paio di anni fa al termine di un vostro incontro ti aveva detto “You’re not human” si sbagliava. Siamo felici di sapere che invece sei anche tu un terrestre come tutti noi.

    Il tuo cammino fino ad oggi è stato semplicemente sorprendente. Hai dimostrato una determinazione, una padronanza del gioco e una dedizione straordinarie, che ti hanno portato a raggiungere risultati eccezionali.

    Ma più importante delle tue vittorie è la tua umiltà e la tua resilienza anche di fronte alla sconfitta che tu, in conferenza stampa, hai attribuito al fatto di essere stato “Troppo prevedibile”.

    Ogni partita è un’occasione per migliorare e per progredire nel tuo percorso. Sicuramente questo momento ti renderà ancora più motivato e concentrato nel perseguire i tuoi obiettivi futuri.

    Con i miei più sinceri complimenti e migliori auguri per il futuro,

    Vanna Rizzo

  • Donne e tennis

    Donne e tennis

    8 marzo 2024

    La festa della donna è un’occasione importante per celebrare le donne in tutti i settori, compreso lo sport. Le tenniste donne sono un esempio di determinazione, talento e impegno, e meritano sicuramente di essere celebrate in questa giornata speciale.

    Il tennis femminile ha visto alcune delle atlete più straordinarie e iconiche nella storia dello sport. Le donne nel tennis hanno dimostrato una straordinaria abilità, forza mentale e fisica, oltre a una determinazione senza pari.

    Ci sono diverse considerazioni da tenere in considerazione:

    Impatto storico: Il tennis femminile ha giocato un ruolo significativo nella lotta per l’uguaglianza di genere nello sport, con tenniste come Billie Jean King che hanno sfidato le disuguaglianze e hanno promosso la parità di opportunità.

    Livello di gioco: Le tenniste hanno dimostrato livelli di gioco straordinari, una resistenza fisica e mentale notevole e una capacità di adattamento alle diverse superfici.

    Innovazione e stile: Molte tenniste hanno portato innovazioni nel gioco, introducendo nuove tecniche e stili di gioco che hanno influenzato generazioni successive.

    Influenza culturale: Le tenniste hanno influenzato la cultura popolare e la società in generale, diventando icone di stile e ispirando milioni di persone in tutto il mondo.

    La miglior tennista di tutti i tempi o quella amata di più? È sicuramente una questione soggettiva e dipende dai gusti personali. Ne citiamo qualcuna:

    Serena Williams: con 23 titoli del Grande Slam in singolare e una lunga carriera di successi, Serena Williams è spesso considerata una delle più grandi tenniste di tutti i tempi.

    Steffi Graf: con 22 titoli del Grande Slam in singolare e una tecnica impeccabile, Graf è stata una forza dominante negli anni ’80 e ’90.

    Chris Evert: con 18 titoli del Grande Slam in singolare e una tecnica solida, Evert è stata una delle tenniste più dominanti degli anni ’70 e ’80.

    Martina Navratilova: con 18 titoli del Grande Slam in singolare e 31 titoli in doppio, Navratilova ha lasciato un’impronta indelebile sul tennis femminile.

    Billie Jean King: oltre ai suoi successi sul campo, King è stata una pioniera per l’uguaglianza di genere nello sport.

    Auguriamo una splendida festa della donna a tutte le tenniste, sia quelle professioniste che quelle amatoriali, che con il loro impegno, talento e passione contribuiscono a rendere il mondo del tennis un luogo sempre più amato.

    Buona festa della donna da tutti noi di TennisTalker!

  • 6 Kings Slam: il dibattito continua

    6 Kings Slam: il dibattito continua

    Sinner, Djokovic, Nadal, Alcaraz, Medvedev e Rune sono i protagonisti della lussuosa esibizione che si svolgerà ad ottobre a Riyadh, in Arabia Saudita

    Jannik Sinner parteciperà al torneo “6 Kings Slam” che si terrà a Riyadh, in Arabia Saudita, a ottobre 2024.

    Questo evento, che si sta promuovendo come il “sesto Grande Slam”, vedrà la partecipazione di alcuni dei più grandi nomi del tennis maschile, tra cui Novak Djokovic, Rafael Nadal, Carlos Alcaraz, Daniil Medvedev e Holger Rune.

    L’evento rappresenta un ulteriore manifestazione dell’interesse dell’Arabia Saudita per il tennis e si inserisce in un periodo attivo del calendario ATP, durante il quale si disputano tornei importanti come il Shanghai Masters e il Paris Masters.

    La partecipazione di Sinner a questo evento implicherà la sua assenza da alcuni dei tornei del circuito ATP che si svolgeranno nello stesso periodo?​​​​

    6 KINGS SLAM

    Il “6 Kings Slam” più che poterlo definire torneo, in realtà si presenta da quanto trapelato come un’esibizione, una esibizione sembrerebbe alquanto costosa.

    Le cifre ufficiali non sono ancora rese note, ma secondo quanto si vocifera il solo presentarsi in campo dovrebbe portare nelle tasche di ogni partecipante circa un milione e mezzo di dollari e secondo il Telegraph il vincitore porterebbe a casa sei milioni di dollari, il triplo di quanto “raccolto” da Sinner per aver vinto il recente Australian Open.

    Roma 31 Gennaio 2024 Jannik Sinner al Colosseo durante il photo shooting con il Trofeo degli Australian Open – Foto Giampiero Sposito

    Il torneo “6 Kings Slam” in Arabia Saudita ha sollevato dibattiti riguardo allo “sportwashing”, argomento in parte approfondito nel precedente articolo (clicca QUI per leggere l’articolo).

    SPORTWASHING

    Lo sportwashing ricordiamo che è definito come una pratica con cui un paese o un’organizzazione cercano di migliorare la propria immagine pubblica attraverso grandi eventi sportivi utilizzati per distogliere l’opinione pubblica da problemi interni del Paese ospite che ne potrebbero potenzialmente proiettarne un’immagine negativa.

    All’Arabia Saudita in particolare, che ha investito già in vari sport come il calcio, la Formula 1 e il golf, è stato da varie organizzazioni imputato di utilizzare questi eventi proprio per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica soprattutto in relazione dalle questioni e ai conflitti in tema di diritti umani che attraversano il Paese.

    L’opinione pubblica sul “6 Kings Slam” in Arabia Saudita e la questione dello sportwashing è alquanto divisa.

    Mentre alcuni vedono l’evento come un’opportunità positiva per il tennis e per i giocatori coinvolti, altri esprimono preoccupazioni riguardo l’utilizzo di eventi sportivi da parte dell’Arabia Saudita per migliorare la propria immagine internazionale, nonostante le criticità che affliggono questo paese sul rispetto dei diritti umani.

    Critici e attivisti sottolineano come tali eventi possano servire a distogliere l’attenzione da problematiche più serie, esprimendo preoccupazione per l’effetto di questi grandi eventi sportivi sulla percezione globale del paese.

    Le istituzioni sportive, come l’ATP (Association of Tennis Professionals), non hanno fornito dichiarazioni specifiche in risposta al dibattito sull’evento “6 Kings Slam” in Arabia Saudita e la questione dello sportwashing.

    I GIOCATORI

    Anche i giocatori che partecipano al torneo “6 Kings Slam” non hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche che affrontano direttamente le preoccupazioni legate allo sportwashing o le critiche sull’evento in Arabia Saudita.

    Le loro dichiarazioni si sono concentrate principalmente sull’aspetto sportivo dell’evento, esprimendo entusiasmo per la competizione e l’opportunità di giocare di fronte ai fan sauditi. Nessuna dichiarazione quindi che si relazioni a questioni etiche o politiche legate all’evento.

    Secondo Amnesty International, dopo la verifica pubblica dei dati sui diritti umani dell’Arabia Saudita, il rapporto del Gruppo di lavoro per l’Esame periodico universale (Universal periodic review, Upr) del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite sull’Arabia Saudita dovrebbe costituire un modello per le misure minime che le autorità saudite devono adottare per rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale dei diritti umani”, si legge in un recente articolo pubblicato dall’organizzazione.

    Il rapporto include 354 raccomandazioni provenienti da 135 stati membri delle Nazioni Unite, che fondamentalmente esortano il paese ad adottare misure per garantire riforme finalizzate alla salvaguardia dei diritti umani.

    Il fatto che molti stati membri delle Nazioni Unite abbiano colto l’opportunità di confrontarsi con l’Arabia Saudita riguardo alla sua lunga lista di violazioni dei diritti umani e abbiano esortato le autorità a promuovere cambiamenti sostanziali dimostra che, senza una reale riforma dei diritti umani, nessuna quantità di denaro spesa per ripulire la propria immagine e nessuna campagna di sportwashing potranno nascondere la crescente repressione nel paese,” ha affermato Dana Ahmed, ricercatrice per il Medio Oriente di Amnesty International.

    Le autorità saudite devono prendere queste raccomandazioni come un segnale di allarme e porre fine alle più gravi violazioni dei diritti umani, compresa la continua repressione della libertà di espressione, la condanna a morte di minorenni al momento del reato e la tortura e maltrattamenti nei confronti delle persone migranti. La comunità internazionale non dovrebbe farsi ingannare da eventuali promesse di cambiamento da parte dell’Arabia Saudita, ma esercitare la propria influenza collettiva per garantire che siano attuate riforme cruciali”, ha aggiunto Ahmed.

    Lasciamo il giudizio ai lettori!

  • I libri che parlano di tennis raccontati da chi li scrive

    I libri che parlano di tennis raccontati da chi li scrive

    All’Aspria Harbour Club una serata dedicata ai libri di tennis. Sono intervenuti Paolo Porrati, Corrado Erba e Luca Tavecchio. Moderatrice Vanna Rizzo di TennisTalker

    Come vi avevamo anticipato nell’articolo dello scorso 19 febbraio (clicca QUI per leggerlo), martedì 27 febbraio si è svolta a Milano presso l’Aspria Harbour Club un’interessante e coinvolgente serata dedicata ai libri che hanno il tennis come protagonista.

    Nonostante le condizioni meteo avverse, la sala si è presto riempita in ogni ordine di posto, a dimostrazione di come il connubio libri e tennis sia sempre un argomento di grande attualità ed interesse.

    PERCHE’ I LIBRI DI TENNIS HANNO TANTO SUCCESSO

    Il tennis, sport di eleganza e agonismo, ha infatti trovato nella letteratura un terreno fertile per raccontare storie avvincenti, esplorare la psiche dei giocatori e celebrare la bellezza del gioco.

    Leggere un libro sul tennis ci aiuta ad approfondire la conoscenza del gioco, imparare le tattiche e le strategie utilizzate dai professionisti, capire la storia del tennis e i suoi campioni leggendari, esplorare la psicologia del tennis, come affrontare la pressione mentale del gioco e sviluppare la concentrazione e la resilienza.

    Ma soprattutto vivere storie avvincenti per immedesimarsi nelle sfide e nei trionfi dei giocatori e viaggiare nel mondo del tennis attraverso le pagine dei libri.
    La varietà di temi trattati nei libri sul tennis rende questo genere letterario interessante per un pubblico ampio, dagli appassionati del gioco ai lettori occasionali.

    I RELATORI

    Con l’occasione, durante la serata è stato presentato il libro “Lo sport del diavolo”, edito da Laurana editore e scritto da Paolo Porrati.

    Insieme all’autore, sono intervenuti Corrado Erba, giornalista di tennis ed autore del libro “Tennis e follia a New York”, e Luca Tavecchio, grande collezionista di libri, la maggior parte dei quali dedicati al tennis.

    La serata si è svolta fra racconti e aneddoti dedicati e tutto il pubblico è stato coinvolto nella discussione dialogando attivamente con i relatori.

    Un momento della serata. Da sinistra Corrado Erba, Paolo Porrati, Luca Tavecchio e Vanna Rizzo

    Molti sono stati i titoli suggeriti. Si è parlato di Gianni Clerici e del suo capolavoro “500 anni di Tennis”, di “Open” di Agassi, di “Il tennis è musica” di Panatta, si è discusso di David Foster Wallace, delle biografie e delle autobiografie.

    Abbiamo concluso con una domanda che è rimasta senza risposta: “Perché i libri in francese non vengono tradotti nelle altre lingue?”.

    Al termine della serata, è stato chiesto ai partecipanti di scrivere su una cartolina, preparata per l’occasione, il titolo del libro di tennis preferito. Ne è stata estratta una e il vincitore ha ricevuto in omaggio una copia del libro “Lo sport del diavolo”, autografata dall’autore.

    Fra tutte le cartoline ricevute, il titolo che ha raccolto il maggior numero di voti è stato “Open” di Agassi.

    E voi Talkers, siete d’accordo oppure quale libro avreste votato? Scrivetelo nei commenti!

  • Quello che tutti vogliono sapere sulle prossime elezioni FITP

    Quello che tutti vogliono sapere sulle prossime elezioni FITP

    I possibili scenari e cosa dice il regolamento FITP

    Il 2024 è un anno olimpico e questo vuol dire che ogni Federazione sportiva Italiana, entro fine anno, indirà elezioni per rinnovare la presidenza e il consiglio.

    Gli aventi diritto di voto della Federazione Italiana Tennis e Padel saranno quindi chiamati alle urne per decidere il loro futuro per i prossimi 4 anni.

    Federtennis negli anni è cresciuta sempre di più di numeri ed interesse, includendo oggi anche il Padel e arrivando ad essere la seconda Federazione sportiva per numero di tesserati. 

    Con i trionfi in Coppa Davis e Sinner, le ATP Finals e il master di Foro Italico, la FITP oggi consolida la sua posizione su un fatturato di oltre 150 milioni annui (fonte: https://www.fitp.it/media/File_pdf/20230831_Bilancio_Preventivo_2023.pdf )

    La storia e le regole

    Gli ultimi 48 anni della presidenza Federtennis hanno visto 6 presidenti diversi, di cui 2 hanno coperto 46 di quei 48 anni (fonte: https://www.fitp.it/Federazione/News/Attivita-federali/200912-Presidenti-FiT )

    Negli ultimi 24 anni il presidente è stato Angelo Binaghi, che ha con questo mandato superato i 22 anni di Paolo Galgani (76-98), e che, si presume, si candiderà anche quest’anno.

    Negli anni sono avvenuti vari tentativi di mettere un limite al numero di mandati massimi per i presidenti federali (non solo FITP, tutte le federazioni sportive). 

    Per ultimo, l’ex ministro Luca Lotti aveva firmato la legge 8/2018 che istituiva un tetto: massimo tre mandati per i presidenti federali, che è stata però cancellata dal Decreto Pa di luglio 2023, rendendo di nuovo i presidenti votabili a vita. 

    C’è però, rispetto all’ultima elezione del 2020, un cambiamento importante: 

    Dalla terza rielezione in poi, per essere riconfermati servirà la maggioranza dei due terzi dei votanti (e non degli aventi diritto). Nel caso non si ottenesse la maggioranza dei 2/3 e i candidati fossero solo due, si procederebbe a nuova assemblea ma con l’impossibilità per il presidente uscente di ripresentarsi. Se, invece, i concorrenti fossero tre, si procederebbe prima al ballottaggio tra gli altri due candidati e poi alla nuova assemblea, che comunque non permetterebbe la partecipazione del presidente uscente.

    Angelo Binaghi

    Cosa dice il regolamento FITP 

    FITP ha pubblicato il suo primo statuto (prima era solo Federtennis, senza Padel NdR) a ottobre 2023. In questo troviamo tutte le informazioni relative al funzionamento, le cariche, le elezioni etc: 

    https://www.fitp.it/media/FIT/Federtennis/Federazione/Federazione_Trasparente/20231109_FIT_STATUTO_CLEAN_Modifica_art._9_comma_8_Commissario_ad_acta_di_ottobre_2023.pdf

    E il regolamento organico:

    https://www.fitp.it/media/FIT/Federtennis/Federazione/Federazione_Trasparente/20240201_RO___cf_29_dicembre_2023___pubblicato_a_gennaio_2024.pdf

    Andiamo a vederne alcuni passaggi importanti:

    Articolo 54 – Durata delle cariche

    2. Il presidente federale, i presidenti regionali e provinciali, i componenti del consiglio federale e dei consigli regionali e provinciali della FITP non possono svolgere più di tre mandati.

    Non sappiamo però se si intendano 3 mandati “a partire dalla nascita della nuova Federazione che comprende anche il Padel” o meno.

    Articolo 55 – Candidature

    3. Le candidature devono essere sottoscritte:

    a) per la carica di Presidente federale,

    1) da almeno trecento rappresentanti degli Affiliati aventi diritto al voto, appartenenti ad almeno cinque regioni con un minimo di dieci per regione;

    2) da almeno duecento atleti maggiorenni in attività appartenenti a cinque regioni, con un minimo di quindici per regione;

    3) da almeno venti tecnici maggiorenni in attività appartenenti a cinque regioni, con un minimo di tre per regione

    Questo articolo non è stato modificato nel tempo, era presente  nel vecchio statuto FIT. Candidarsi non è esattamente semplicissimo perché bisogna trovare 300 circoli affiliati che sottoscrivano in anticipo la candidatura a presidente (oltre a 200 atleti e 25 tecnici, il tutto da almeno 5 regioni diverse con almeno 3 per ognuna di questi 5 regioni). 

    Per le candidature che richiedono la sottoscrizione di affiliati, di atleti o di tecnici, questa deve pervenire alla segreteria federale negli stessi termini indicati per la presentazione delle candidature e deve contenere:

    a) le generalità del sottoscrittore (nome, cognome, indirizzo di residenza, luogo e data di nascita, codice fiscale);

    b) copia di un documento di identità in corso di validità;

    c) la qualifica di presidente per le dichiarazioni degli affiliati;

    d) il numero ed il tipo di tessera federale posseduta ed in corso di validità;

    e) l’indicazione del nominativo di cui si sottoscrive la candidatura;

    f) la sottoscrizione in originale.

    Oggi ci sono circa 3500 circoli affiliati a 300 dei quali è richiesto quanto sopra in caso volessero sottoscrivere quanto necessario per rendere qualcuno candidabile.

    I candidati

    Si presume  che l’attuale presidente Binaghi si ricandiderà al suo settimo mandato, per continuare il lavoro portato avanti nei suoi primi 24 anni di presidenza. Nel caso questo non dovesse succedere, riteniamo comunque impossibile che l’attuale gestione non presenti un proprio candidato.

    Il tema caldo è che pare che per la prima volta dopo molti anni si potrebbe vedere uno sfidante: Corrado Barazzutti.

    Corrado Barazzutti nel 1978

    Dopo la separazione non proprio consensuale da capitano di Coppa Davis (le sue parole furono: “Ho scoperto dai giornali di essere stato esonerato dall’incarico”), Barazzutti sembrerebbe aver iniziato la sua raccolta di consensi per riuscire a raccogliere quanto necessario per la propria candidatura.

    La mail contiene anche i punti di un programma elettorale, i cui punti salienti sono la riduzione di tasse per circoli, maestri e tecnici. Oltre all’eliminazione del meccanismo delle armonizzazioni!

    Nella sua proposizione e nel suo programma elettorale, Barazzutti tende a porre l’attenzione sui costi che i circoli devono sostenere e che a dir suo punterebbe a ridurre.

    Il taglio delle tasse nei programmi elettorali non va di moda solo per le elezioni politiche! 

    Vedremo nel corso dell’anno se riuscirà a trovare i 300 circoli necessari che sottoscrivano la sua candidatura a presidente e nel caso come si svilupperà la cosa.

    I potenziali altri candidati

    Ad oggi non ci sono altri candidati che abbiano apertamente manifestato interesse per concorrere alla presidenza federale. Si sono sentiti rumors, bisbigli ma nessuno ha fatto un passo ufficiale oltre a Barazzutti. 

    Il ministro Abodi ha più volte accennato a possibili cambiamenti last minute delle norme per candidarsi e di voto (cambio nella gestione delle deleghe e nel loro numero massimo, etc). 

    Nel caso qualcosa cambiasse davvero, rendendo più facili le candidature, potrebbero spuntare nuovi nomi, ma ad oggi già pensare di avere una elezione tra 2 sfidanti sarebbe un evento che non si presenta da 20 anni.

    Le tempistiche

    Non si hanno per il momento indicazioni per la data delle elezioni, però possiamo basarci su cosa è successo nei passati quadrienni.

    Intorno alla seconda settimana di luglio (l’ultima volta fu il 12 luglio) potrebbe essere pubblicato l’avviso delle elezioni, con tutto ciò che si dovrà fare per candidarsi. 

    I candidati dovranno presentare documentazione e sottoscrizioni entro 10 giorni dal voto mentre i circoli potranno delegare il proprio voto ad un rappresentante (pare massimo 5 deleghe per persona, ma è un argomento di discussione ancora aperto).

    Intorno alla seconda settimana di settembre (4 anni fa fu il 12 settembre) potrebbero esserci infine le elezioni, con 2 mesi circa di preavviso, i 40 giorni con in mezzo agosto per trovare le 300 firme di presidenti sottoscrittori delle candidature.

    Conclusioni

    Le elezioni FITP di quest’anno saranno avvincenti? Nei prossimi mesi vedremo se ci saranno cambiamenti da parte del ministero (si parlava di parità di genere, vicepresidenti under 35 e altre possibili modifiche) o se si arriverà ad avere la partita a 2 contendenti.

    L’ultima volta che ci fu una elezione Federtennis a 2 candidati fu nel 2000, tra Binaghi, fortemente appoggiato da Panatta, e Rino Tommasi. 24 anni fa, Binaghi prese il 63% dei voti, che oggi lo condannerebbero essendo meno dei 2 terzi necessari.

    In caso si trovasse lo sfidante, staremo a vedere …

    Vi terremo aggiornati!

  • La scelta di Rafael Nadal: diventare ambasciatore del tennis in Arabia Saudita

    La scelta di Rafael Nadal: diventare ambasciatore del tennis in Arabia Saudita

    Il dibattito sullo sportwashing non si ferma

    La storia dello sportwashing è lunga e complessa con esempi che risalgono agli anni ’30 quando, nel 1936 durante i Giochi Olimpici di Berlino organizzati dalla Germania nazista, Hitler utilizzò l’evento per mostrare al mondo un’immagine positiva del suo regime.

    Negli anni ’70 e ’80 l’organizzazione dei Mondiali di calcio si tenne in Argentina, paese governato da una dittatura militare responsabile di gravi violazioni dei diritti umani.

    Negli anni ’90 il Sudafrica, uscito dall’apartheid, ospitò i Mondiali di rugby, evento visto come simbolo di unità e riconciliazione, nonostante le preoccupazioni persistenti sull’uguaglianza razziale.

    Di recente, nel 2022, si sono svolti in Qatar i Mondiali di calcio, nonostante le condizioni di lavoro forzato subite dai lavoratori migranti e le limitazioni dei diritti delle donne e delle persone LGBTQ+.

    Nel 2023 l’Arabia Saudita, paese che suscita aspre critiche per pratiche perpetuate che violano i diritti umani, ha ospitato il LIV Golf Invitational Series.

    Questi sono solo alcuni esempi, ma la pratica dello sportwashing continua ad evolversi e la consapevolezza della storia e delle sue insidie è fondamentale per analizzare criticamente gli eventi sportivi e capire come vengono utilizzati per scopi politici e di immagine.

    In tema di cambiamenti climatici, l’Unione Europea è in fase di discussione della bozza della direttiva di contrasto al greenwashing mentre in contemporanea, in tema di diritti umani, gli stati o i governi usano lo Sport al fine di distrarre l’attenzione su violazioni dei diritti umani, mancanza di democrazia o altri aspetti controversi della loro politica interna, investendovi somme ingenti attraverso l’acquisto di club sportivi, l’organizzazione di eventi di caratura internazionale e la sponsorizzazione di atleti di fama mondiale.

    Nadal ha affermato di essere entusiasta di promuovere il tennis in un paese con un grande potenziale di crescita. Ha inoltre sottolineato i recenti progressi fatti dall’Arabia Saudita in materia di diritti delle donne.

    Ma di contro le critiche sono state innumerevoli e, tra i critici, Amnesty International ha accusato Nadal di ipocrisia e di compiacenza verso un regime che, secondo l’organizzazione, continua a violare i diritti umani: “È solo l’ultimo capitolo dell’incessante operazione di ‘sportwashing’ da parte dell’Arabia Saudita. Nadal piuttosto parli apertamente dei diritti umani”.

    Altri invece sostengono che la collaborazione con l’Arabia Saudita possa essere un modo per promuovere il cambiamento all’interno del paese.

    Nadal non è il primo sportivo ad essere accusato di sportwashing. Altri atleti di fama mondiale hanno collaborato con regimi controversi.

    “Rifiutare di partecipare a eventi sportivi dove i diritti umani non esistono è una scelta poco popolare, ma qualcuno si è distinto per senso critico e di giustizia”. 

    Il tennista Roger Federer nel 2018 non partecipò ad un’importante partita di tennis organizzata in Arabia Saudita, evento voluto e gestito dal governo saudita. In quel momento era al centro del dibattito la vicenda dell’omicidio di Jamal Khashoggi, ucciso nel consolato saudita della Turchia.

    All’invito, Federer rispose che non avrebbe partecipato, rifiutando un compenso di circa un milione di dollari.

    “Mi hanno contattato, sì. Perché ho rifiutato? Perché non voglio giocare. Va bene così. Mi piace giocare. Sono felice di fare altre cose e non voglio giocare lì in questo momento. Quindi, ho deciso in fretta”, ha detto il tennista in un’intervista.

    Il tennista John McEnroe ancor prima aveva fatto una scelta simile. Nel 1980, in pieno apartheid, il Sudafrica volle organizzare una partita tra McEnroe e Björn Borg per sfruttare la loro enorme popolarità del momento. McEnroe non partecipò.

    John McEnroe

    “Quella somma corrisponde almeno a dieci milioni di dollari, ma sono orgoglioso di aver preso quella decisione. Sapevo che era una somma incredibile, ma pensai che se mi offrivano tutti quei soldi c’era una ragione: volevano usarmi per i loro fini propagandistici. All’epoca avevo solo 21 anni, ma questo l’avevo capito, e non volevo essere la pedina di nessuno. Ne vado fiero. Non fu una scelta difficile e la reputo una delle decisioni migliori di tutta la mia carriera.”

    Sono state scelte etiche individuali dei singoli sportivi che comunque abbiamo il diritto di giudicare.

    E voi cosa ne pensate? Scrivetelo nei commenti e fateci sapere la vostra opinione

  • AO 2024, guida per un sogno possibile. Parte Terza: il segreto lo conoscono i Ball Boys

    AO 2024, guida per un sogno possibile. Parte Terza: il segreto lo conoscono i Ball Boys

    I dieci motivi che fanno degli AO lo Slam preferito di molti appassionati (segue)

    Nella seconda puntata di questo breve trittico australiano (link all’articolo), vi ho raccontato dei dieci motivi per i quali a mio giudizio vale la pena di mettere lo Slam Down-Under nel cassetto dei desideri, prima o poi, da esaudire.

    Abbiamo parlato della simpatia e dell’incomprensibilità linguistica che si vivono da queste parti, del perché il biglietto Ground qui è un grande affare, del fuso orario, dei trofei, del clima meteorologico variabile e di quello ambientale che invece è festa, festa e festa. Bisogna ora che vi racconti quattro cose più tennistiche, anzi meglio ancora, da spettatore!

    4-Enorme, magnifico: benvenuti a Melbourne Park

    Costruito nel 1988 proprio per ospitare gli Australian Open, il Melbourne & Olimpycs Park è un parco enorme e in continua espansione. Oltre agli stadi del tennis ospita il Melbourne Cricket Ground, un impianto da centomila posti (erano centotrentamila prima della ristrutturazione) e occupa una superficie di ben quaranta ettari (Wimbledon, per intenderci, ne copre diciassette).

    Offre al pubblico cinque stadi, tre dei quali coperti, un Auditorium (il Centrepiece) e venti campi con tribune dei quali (pochi lo sanno) sei in terra battuta. Questo, oltre ai cinque di allenamento coperti, un Business Center, area giocatori, parco giochi, ristoranti coperti, ristoranti all’aperto e collinette con maxi-schermi. Ci sono almeno quattro installazioni alte sei metri e larghe dieci solo per le foto ricordo.

    La Rod Laver Arena e la Margaret Court Arena sono collegate da passaggi coperti, ci sono Lounge riservate disposte su più piani, ho visto addirittura un’area relax insonorizzata per il riposo del tifoso affaticato. I seggiolini dentro tutti gli impianti sono comodi (Foro Italico, se ci sei batti un colpo…), facilmente accessibili, con un’ottima visibilità, addirittura col porta bibite incorporato nel sedile di fronte.

    E poi, mi si perdoni il pragmatismo, c’è una quantità incalcolabile di bagni, tutti tenuti sempre a livelli di pulizia da hotel a cinque stelle. Io so che i giocatori dicono che questo è il posto migliore per giocare. Non so se sia vero, ma so per certo che è il posto migliore per godersi un torneo di tennis.

    3-Organizzazione semplicemente perfetta, centrata sulle esigenze degli spettatori!

    Lo Staff degli Australian Open è composto da tremilacinquecento persone. Praticamente un’azienda. E ci vogliono tutte per gestire un flusso di persone pari a un milione e centomila spettatori (incluso il sottoscritto) nelle quindici giornate di apertura. Qualsiasi cosa era stata prevista e gestita, dall’esigenza alimentare più specifica alle indicazioni per orientarsi all’interno dell’impianto.

    Lo spettatore, cosa che soltanto qui ho visto applicare con rigore e coerenza, è veramente al centro dell’attenzione. Si vuole che si diverta e che stia bene. Hai caldo? Ci sono i nebulizzatori. Hai sete? L’acqua è disponibile gratuitamente. Vuoi sapere su quale campo gioca il tuo preferito? Basta che tu segua le istruzioni sugli indicatori elettronici. Sei sovrappeso e ti trovi scomodo nella seduta ordinaria? Niente paura, ci sono zone con seggiolini di dimensioni superiori. Piove? Almeno uno degli stadi “liberi” è coperto, e ci sono indicazioni su quando riprenderà il gioco.

    E funziona anche fuori. La città mette a disposizione taxi, metro, tram, c’è Uber e una marea di alberghi a walking-distance. Io per raggiungere l’impianto ho usato il monopattino all’andata e la bicicletta elettrica al ritorno percorrendo corsie preferenziali che sembravano la Milano-Laghi per quanto erano larghe. Non male, vero?

    2-Se potete, fate Esperienza … in campo!

    Come in altri tornei, anche qui si possono acquistare dei pacchetti di ospitalità che consentono di dare al proprio viaggio una dimensione ancora più indimenticabile. Personalmente ho scelto di partecipare al programma “behind the scenes”, che consente di passare del tempo nella Player’s area. Ho visto Kachanov allenarsi, Mannarino discutere col coach, Fritz (caspita se è alto) fare stretching, tutti da un metro, e probabilmente ho incrociato una buona serie di giocatrici che però non ho riconosciuto.

    Ma la cosa che non sapevo, e che muovendomi in anticipo avrei voluto provare, è quello che gli organizzatori chiamano il “tech court”. In pratica è un campo situato di fianco a quelli in cui si allenano i giocatori (già questo…) ma che a differenza degli altri è attrezzato con tutte le tecnologie presenti sul campo della Rod Laver Arena. Sensori Hawk-Eye sotto il tappeto, tutte le stesse telecamere, incluse quelle aeree, tutti i rilevatori per le statistiche. Lo puoi prenotare, ed è tuo, hai la possibilità di acquisire tutte le statistiche tecniche e di gioco, specie se giochi dei punti. Fantastico? Già così è da andare fuori di testa, ma gli Australiani fanno le cose per bene per cui nel tempo a vostra disposizione sono lì con voi dei tecnici che vi aiutano a leggere i dati, a interpretarli al fine del miglioramento e vi fanno fare prove tecniche con racchette diverse, sempre leggendo i dati alla fine.

    In pratica, se il cuore tennistico vi regge, ve ne uscite dal campo con un check-up tecnico, uno schema di allenamento, uno di preparazione atletica e la prova provata tecnicamente che la racchetta perfetta per voi … non è quella che state usando! E magari ne discutete con Kachanov che sta sparando diritti a centosessanta all’ora sul campo di fianco a voi. C’è altro che si può chiedere a uno Slam?

    Player’s area

    1-Ball boys: quando le cose si fanno bene!

    È un mio difetto, quando vedo una cosa fatta bene mi emoziono, e cerco subito il modo per migliorarla! Devono essere affetti dalla medesima tipologia le persone che si sono occupate dei raccattapalle, e più in generale tutti coloro i quali si sono occupati così bene dell’organizzazione di un evento gigantesco come questo. Sapete che nella stragrande maggioranza dei casi i raccattapalle dei tornei sono dei ragazzi che giocano nei circoli delle città in cui si organizza il torneo oppure nelle manifestazioni più grandi, di tutto il paese.

    Down-Under il raccattapalle è uno … studente fuori sede! Nel senso che i ragazzi vengono appositamente selezionati in tutto il mondo e, se scelti, hanno la possibilità di passare un mese in Australia, facendo il Ball-boy ma anche visitando il paese, conoscendo la cultura e soprattutto migliorando la propria capacità linguistica. Alla soddisfazione di vedere da vicino i loro campioni uniscono la possibilità di provare una nuova esperienza di vita. Idea semplice (ma bisogna averla) realizzata con cura (ma bisogna saperlo fare). Quando si parla di attenzione ai giovani, poi devono seguire i fatti!

    I Ball Boys degli Australian Open

    0 – Bonus Track – Il pubblico

    Fra le altre partite, ho visto anche De Minaur contro Arnaldi. Sedute di fianco a me, due signore australiane sulla sessantina attrezzate con bandiera nazionale, ventaglio e bibita. Nei brevi convenevoli fra un cambio di campo e l’altro apprendo che non hanno mai giocato, ma che seguono il Tennis da sempre e vengono a Melbourne tutti gli anni. Matteo, nel frattempo, sta vivendo una pessima giornata (“Non sono neanche sceso in campo” dichiarerà in conferenza stampa) mentre il giocatore di casa sembra in grandissima forma. Memore del tifo nostrano al Foro italico, ma anche dei tamburi Croati alle finali di Davis lo scorso anno, mi aspetto un qualche tipo di festosità dal pubblico, vistosamente composto soprattutto da Australiani. Niente di tutto questo. Gli applausi non sono per Alex e il silenzio non è per Matteo, quando fanno punto. Applaudono tutti ma dico tutti quando il punto è bello. Ed è così ovunque. Senza esagerare. E senza neanche scomporsi quando sopra le righe sono altri, come gli schiamazzanti tifosi francesi che trasformano la partita di Musetti contro Van Assche in una copia della finale di Coppa di Francia (di calcio). Si divertono, ma non criticano. Son fatti così. Li vedo far lunghe file col sorriso sulle labbra, sdraiarsi coi bimbi sui prati davanti al maxi-schermo per godersi una partita, assaggiare l’improbabile pollo-coreano servito col Prosecco. Quando Sinner raccoglie la racchetta di De Jong dopo che lui è caduto, e lo aiuta a rialzarsi nel suo campo, si alzano tutti in piedi. E quando a fine partita racconta che gli piacerebbe avere il fisico da Baywatch ma che insomma tutto sommato “i like my physicality” esplodono in un boato che vuol dire “amore per sempre”. Insomma, in fondo siam tutti qui per divertirci, no?

    Concludendo: quindi, qual è lo Slam migliore?

    All’inizio di questo breve trittico vi raccontavo che per me questo sarebbe stato il torneo del Grande Slam … da seduto! Come spettatore ho visto tutti i tornei maggiori, e quindi posso finalmente rispondere alla domanda delle domande: visti tutti, qual è il migliore (si intende, con binocolo in una mano e sandwich nell’altra)? E la mia risposta, ora che la multi sbornia da viaggio più torneo più vittoria di Sinner si è stemperata nella normale quotidianità e che quindi tutto appare più lontano, è la seguente: per gli appassionati come me, penso che il Roland Garros sia lo Charme, Wimbledon il Tempio, Flushing Meadows il Divertimento. E Melbourne? Beh, Melbourne è il Tennis come deve essere.

    Ora mi mancano solo le Olimpiadi, ma questa è un’altra storia, e un altro articolo…

    (Paolo Porrati)

  • AO 2024, guida per un sogno possibile. Parte Seconda: dieci cose da sapere

    AO 2024, guida per un sogno possibile. Parte Seconda: dieci cose da sapere

    Perché l’Happy Slam è davvero speciale e con la vittoria di Sinner lo è ancora di più!

    È finita come meglio non poteva, per noi italiani, l’edizione 2024 degli Australian Open. Ma al di là del fatto sportivo, che renderà questo Slam indimenticabile, ci sono davvero molti altri motivi per cui l’esperienza al Melbourne Park va davvero raccontata. Si tratta degli aspetti che magari sfuggono alle telecronache perché riguardano più da vicino l’esperienza vissuta dagli spettatori come me, ma che rappresentano forse il vero motivo per il quale vale la pena di mettere questa esperienza nel cassetto dei desideri, prima o poi, da esaudire.

    Provo a raccontarvi i dieci principali, così come li ho vissuti durante il mio breve ma – per l’appunto – indimenticabile viaggio.

    10-Simpatici, gentili e incomprensibili: vi presento gli Australiani

    Al driver che è venuto a prendermi all’aeroporto tutte le cose che diceva dovevo chiedergli di ripeterle almeno due volte, se non tre. E io l’inglese lo parlo bene. L’accento australiano é micidiale, per chi ha familiarità con l’inglese britannico, é incomprensibile quanto quello scozzese … e forse anche meno. Tra l’altro, spesso si ha a che fare con persone, come le guide, che a loro volta hanno imparato la lingua sul posto, il che non semplifica le cose. Leggevo su alcune pagine FB di italiani in Australia che molti ragazzi e ragazze italiani vengono qui per lavorare in città o nelle farm senza sapere una parola di inglese. Se avete figli o figlie con questa idea, fateli ragionare; finirebbero se va bene a lavorare per 16 dollari l’ora in un bar dove mediamente la colazione ne costa 25. Detto questo, se avrete la pazienza di chiedere con cortesia “Say it again please” quando serve, ve la caverete alla grande. Scoprirete che gli Australiani sono adorabili. sempre cordiali, tendenzialmente allegri, fanno le cose bene come senza darsi particolari arie, sono simpatici come gli italiani ma sanno essere precisi come i tedeschi. Insomma, per quel pochissimo che ho visto hanno assimilato il meglio e non il peggio delle popolazioni che via via hanno accolto. Per un viaggiatore, un bel vantaggio.

    09-Biglietto Ground, una vera e propria scoperta!

    Funziona come negli altri Slam: se prendi il biglietto per il Centrale, hai il posto assicurato in quello stadio ma poi puoi andare a vedere le partite che si giocano su tutti gli altri campi, insieme agli spettatori che hanno acquistato il solo biglietto “Ground”. Il punto è che a Wimbledon, Roland Garros, US Open e ovviamente il Foro Italico, gli stadi “liberi” sono pochi e sempre affollati. Agli AO non è così. Oltre ai due stadi a pagamento, la Rod Laver Arena da quindicimila posti e la Margaret Court Arena da ottomila. col biglietto Ground accedi a ben tre altre Arene, di capienza fra i tremila e i cinquemila posti: la John Cain da diecimila, la KIA da cinquemila, la 1573 da tremila, tutte intitolate agli sponsor.

    La Kia Arena

    Sono tutti impianti molto belli, in cui il tennis si vede benissimo e senza la calca dei campi minori, che comunque rimangono accessibili con le loro tribune libere. Alla John Cain poi ho visto una cosa che mi ha lasciato di stucco: quando l’impianto è pieno, non devi fare la coda a uno dei gate per entrare. Scarichi la App del torneo, ti registri, inquadri il QR code che viene visualizzato sui pannelli all’ingresso e … attendi che ti arrivi la notifica che ti avvisa che il tuo posto si è liberato. Meglio di così…

    John Cain Arena

    08-Melbourne, la città delle “four seasons in one day”

    Mi aspettavo quaranta gradi e sole, ne ho trovati diciotto con pioggia. Nello stesso punto in cui quattro anni fa le fiamme divoravano gli Eucalipti sulla Great Ocean Road, ora gli Wallabies – i minicanguri scuri che sono il vero simbolo del Paese – si godono l’erba fresca e bagnata. Qui funziona così, grande varietà di temperature fra un giorno e l’altro, fra una settimana e l’altra. Quindi, occhio alle previsioni meteo nei cinque giorni antecedenti alla partenza, franchigia da 24kg sul bagaglio e valigia farcita di pile e bermuda. Crema solare obbligatoria, la mia è tornata dritta dritta nell’armadietto e servirà quest’estate.

    07-Quello grande, è per le ragazze!

    I due splendidi trofei che vengono consegnati ai vincitori del singolare maschile e femminile sono ovviamente delle riproduzioni degli originali, sui quali vengono incisi i nomi e che rimangono in Australia. Valgono, le copie, circa ventimila dollari australiani ciascuno (più o meno quindicimila euro), e per espresso volere degli organizzatori quello più grande è riservato alla vincitrice. Un piccolo gesto che vale – assieme al montepremi equiparato – più di mille parole circa la parità di genere.

    Paolo Porrati con i trofei dell’Australian Open

    06-Ladyhawke e il fuso orario

    Son dieci ore di differenza. Quando siete qui, in pratica andate a dormire che in Italia hanno appena pranzato, e vi svegliate che a casa stanno per andare a dormire. All’inizio fa un po’ strano, vi sembra un po’ di essere nel film Ladyhawk degli anni Ottanta, in cui Michelle Pfeiffer e Rutger Hauer si trasformavano in Falco e Lupo rispettivamente di giorno e di notte, senza incontrarsi mai. Poi ci si abitua. Ah, dimenticavo. Se riuscite, fate in modo di arrivare a Melbourne la sera. Per il vostro fisico sarà ancora pomeriggio, ma sarete stanchi e con un po’ di melatonina dormirete, recuperando il fuso. Un trucchetto prezioso soprattutto per chi ha pochi giorni a disposizione.

    05-Festa, festa, festa!

    Gli Australian Open sono, in definitiva, una splendida festa. Immaginatevi un parco cittadino gigantesco, in cui per due settimane tutti vanno a passare la giornata, e anche a vedere il tennis. La zona riservata ai bambini, subito dopo l’ingresso principale da cui parte la passeggiata che porta fino alla Rod Laver Arena, è piena di giochi, maghi, concorsi, tavoli da ping-pong disposti a forma di cerchio, letteralmente un paradiso per i piccoli, futuri tennisti e i loro genitori. Con cinquanta dollari australiani, passi una giornata di divertimento spensierato con mille cose da fare, e se poi vuoi c’è pure da vedere qualche partita di tennis.

    Ballpark

    … le migliori nel prossimo articolo…

    Paolo Porrati

  • Un pugno di racchette regionali nell’agone internazionale

    Un pugno di racchette regionali nell’agone internazionale

    Rivediamo da vicino alcuni talenti friulani

    Sono un numero ristretto di volenterosi ed irriducibili competitor che cercano di finalizzare al meglio anni di allenamenti, di rinunce e di sacrifici economici e con l’obiettivo di progredire nel confrontarsi con i professionisti del tennis. Scelta che implica, in prevalenza, lo sganciamento dal più accessibile giardino agonistico nazionale, quello piazzato nei dintorni di casa.

    L’andare per gli ardui circuiti Itf, Wta e Atp non assolve unicamente la semplice comparazione del livello tecnico raggiunto, ma dischiude la possibilità di guadagnare punti nel ranking mondiale, accompagnati da premi in denaro.

    Realisticamente, va detto che il break even, punto di pareggio tra spese (viaggi, alloggi, allenamenti, materiali) ed entrate rimane, per la stragrande maggioranza dei neofiti giocatori una pura chimera.

    Cosa spinge allora migliaia di tennisti a tentare ed a ritentare la sorte negli eventi accessibili con il rischio di inabissarsi nelle paludose qualificazioni?

    La passione dello sport, il desiderio di tangibili miglioramenti ed il sapore della sfida, meglio se vissuta contro sconosciuti avversari. Esperienze che comunque rimangono indelebili e per molti segnano un bagaglio di consolidamento caratteriale per le varie attività del futuro.

    Tralasciando il fattore dei compensi, la spinta motivazionale della passione investe anche gli agonisti junior ed in parte anche i migliori under.

    Risultati di buon livello, propensione ai viaggi, ai ripetuti allenamenti ed ai raduni selettivi, coltivando nel contempo un sostenibile livello di studio, possono accendere i riflettori federali e le conseguenti facilitazioni per i primi confronti nel difficile mondo Itf. Senza dimenticare che competenza e bravura acclarata sono biglietti da visita per l’ingresso tra i 19 ed i 22 anni nei team tennistici dei college Usa con l’appoggio salvifico di modulate scholarship.

    Riccardo Bonadio

    Il 30enne di Azzano Decimo, oggi residente in quel di Pavia, é il testimone per eccellenza di una carriera vissuta step by step tra sacrifici e soddisfazioni, sempre con l’occhio attento ai bilanci personali ed ai miglioramenti. Partendo dai primi insegnamenti del padre Marco, passando agli incroci costruttivi con diversi coach dai quali ha succhiato il meglio degli insegnamenti riversati da ognuno di loro, fino ad arrivare, nello scorso mese di maggio, ad ottenere il suo best ranking Atp, conquistando il gradino n. 164 in singolare.

    Riccardo Bonadio

    Risultato che per lo storico “albo” dei migliori tennisti del Friuli Venezia Giulia si conferma a solo 19 posizioni dal record di tutti i tempi, primato risalente a 38 anni fa, “era” nella quale il quadro competitivo si palesava ben diverso in termini di concorrenza dall’attuale scenario. Riccardo è riuscito a calcare le superfici di tutti i campi dei quattro Slam, sfiorando a New York anche il salto nel main draw. Negli AO del corrente anno é riuscito a superare un turno nel tabellone minore, ma già nel suo ricco carnet di tornei si profilano studiati impegni per cercare di incrementare il suo best ranking, partendo dall’attuale posizione che lo vede come n. 219 del mondo.

    Giacomo Dambrosi

    Non si molla la presa sul simpatico perticone triestino da 17 mesi lontano dalle sfide tennistiche. Non si abbandonano le speranze su un giocatore che a 19 anni in un crescendo tumultuoso di positivi veleggiava intorno al ranking Atp 600. Purtroppo, da quel traguardo interlocutorio incominciavano seri problemi fisici, unicamente concentrati su entrambe le piante dei piedi.

    Visite a Barcellona dallo specialista di Rafa Nadal, a Belgrado da un ortopedico di fama mondiale, senza parlare dei ripetuti consulti con esperti luminari italiani. Così tra plantari, ferri chirurgici e diete sembra che, grazie all’occhio attento e generoso della FitP, e soprattutto grazie ad un indomabile tenacia, la via della ripresa sia a portata di racchetta. Giacomo non si è lasciato andare: il tono muscolare si è mantenuto inalterato, l’apparato cardiaco lavora alla grande. I primi graduali allenamenti dicono della ritrovata fluidità nel palleggio, dello swing ficcante integro e della corretta riproposizione dell’arco di servizio.

    Manca la consuetudine al campo: il match, l’agone, la corsa, la gratificazione.

    Ma con la rabbiosa motivazione che lo pervade il suo rinascimento tennistico non diventa utopico.

    Pietro Pampanin

    il 21enne giuliano, con classifica nazionale 2.3 e dall’ottimo passato giovanile, ha deciso di riformare la sua preparazione, ritornando con un risoluto balzo a ritroso alle proprie origini.

    Ecco stagliarsi il circolo della sua formazione, il Tennis Club Triestino, ed il coach che lo ha forgiato da junior, lo sloveno Jaka Bozic. Non si tratta di un istruttore qualsiasi, ma di un ex davisman con un glorioso passato giovanile e con allori conquistati nel Campionato assoluto sloveno, individuale e a squadre. Senza contare le esperienze da allenatore che spaziano dalle nazionali in Fed Cup alle proficue preparazioni con singoli atleti, tra i quali è da ricordare il titolo tricolore under 16 dello stesso Pampanin. Cambiamento che ha un po’ il sapore di una decisa prova d’appello, visto che le primavere incalzano e le esperienze dei primi confronti da professionista lo hanno portato ad esprimersi sui campi in terra di diverse nazioni europee e con puntate in Georgia ed in Argentina.

    Il consuntivo di una classifica che lampeggia a fine anno agonistico intorno al 1.000 Atp non può essere appagante per un tennista con i suoi mezzi naturali e soprattutto con gli stimoli a progredire ancora perfettamente oliati.

    Sara Ziodato

    Un cambio di college Usa, dal Texas alla Virginia, da parte della ventunenne triestina rendeva difficile seguirne puntualmente le tracce. La sua attuale appartenenza ai Virginia Cavaliers la vede molto attiva nel difendere il gonfalone del team statunitense e sempre sugli scudi nei sporadici tornei individuali tra universitari. Sara, nonostante le sue rarissime apparizioni sui campi italici durante le vacanze estive, mantiene la classifica FitP di 2.4 ed occupa sempre una casella di presenza nella compagine del Tct.

    Sara Ziodato

    Fedeltà ripagata alle strutture nazionali che le ha permesso, grazie al benevolo fiuto di Piero Tononi, direttore del torneo Itf di Tarvisio, dal monte premi di 60mila verdoni, di accedere direttamente al main draw della competizione. Fiducia ripagata in pieno visto che la longilinea ragazza, nonostante la superficie in terra fosse divenuta inusuale nei tre anni spesi sui campi degli atenei statunitensi, riusciva passare un turno, a spese della lituana Klaudia Bubelyte (670 Wta) stabilendo un primato assoluto fra tutte le giocatrici regionali. La Ziodato, ligia al “must” dei college che prevedono, per le atlete beneficiate da full scholarship, allenamenti, rendimento nelle gare e buon livello di studio, si appresta a frequentare il quarto anno di Statistica con gli interrogativi del fine maggio 2024: proseguire per un altro anno con un possibile master nello stesso ateneo, avvicinarsi subito al mondo lavorativo o rientrare nei ranghi di giocatrice con la speranza di intraprendere una significativa carriera da Pro?

    Margherita Marcon

    La neo diciottenne, attualmente in forza al Green Tennis di Mestre mostra la classifica 2.4, posizione misurata frutto delle scarse frequentazioni nei tornei Open, mentre sono ben 13 le gare Itf che l’hanno portata in Egitto, Tunisia e Turchia ed oltre 5 le apparizioni nei comprensori nazionali. Attività vissuta in modo composito tra gli appelli a supporto della squadra veneziana, le convocazioni ai raduni da parte della federazione che la segue con attenzione (è risultata la seconda under 18 italiana con i punti Wta) e gli allenamenti, senza tralasciare la frequenza scolastica che richiede presenze ben designate con l’apprensione degli esami finali nell’orizzonte estivo.

    Margherita Marcon

    Il ranking internazionale le riconosce, al 15 gennaio 2024, la posizione 1.212, graduatoria che le consente, in diversi tornei da 15.000 dollari, di accedere direttamente nel main draw saltando le insidie delle scivolose qualificazioni.

    Dalla prossima estate l’agenda della neo maggiorenne sarà meno convulsa in termini personali e particolarmente più distesa e meglio programmata negli appuntamenti tennistici. Dopo intensi allenamenti tecnico-fisici avrà il tempo materiale per limare i sovraccarichi e graduare i tempi giusti dell’agonismo..


    Sofia Ferraris

    La giovanissima under (spegnerà le candeline delle 14 primavere nel mese di novembre) continua a mantenere alto il livello del suo tennis tra mirati allenamenti e frequenza nelle gare sotto l’egida di Tennis Europe, rispondendo con profitto alle chiamate azzurre nelle rappresentative nazionali, mentre riesce sempre a lasciare il segno nelle competizioni a squadre regionali e di club.

    Non mancano mai presenze e relativi trasferimenti nei raduni tecnici organizzati dalla federazione centrale in quel di Formia. Il ranking italico della 13enne denuncia la posizione da 2.7, classifica contenuta dovuta principalmente alle ridotte partecipazioni ai tornei nazionali, perché l’obiettivo individuale preminente mira alle gare europee nella categoria under 14.

    Federica Colmari, Sofia Ferraris e la coach Paola Voli

    Scelta di pregio che l’ha proiettata sui campi di Gran Bretagna, Irlanda, Austria, Francia e naturalmente Italia. Esperienze utili e fruttuose con un carnet ricco di buoni piazzamenti ed una fresca semifinale guadagnata nella repubblica transalpina in un torneo di Grade 3. Peculiare la constatazione a consuntivo dei vari confronti che indica nelle giocatrici capaci di superarla le stesse in grado di raccogliere l’alloro massimo della competizione. Magra consolazione, ma abbastanza significativa per rapportarsi sui valori delle migliori coetanee.

    Da diversi anni il laboratorio formativo della Ferraris la vede in training giornaliero nel circolo del Tc Nova Palma, sodalizio presieduto da Michele Pagano che non risparmia spazi alla ragazzina ed agli agonisti della scuola tennis. Qui la giovinetta si allena in simbiosi con la maestra Paola Voli con allenamenti specifici, seguita anche dalla collega Federica Colmari e talvolta scambiando anche con l’under 16 Margherita Losco campionessa regionale in carica nella categoria inferiore. Non manca a Palmanova l’occhio attento e la valente racchetta di Alberto Tirelli, tecnico federale di macroarea.

    Riflettendo sui circoli che prediligono l’attività giovanile femminile in regione, vengono in mente diversi encomiabili laboratori formativi ubicati nelle quattro ex province, tutti centri molto attivi fino ai primi anni under. Poi, per alcune giocatrici, agli albori dei passaggi da junior, le sirene ben strutturate d’oltre regione cominciano a svolgere un ruolo attrattivo, quasi una calamita che convincono le famiglie delle ragazze e loro stesse a sormontare disagi e costi.

    Ecco, a puro titolo d’esempio, una lista delle teenager “transfughe” con la loro età e classifica, valide atlete che potrebbero formare una pregevole squadra di seconda categoria:

    Parente Sophie anni 15  cl. 2.5 – Green Garden (Ve)

    Iosio Emily anni 16  cl 2.5 – Park Tennis (TV)

    Segato Eva anni 17  cl. 2.5 – Ct Vicenza

    Iosio Nicole anni 18  cl. 2.5 – Park Tennis (TV)

    Corvi Aurora anni 18  cl. 2.4 -Tc Crema

    Marcon Margherita anni 18  cl. 24 – Green Garden (Ve)

    Fausto Serafini

  • Le nuove tendenze del padel in fiera a Milano

    Le nuove tendenze del padel in fiera a Milano

    Siamo stati al Padel Trend Expo e, fra conferme e novità, abbiamo selezionato quelle secondo noi più interessanti

    Dopo il successo dell’edizione Zero dello scorso anno, come vi avevamo anticipato (link all’articolo) siamo andati a curiosare fra gli stand del Padel Trend Expo.

    La prima impressione è che il padel non sia una moda, ma una vera mania che coinvolge tutti, dai più giovani ai meno giovani.

    Le lunghe file ai box per prenotare le Clinic con gli istruttori di padel sono state la vera testimonianza del successo di questo sport, insieme alle esibizioni dei grandi campioni che hanno attirato una folla incredibile di spettatori.

    La simpatia e l’estro di Tolito Aguirre insieme a Momo Gonzales, Javer Garrido e Mike Yanguas hanno entusiasmato il folto pubblico che ha potuto assistere ad un vero e proprio padel-spettacolo.

    Ad animare le giornate c’era Radio Deejay con alcuni dei suoi speakers più famosi come Rudy Zerbi e Matteo Curti che si sono divertiti e hanno divertito con musica, gadget e sfide giocate come la maggior parte dei nuovi amanti di questo sport… più o meno come una sfida a racchettoni in spiaggia!

    Nel campo da pickleball, disciplina sulla quale la FITP sta puntando molto, si sono alternati volti noti come Moreno Morello di Striscia La Notizia, Gennaro di Napoli, ex campione di mezzofondo, l’ex calciatore Antonio Cabrini e il giornalista Stefano Melocaro.

    Moreno Morello

    Morello e Di Napoli ci hanno detto che per loro era la prima volta su un campo da pickleball, ma grazie agli insegnamenti di Andrea Della Vedova, istruttore della Federazione, dopo pochi scambi erano già in grado di sfidarsi in divertentissimi – nel vero senso della parola – match. La difficoltà maggiore? Il punteggio!

    Accanto ai campi e alle tribune, moltissimi stand con prodotti e servizi nuovi (e meno nuovi) dedicati al padel.

    Partendo dall’abbigliamento, sicuramente la tendenza si conferma quella dei colori sgargianti e molto vistosi così come visto da Smash Ball (Home | SMASHBALL).

    Oppure i tessuti tecnici, un must per qualsiasi sport, di Vifra (Padel & Tennis – Vifra) che si presenta come l’abbigliamento per il tennis, il padle e… il pickleball!

    Interessantissimo, a nostro parere, lo stand di Flokysocks (Floky | Tutela il tuo corpo con la biomeccanica (flokysocks.com)) che realizza prodotti sfruttando i principi della biomeccanica per proteggere le prestazioni sportive. Calze, manicotti e maglie in grado di migliorare le prestazioni atletiche e allo stesso tempo di prevenire l’usura del corpo dagli infortuni durante l’attività fisica grazie ad applicazioni serigrafiche innovative.

    Per le scarpe la richiesta maggiore riguarda la personalizzazione. Avete presente il logo di Rafael Nadal sopra il tallone? Oggi se volete le vostre iniziali le potete tranquillamente richiedere, come ci hanno spiegato nello stand di Max Padel Shoes (Home – Max Padel Shoes).

    E per le borse? La linea che più ci ha colpiti è stata quella di Cover Padel (Cover e borsoni personalizzati per il padel – Padel Cover Custom (coverpadel.it)) che nasce come spin off di Tappezzeria Fausto 2.0 specializzata nel restauro, personalizzazione e riparazione degli interni delle auto. Artigiani abituati a lavorare le pelli, i figli Stefano – ex calciatore professionista – e la sorella Susanna hanno creato una linea dedicata a borse e borsoni per il padel.

    E per abbellire il look, è notevolmente aumentato il numero di gioiellerie che hanno deciso di dedicare una propria linea al padel, come per esempio Lagati Padel Jewels (Lagati Padel Jewels) che propone braccialetti, anelli, collane ed orecchini in oro e argento.

    Una citazione a parte merita il turismo legato ai viaggi verso strutture attrezzate con i campi da padel.

    Il Club del Sole (I Migliori Villaggi Vacanze in Italia | Club del Sole) ha due strutture recettive in Emila Romagna che hanno costruito dei campi da padel per i propri ospiti.

    Oppure Vamos Padel (Eventi e Clinic di Padel in Italia e all’estero (vamospadel.it)) che in collaborazione con Ife Sportland (Tornei e Clinic di Padel | IFE Sportland) propone dei tornei di padel dedicati ai giocatori di tutti i livelli e degli eventi internazionali per unire vacanza e sport.

    Ma c’è anche chi ha deciso di costruire, ex novo, dei residence attrezzati con i campi da padel e da pickleball nella magnifica cornice di Zanzibar (Zanzibar Residence | Zanzibar Apartments). Nel prezzo della vacanza sono già incluse le Clinic di Padel con gli istruttori.

    E non potevano mancare gli integratori con le barrette energetiche e i sali minerali per migliorare le prestazioni fisiche o recuperare dallo sforzo. Possiamo citare +Watt (+Watt: Integratori sportivi e per il fitness), 4Plus Nutrition (4+ Nutrition | Integratori sportivi alimentari (4plusnutrition.com)) e ancora Visport (Visport Energy | Integratori per lo Sport – Barrette Proteiche) che, partner di Zanzibar Residence, esporta i suoi prodotti nei resort della Tanzania per non farvi sentire un calo fisico finchè vi allenate in riva al mare.

    Ma la principale novità è Snap Shot (Bibita booster per la mente: migliora la concentrazione (snapshotbrainfuel.com)) che, come dice il claim: non è una bevanda energetica, non è una bevanda eccitante, non è un nutraceutico e non è un prodotto farmaceutico, ma è una bibita funzionale utile a studenti, lavoratori e negli sport dove si richiede un’alta concentrazione. L’abbiamo assaggiata ed è anche buona!

    E se dopo l’attività sportiva vi doveste sentire indolenziti, il dott. Joseph Luraschi ci ha assicurato che grazie alla chiropratica il nostro corpo può ritrovare il benessere fisico (Home – Joseph Luraschi). Specializzato nel risolvere i disturbi neurofisiologici e della struttura articolare, in particolare della colonna vertebrale, è anche in grado di individuare e correggere eventuali difetti, in modo da prevenire i traumi, o semplicemente migliorare la performance sportiva.

    Una citazione a parte vorremmo farla per lo stand di due simpatiche ragazze cinesi, venute appositamente a Milano solo per la fiera per vendere i grip per le racchette da padel. Una conferma in più che anche la Cina sta investendo su questo sport.

  • La Befana vien di notte, le racchette le ha già rotte?

    La Befana vien di notte, le racchette le ha già rotte?

    Nella giornata in cui la dispettosa vecchina porta dolci o carbone ai bambini, diamo una sbirciatina… alla calza del Tennis!

    Il 2023 è appena passato, e il 2024 sta già iniziando con il 250 di Brisbane, la United Cup e gli Australian Open che sono alle porte. E in più, è il 6 Gennaio, la Befana, il giorno in cui i bambini scoprono da quello che trovano nell’apposita calza se nell’anno appena trascorso sono stati buoni o cattivi!

    E siccome tutti i tennisti in fondo sono un po’ dei bambini, alcuni anche un po’ troppo, ecco che cosa ho trovato io all’interno del temibile involucro.

    Nel buio della mia stanzetta, che potete un po’ immaginarvi come lo studio di Supertennis ma senza le fatine Elena e Lucrezia, infilo le mani nella calza e capisco che c’è qualcosa di strano. L’involucro infatti non contiene dolci e carbone ma degli oggetti, direi sei in tutto. Dubbioso, ma anche un po’ speranzoso, inizio a estrarli.

    Per cominciare, qualcosa che equivale senza dubbio a un dolcetto. Ecco la parrucca color carota dei fan di Sinner alle Finals, una marea di gente vestita di arancione che ha riempito il cuore di tutti noi che seguiamo il tennis da sempre, una soddisfazione enorme vedere che adesso il nostro è veramente uno sport amato da tutti!

    Infilo la mano, rimesto un po’ ed ecco che mi ritrovo a rigirarmi fra le dita una piccola pagoda cinese. Ah, ho capito, è il simbolo di Pechino, il 500 dove Jannik batte Danil e diventa definitivamente un campione. Adesso la storia è tutta da scrivere!

    Altra pesca, altro dolcetto. Mi aspettavo di trovare una piccola Coppa Davis, ma quello che esce è invece una Bobble Head. Avete presente? Sono quei giocattoli da collezione che riprendono una figura umana, spesso una persona famosa, ma con la testa sovradimensionata rispetto al corpo. Invece di una connessione solida, la testa è collegata al corpo da una molla o da un gancio in modo che un tocco leggero provochi l’oscillazione (bobble) appunto della testa. E la Bobble Head che ho in mano è quella di Filippo Volandri. Deve essere stato immortalato proprio nel momento in cui il rovescio di De Minaur si accomoda in corridoio e ci riporta sul tetto del mondo. Dopo essere stato subissato da tutti i tipi di critiche il Capitano porta a casa l’insalatiera e invece di togliersi quel quintale di sassolini dalle scarpe cosa fa? Sorride e ringrazia tutti, giocatori, fans, e anche chi lo ha criticato. Se il tennis deve fornire esempi e ispirazione, beh questa è una grande lezione.

    Bobble Head di Djokovic

    Bei ricordi, ma la calza non è vuota. Iniziano i pezzi di carbone. Il primo è … una fetta di pizza in plastica? Ah, ho capito, ci ho messo un attimo ma adesso è chiaro. Fetta in inglese si dice slice, come lo slice di rovescio di Berrettini. Infortuni e distrazioni passano, ma deve tramontare anche un colpo che non disturba più nessuno, e che non consente a “the Hammer” di far male. Forza Matteo, c’è tempo per tornare fra i Top 20!

    Il prossimo oggetto sembra ingombrante, lo estraggo dalla calza e scopro che si tratta di un piatto di Villeroy-Boch, quelli dei servizi da matrimonio peer intenderci. Non devo chiamare Bertolucci per farmi spiegale l’arcano. E spero di dimenticare presto la premiazione femminile agli Internazionali di Roma, con il “piatto” che viene chiamato “targa” e viene quasi consegnato alla tennista che ha perso. La Diversity passa anche dall’attenzione a queste cose, sicuramente l’anno prossimo andrà meglio. Deve andare meglio.

    L’ultimo rigonfiamento della calza è enorme, e nel prenderlo mi pungo pure. Incredibile, è un elmo prussiano della Prima guerra mondiale. Ma che ci fa una roba del genere fra i miei pezzi di carbone? Anche qui, basta un attimo per capirlo. Il Podio del disagio tennistico nel 2023 spetta infatti di diritto alle le critiche a Sinner dopo la rinuncia al Round Robin di Davis a Bologna. Ho letto frasi del tipo “non è italiano, ma tedesco” quando ha dichiarato forfait per prepararsi ai tornei asiatici, peccato però che poi non ho letto frasi del tipo “scusate siamo degli idioti” dopo che ci ha fatto vincere a Malaga. Eh no, così non va, il tennis non è il calcio…

    Ricapitolando: una parrucca, una pagoda, un bubble head, una fetta di pizza (in plastica), un piatto e un elmo prussiano. Ce n’è abbastanza per andare su E-bay, ma penso che me li terrò tutti e li metterò in una bacheca, per ricordare un anno tennistico incredibile e intenso.

    Ma la domanda a questo punto non è più per me, ma per voi: che cosa ci avete trovato, nella vostra calza del Tennis?

    Buona Epifania a tutti i Talkers!

    (Paolo Porrati)

  • AO 2024, guida per un sogno possibile. Parte Prima: una doverosa premessa

    AO 2024, guida per un sogno possibile. Parte Prima: una doverosa premessa

    Alla scoperta del più lontano degli Slam, un sogno tennistico distante ma non troppo

    Partecipare, come pubblico, ai tornei del Grande slam è un’esperienza di per sé affascinante, e regala una visione genuina e immediata di come venga vissuto questo sport dalla gente delle diverse latitudini.

    Procediamo con ordine, iniziando dal Roland Garros e occupandoci dei tre principali fattori che l’appassionato deve tenere bene a mente prima di iniziare il suo pellegrinaggio nei templi pagani del suo sport: l’impianto, l’aspetto sportivo, il modo di vivere lo spettacolo.

    Lo Stade Roland Garros è intitolato a un pilota della Prima Guerra Mondiale, che fu il primo a sorvolare il Mediterraneo ma che soprattutto ideò un modo di posizionare la mitragliatrice sui biplani così da consentire ai piloti di sparare e mantenere l’aereo in volo allo stesso tempo.

    Tennis e guerra, un binomio metaforico che regge alla corrosione del tempo. A differenza di quanto accade a Londra e New York, l’impianto sportivo è dentro la città. Ci si trova a quattro chilometri dalla Tour Eiffel, e il profumo della ville lumière aleggia fra i suoi vialetti. Anche perché da qualche anno, con l’inaugurazione del nuovo stadio interrato dedicato a Simonne Mathieu e posizionato dentro il Jardin des Serres d’Auteuil, l’orto botanico di Parigi, gli spettatori passano in mezzo a piante e fiori e si possono sedere a guardare le partite da un maxischermo respirando a pieni polmoni il profumo proveniente dalle serre. A inizio giugno, in piena fioritura, una cosa sensazionale.

    Dall’altra parte, invece, c’è la parte storica dell’area da otto ettari e mezzo, con lo Stadio Philippe Chatrier da quindicimila posti, il Lenglen da diecimila e il court numéro un, detto anche bullring, circolare come un’arena e a ingresso libero. Sugli altri, bisogna disporre del biglietto apposito.

    L’area, gigantesca negli anni Venti del secolo scorso, è ormai da tempo del tutto insufficiente a contenere la crescita degli appassionati e la relativa vendita di biglietti, per cui la sensazione è di perenne sovraffollamento, sin dal primo giorno. Il pubblico è tipicamente parigino: interessato alle partite ma non troppo, attento ma non del tutto, appassionato ma senza esagerare. Chiaro poi che in tale contesto il dress code sia elegante. Tutti vestiti bene, tutti composti, niente fuori posto, al punto da sembrare a tratti una sfilata di moda. Se ci andate, assicuratevi di essere in ordine, potrebbero scambiarvi per un tifoso di calcio.

    Se Roland Garros è una metafora del bon vivre, Wimbledon è quella del temple, della chiesa. Accedere ai prati di Church Road è come essere ammessi a un rito pagano, le cui regole vanno rispettate senza errori, e senza discutere. Ci si muove composti, si chiede permesso prima di sedersi a bordo campo, e soprattutto non si fa mai rumore, se non per applaudire, ma sempre con la dovuta grazia.

    Certo, l’insieme rende facile il comportamento monacale. I prati perfetti, il profumo d’erba appena tagliata e irrigata che si mischia a quello delle signore che con calma si avvicinano alle tribunette, le giacche demodé dei giudici di sedia, tutto concorre a introdurre lo spettatore in una liturgia di cui è al tempo stesso spettatore e protagonista. Dopo pochi passi all’interno dell’impianto, assumerete l’incedere pensoso e rispettoso di Sherlock Holmes, e cercherete con lo sguardo il fido Watson per farvi dire da lui su quale campo si stia giocando il match più interessante. Non stupisce che il più elegante dei tennisti recenti, Roger Federer, abbia trovato qui il suo habitat naturale.

    Ma se a Roland Garros e a Wimbledon non vi siete trovati a vostro agio, allora forse Flushing Meadows è il posto per voi. Gli U.S. Open sono entertainment, festa e spettacolo, ci si va per divertirsi. Non a caso, il numero di ristoranti presenti nell’impianto supera di gran lunga quello dei negozi di merchandising, il che è tutto dire.

    Lo spettatore medio degli Open si accomoda sulle gradinate equipaggiato con un porta-bicchieri di cartone enorme su cui posiziona bibite gassate, hot dog, panini e stuzzichini vari. Si alza non quando finisce il match, ma quando ha finito la roba da mangiare. Poi esce, ricarica il porta bicchieri e torna. E soprattutto, si diverte come un pazzo. Il match? Da gustarselo dall’inizio alla fine, ma facendo adeguare lui allo spettatore, e non viceversa, come se stesse sul divano di casa.

    Così, se durante un cambio campo di un match di Serena Williams, mentre la musica di intrattenimento è altissima, un’addetta alla vendita delle bibite si mette a ballare (piuttosto bene), subito ripresa dalle onnipresenti telecamere, il pubblico va in delirio. E Serena? Semplice, aspetta che l’esibizione, non la sua, quella della danzatrice, finisca, e poi torna a giocare come se niente fosse. E pazienza se i novanta secondi di stop son diventati tre minuti. Tutto normale, gente, questo è Flushing Meadows.

    Non sono ancora stato agli Australian Open, ma sono sicuro che anche lì c’è un modo speciale di vivere il tennis. Tutti i tornei a loro modo affascinano, e tutti offrono la possibilità non solo di vedere grande tennis in posti splendidi, ma anche di conoscere il popolo del tennis, in tutte le sue meravigliose varianti.

    Sinner agli Australian Open

    Se continuerete a seguirmi su Tennistalker Magazine, vi racconterò direttamente da Melbourne Park quello che si dice essere il più pazzo degli Slam. E siccome spero che chi non ci sia ancora stato trovi l’ispirazione per andarci, non vi racconterò delle partite (per quelle c’è una valanga di persone più brave di me), ma vi dirò tutto ma proprio quello che incontrerò sul mio cammino: costi (non impensabili, ve lo dico sin d’ora), preparazione, viaggio, consigli utili, prenotazioni, cose belle e cose brutte, idee buone e sciocchezze, insomma tutto quello che un privato come me e voi, con una passione enorme ma una vita normale deve sapere prima di prendere il computer e iniziare a cercare voli alberghi e biglietti.

    Se come me avete il virus del tennis, potrebbe essere divertente!

    (NdR: parte del testo contenuto in questo articolo è tratto dal libro “Lo Sport del Diavolo”, dello stesso autore, edito da Laurana Editore (https://amzn.eu/d/8poZt4P)

    Paolo Porrati

  • Il Segreto meno custodito del Tennis

    Il Segreto meno custodito del Tennis

    La Tessera Gold della FITP dovrebbe essere nel portafoglio di ogni appassionato? Io dico di sì e vi spiego perché

    Siamo al Tie-break finale, dopo tre ore e nove minuti di partita ai limiti dell’esperienza extrasensoriale. Jannik è di fronte a me, dall’altra parte del campo, pronto a servire sul 6-2. Nole invece è di spalle, pronto a rispondere, ci saranno al massimo venti metri in linea d’aria fra lui e me, tre in altezza. Impugno il mio telefonino in modalità video, pronto a immortalare con un video lo storico momento, proprio come gli altri quindicimila spettatori presenti qui al Pala Alpitour di Torino per la sessione serale della terza giornata di ATP Finals. Servizio da destra a uscire, media velocità, diritto profondo sulla risposta e discesa, smash incrociato a chiudere. Non sentivo un boato simile dal rigore di Fabio Grosso nel 2006 in Piazza Duomo, il palazzetto esplode e io ho modo di vedere coi miei occhi l’espressione del ragazzo diventato campione, e l’inclinazione della testa del campione che forse per la prima volta davvero si domanda se è arrivato quello che lo farà smettere di giocare.

    Sinner VS Djokovic

    Uscendo dalla Tribuna Autorità ripenso alla giornata appena trascorsa, e a quello che ho visto. Rivedo mentalmente il percorso fatto subito dopo l’ingresso nel recinto interno, dopo un po’ di tempo passato a godermi il Fan Village. L’ingresso dei giocatori, dove non ho resistito al primo scatto di una lunga serie di selfie, la Sala Stampa pronta per le interviste di fine partita, l’ingresso sul campo subito dietro la sedia del Giudice, con Goran che fa cenno al suo staff per assicurarsi che Nole – poco dietro – possa provare con calma l’uscita di diritto in lungolinea, e il mio sguardo che abbraccia le tribune che si vanno riempiendo.

    Poi la palestra dei giocatori e soprattutto gli spogliatoi, con la gigantografia dell’occupante sulla doppia porta, non mi decido se posare davanti a quello del ragazzo italiano o della divinità serba. Sono tutti gentilissimi con me, mi trattano davvero con cortesia e simpatia, dall’Addetto alla Sicurezza che mi controlla il Vip Pass alla Hostess che mi fa accomodare nella fila nove della Tribuna dedicata alle Autorità.

    Alle ATP Finals con la Tessera Gold

    Lato lungo, dietro i giocatori, così vicino da sentire bene quello che dicono e anche il reale rumore che esce dalla racchetta dopo il colpo. A questa distanza, la partita giocata da due Pro smette di essere spettacolo televisivo che tutti guardiamo e si trasforma nella sublimazione artistica dello sport che noi stessi pratichiamo a casa: un’esplosione di varietà nelle traiettorie, nella velocità dei movimenti, nella qualità del gesto tecnico. Dall’ultimo anello dello stadio percepisci la visione d’insieme, da qui capisci quanto spazio c’è fra il tuo diritto e quello di un professionista, o anche di un seconda. Sono estasiato, mi sento come Adso da Melk ne “il Nome della Rosa” di Umberto Eco, quando viene iniziato ai segreti della Biblioteca dell’Abbazia da Guglielmo da Baskerville.

    Senza però lo stesso stupore. Già, perché posso sì dire di essere estasiato, ma non di essere un completo esordiente in questo Tour ai limiti della magia all’interno del torneo più importante dell’anno, e del mondo. E non lo posso dire perché nel corso degli ultimi cinque hanno ho – andando rapidamente indietro nel tempo con la memoria, fatto un’intervista col Capitano di Davis Filippo Volandri (nel senso che … era lui a intervistare me) mentre stavo per guardare Sinner (ancora lui) battere De Minaur (sempre lui) alle NextGen Finals del 2019 (anche lì, Tribuna Autorità). Poi ho parlato di BJK Cup con Tathiana Garbin nella Lounge Vip del Foro Italico, dopo essermi mangiato con gli occhi lo straordinario percorso che dall’area giocatori porta fin sotto al Pietrangeli, incluso Felix Auger-Aliassime che mi cede il passo davanti alla porta, Iga Świątek che mi fa ciao con la mano mentre pedala sulla cyclette dopo la partita, e Coco Gauff che mi tira un’occhiataccia perché passo in sala stampa proprio mentre sta parlando. E oltre a questo, so che da qui a qualche giorno potrò incontrare Lei e quasi baciarla o perlomeno abbracciarla. Lei, non Elodie (che canta solo per noi), ma la Coppa Davis, esposta sul palco dei Supertennis Awards cui sono stato invitato e che mi danno la possibilità di salutare nell’ordine Max Giusti, Filippo Volandri, Melissa Satta (splendida), Lucrezia Marziale di Supertennis e molti altri.

    La scena si ripete puntualmente con tutti gli amici tennisti quando racconto queste cose, e forse sta accadendo anche con voi lettori in questo momento. Incrociano il mio, sguardi imbrigliati in espressioni contese fra la sorpresa del “ma davvero hai visto questo?” e la curiosità del “come diavolo hai fatto”, con una spruzzata di malcelata diffidenza da “dì la verità, conosci qualcuno?”.

    Negli anni sono arrivato a sublimare tutte le risposte alle domande di cui sopra, che siano o meno verbalizzate, in una sola frase: “E’ che leggo molto”.

    Ne ho discusso volentieri con Enrico Antonelli, membro della Segreteria di Presidenza della FITP e insieme a Maria Argentieri attento esecutore strategia di crescita di questo progetto fortemente voluta dal Presidente Angelo Binaghi, nonché splendido anfitrione in tutte le esperienze cui io e altri pionieri della Gold abbiamo avuto accesso grazie a nient’altro che alla nostra Tessera. E mi sono convinto che la risposta “E’ che leggo molto” è corretta, oltre che sintetica, perché in realtà tutto quello che ho fatto per svelare il segreto meno custodito di tutto il Tennis Italiano è stato solo leggere (potete farlo qui https://www.fitp.it/Tesseramento-Gold) le attività aggiuntive rispetto ai normali vantaggi della tessera FITP cui da diritto lo status di Tesserato Gold, e poi chiedere di fruirne. Tutto qui. E stiamo parlando di:

    BIGLIETTI GRATUITI O UPGRADE PER I GRANDI EVENTI INTERNAZIONALI ORGANIZZATI DALLA FITP. Compero sempre il biglietto, e poi chiedo l’upgrade che mi porta molto vicino al campo (ovviamente non nelle giornate finali), con accesso alle relative aree riservate;

    INCONTRARE I CAMPIONI DEL TENNIS ITALIANO. A seconda delle disponibilità, si viene coinvolti in piccole cose organizzate coi campioni presenti. Nel mio caso, da ricordare una cena a Torino nella Vip Area con Nicola Pietrangeli nel ristorante stellato del villaggio giocatori;

    TOUR NEL DIETRO LE QUINTE DEGLI INTERNAZIONALI BNL D’ITALIA, DEL BNL ITALY MAJOR PREMIER PADEL, DEL GROUP STAGE DI DAVIS CUP O DELLE NITTO ATP FINALS. Il momento nel corridoio sotterraneo del Foro Italico in cui si trovano le fotografie di tutti i giocatori, e in cui tutti i giocatori (inclusa Caroline Wozniacki nel mio caso) passano per andare in campo, me lo ricorderò finché la racchetta non mi cadrà di mano per la vecchiaia.

    Agli Internazionali d’Italia con la Tessera Gold

    INVITO AI SUPERTENNIS AWARDS. Sapevate che Lucia Bronzetti in abito da sera non ha nulla da invidiare a una presentatrice televisiva? E che Matteo Berrettini visto dal vivo fa capire perché George e Brad con le loro macchinette del caffè siano ormai acqua passata? Passeggiare nel foyer degli Award per un tennista è come aggirarsi nell’Olimpo per un abitante dell’antica Grecia: non sai fin quando dura, ma intanto te la godi alla grande;

    VISITA AGLI STUDI TELEVISIVI DI SUPERTENNIS. Seduto nella cabina di regia, mi sono goduto tecnologia e simpatia della mia televisione preferita. Ho chiacchierato col Direttore Livio D’Alessandro, conosciuto le splendide presentatrici Lucrezia Marziale ed Elena Ramognino, preso il caffè alla macchinetta Mauro Ricevuti, incrociato nei corridoi Lorenzo Fares e Giorgio Spalluto. E, culmine della soddisfazione, nei momenti di pausa … mi hanno assegnato una scrivania in redazione tutta per me!

    GIORNATA DI FORMAZIONE CON L’ISTITUTO SUPERIORE DI FORMAZIONE “R. LOMBARDI”. Quest’anno la formazione consisteva nell’accesso al Seminario organizzato al Foro Italico subito prima dell’inizio del torneo, insieme ai maestri. Abbiamo ascoltato Emilio Sanchez, abbiamo visto una dimostrazione sul Pickleball (ne parleremo presto, anche qui “leggere” è una mossa intelligente) e soprattutto, abbiamo-ho avuto la possibilità di fare una cosa che mai-mai-mai-mai nella vita sarei riuscito ad ottenere: la partecipazione all’udienza papale nell’Aula Paolo VI, in Vaticano.

    Papa Francesco

    Insomma, in sintesi a un costo massimo annuo corrispondente nel mio caso (ma il prezzo corrispondente al singolo caso può essere anche inferiore) di poche ore di tennis al coperto (non sempre debitamente riscaldate) a Milano, nel corso del tempo ho avuto la possibilità di fare un bellissimo passo dentro il tennis, non soltanto accedendo a spazi riservati e a situazioni esclusive, quello è splendido ma non è il centro della questione. Quello che in realtà la Tessera Gold mi ha messo a disposizione è la possibilità, in alcuni momenti dell’anno, di essere parte dello sport che amo di più al mondo, in compagnia delle persone che lo rendono ancora più bello con il loro lavoro. E in più, gadget per il quale sarà sempre grato, con a possibilità di scoprire che tutte ma proprio tutte sono persone in gamba, disponibili, appassionate di questo Sport bellissimo e maledetto.

    E allora perché?

    Perché quando si parla di Tessera Gold ancora oggi leggo post inveleniti e sento commenti ai limiti dell’insulto, e qualche volta oltre? Anche di questo ho parlato con Antonelli, e non solo, ricavandone una spiegazione molto chiara. La percezione della Tessera Gold presso il pubblico è – non a ragione – molto dipendente dalla restante parte dei vantaggi offerti dal suo status, e legati alla parte organizzativa. La quale parte organizzativa risponde all’intento di consentire ai molti giocatori in età lavorativa di poter conciliare le esigenze della competizione agonistica ufficiale con quelle dei propri impegni professionali, e di “godersela” in una maniera ancora più gradevole. Si tratta di:

    SCELTA FASCIA ORARIO DI GIOCO

    GIOCARE CON PALLINE NUOVE

    COACHING IN CAMPO GRATUITO IN OGNI TORNEO

    Ora, non sta a me entrare nel merito dell’effettiva esclusività o meno di questi servizi, o di come questi vengano o meno resi effettivamente fruibili dai Circoli che ospitano i tornei. Potrei dirvi che come giocatore, fin quando ho fatto tornei (*) ne ho usufruito e li ho trovati utili sebbene non determinanti, ma questo è un parere personale. Potrei aggiungere che ho visto in che modo la Fitp si accerta che quanto offerto sia effettivamente erogato, ma non è questo il punto.

    Il punto è che questi aspetti di campo, per me e spero adesso anche per alcuni di voi, sono decisamente secondari rispetto alla parte di eventi. I primi, sono interessanti, i secondi sono straordinari. E la Federazione, Enrico Antonelli in primis, ha lavorato per renderli progressivamente sempre migliori.

    Il Tennis, e penso anche per molti di voi, è una delle grandi gioie della mia vita, e con la Gold sono stato in grado di ampliare così tanto la mia stanza dei ricordi che neanche con Facile Ristrutturare e il Bonus 110.

    Quando riguardo le foto e i selfie scattati in questi anni, certe volte mi chiedo io stesso come sia stato possibile, poi mi ricordo che sì è stato tutto vero. Sicuramente, ma in Fitp lo sanno, la Gold ha patito e sta patendo un problema di Marketing che l’ha fatta identificare come uno strumento agonistico, quando invece è a tutti gli effetti una membership card che non ha nulla da invidiare alle Premium Card di Compagnie aeree o società emittenti di carte di credito. Con il pregio di non rendere necessario fare avanti e indietro nel mondo o spendere l’equivalente del PIL del Montenegro per ottenerle.

    Non sono certo la persona più qualificata al mondo per dispensare consigli di Marketing, ma come utente alla Fitp direi proprio di partire da questo, un riposizionamento di marketing … magari anche solo cambiando l’ordine in cui i vantaggi sono presentati sulla pagina del sito. Se nella prima riga di descrizione dei vantaggi c’è scritto “goditi Nole a cinque metri dal campo”, cosa importa del resto?

    (*) Piccola considerazione finale. Nel 2021 ho deciso di avere almeno una cosa tennisticamente in comune con (nientemeno che) Roger Federer: … l’anno del ritiro! Complici nuovi acciacchi fisici e una sopraggiunta incompatibilità col lavoro, ho dovuto consegnare ai posteri la carriera agonistica e il best ranking di 4.1, a pochi punti dal 3.5 (diciamo tutti così…).

    Ma la Tessera Gold l’ho rinnovata lo stesso. L’anno prossimo magari Jannik arriva a Torino da Numero Uno, non posso mancare…

    Paolo Porrati

  • Si Scrive Jannik, non Yannick

    Si Scrive Jannik, non Yannick

    Piccolo viaggio orgoglioso nella nuova era, in cui si parla più di Tennis  che di calcio

    È una bella mattina primaverile, e sul campo otto del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa si sta radunando una piccola folla di appassionati. Richiamati dal tam-tam invisibile che unisce gli spettatori del Trofeo Bonfiglio, praticamente il Roland Garros juniores, si stanno precipitando a controllare se il ragazzino italiano di cui si parla tanto bene fra gli addetti ai lavori è davvero forte come si dice. E io sono fra loro. L’anno precedente, nel 2016, è finito fuori al primo turno dall’israeliano Yshai Oliel, numero otto del seeding e di ben tre anni più grande di lui. Oggi se la vede col giapponese Naoki Tajima, anche lui più grande, e si gioca la semi.

    “È forte?” chiedo sedendomi di fianco al mio amico Gianluca, che mi ha tenuto il posto nella tribuna gremita difendendolo dagli assalti di un agguerritissimo socio del Circolo. Gianluca è, in poche parole, il più grande talent scout mancato che abbia mai conosciuto. Nella vita fa tutt’altro, bene, ma con il tennis è peggio di Elio a X-Factor, riconosce il talento in meno di dieci secondi. Tutti gli anni ci incontriamo al Bonacossa, e non gli ho mai visto sbagliare un pronostico sui giovani giocatori che partecipavano al torneo. “Questo cresce”, “questo non ha il diritto”, “questo fra i primi dieci ci arriva comodo” ,“questo tira troppo piano”. Più che dei pareri, delle sentenze, poi puntualmente confermate dal Tribunale della Classifica degli anni a seguire. La domanda su come gioca questo ragazzino dai capelli rossi secco come un giungo che sta per rispondere al servizio gliela faccio senza neanche sapere come si chiama, tanto poi il nome lo leggo dal programma.

    Gianluca non distoglie lo sguardo dal campo e mi risponde “giudica tu stesso”. Seguono, da lì a poco, una serie di fucilate di dritto il cui rumore si estende fino al vicino ponte della Ghisolfa. Non tutti in campo, ma tutti di una potenza devastante. È una di quelle situazioni in cui per riconoscere un genio non serve un altro genio, basta solo essere presenti e guardare. Ce ne rendiamo conto tutti, il ragazzo si farà, se le cose vanno per il verso giusto. Che è dire molto, perché fra un ottimo talento e un giocatore di successo passano oceani di variabili avverse. Io dal canto mio sono più portato all’osservazione dei comportamenti in campo che dei gesti tecnici, e una cosa la noto: il ragazzo parla poco, è molto concentrato, ma non si fa mettere i piedi in testa dall’avversario, né tecnicamente né quando c’è da farsi rispettare su un punto contestato.Sono passati poco più di sei anni, e noi fortunati spettatori di quella giornata particolare ci stiamo godendo la raffica di successi di Jannik Sinner. Da quel giorno, ne sono sicuro, tutti noi lo abbiamo seguito nel suo percorso con un misto di affetto e scaramanzia, animati dall’inconfessabile desiderio di potere un giorno dire “io l’ho visto giocare a quindici anni, quando nessuno lo conosceva”, una sorta di jus primae noctis in salsa tennistica. Nessuno ci scommetteva, ma tutti speravamo che il ragazzo riportasse a casa, in Italia, quel lignaggio tennistico che le spetta e che manca, mancava da cinquant’anni. E ora che è avvenuto, osserviamo attenti le curiose cose che si stanno verificando in queste settimane.

    Sono diventati tutti tennisti.

    Dieci anni fa, ma anche nei giorni in cui il futuro Carota Boy calcava il sacro suolo del Bonacossa, a seguire i tornei di tennis su Sky ma anche dal vivo erano i soli appassionati. Prima ancora, la faccenda aveva addirittura dei connotati massonici, se sapevi chi erano Camporese e Gaudenzi, ma non il nome del terzino di riserva della tua squadra del cuore eri guardato con lo stesso sospetto riservato ai Vegani.

    Oggi, tutti son diventati esperti, dando vita a fenomeni a tratti esilaranti a tratti commoventi. Memorabile l’annunciatore della RAI che riesce a sbagliare tre volte di fila la pronuncia del nome del ragazzo, ma il massimo è il giornalista spedito a San Candido per racimolare qualche chicca dall’ex-allenatore, il quale allenatore viene centrato in pieno da un’involontaria pallata di un’allieva nel campo subito dietro, proprio mentre stava dicendo che Jannik è sempre stato un bravo ragazzo.

    E’ scoppiata la Sinner-mania. Alle Finals di Torino ho contato una marea di magliette arancioni e almeno tre diversi gruppi di fan dedicati. I più simpatici sono di gran lunga i Fox Boys (hanno deciso di chiamarli così proprio quando li ho intervistati). Quattro ragazzoni simpaticissimi che condividono col nostro campione le origini altoatesine, un accento inconfondibile e anche un’altezza da top100.

    I Fox Boys

    La Davis ha fatto il resto, e questo gruppo di splendidi ragazzi (ma anche di ragazze, finaliste in BJK Cup) ha portato il nostro sport nell’empireo degli argomenti di conversazione, una di quelle cose per le quali devi avere un minimo di infarinatura per non fare la figura dell’ignorante fuori dal mondo.

    E noi appassionati, presenti su quel campo o meno, ci godiamo il nostro piccolo, ma meritato momento di gloria indiretta. Gli amici più vicini, ma anche quelli lontani insomma tutti quelli che sanno della nostra passione ci rivolgono domande eleggendoci a loro personale Panatta o Bertolucci della situazione (ma poi, dico io, la vogliamo fare un’intervista anche a Zugarelli e Barazzutti?).

    Ce lo siamo meritato. Non pensavamo potesse capitare ma adesso “ci stiamo dentro” alla grande, siamo passati dalla timidezza di Bambi alla sicurezza del Re Leone, e dispensiamo informazioni, consigli pareri e previsioni tennistiche di tutti i tipi: “sì, può diventare numero uno”, confermiamo, pensando fra noi e noi che l’età biologica prima o poi chiederà conto al Serbo. Un momento splendido, che desideriamo goderci fino in fondo.

    Ecco perché, in un momento nel quale tutti si stanno scoprendo appassionati di tennis, ho pensato di raccogliere per i miei mici e amiche dieci utilissime risposte alle altrettante domande che potrebbero venir loro rivolte in una conversazione sullo sport più in voga del momento, e che consentiranno di guadagnare punti in una maniera pratica ed elegante! Un piccolo indispensabile kit di sopravvivenza nella nuova era del tennis main stream!

    10-No, Sinner non è il più forte di tutti, ma in questo momento ha una potenza e una continuità che gli permettono di battere tre volte in dieci giorni (doppio incluso) una delle Divinità dell’Olimpo come Djokovic. Per una disciplina nella quale sei il migliore … fino alla mattina dopo, tantissima roba!

    9-Si, in questo momento siamo la nazione complessivamente più forte al mondo nel Tennis. All’ombra di grandi giocatori come Fognini e Bolelli è sbocciata una generazione di giovani tennisti, uomini e donne, di altissimo livello.  

    8-Si, la Davis ai tempi di Panatta e Bertolucci era diversa da quella di oggi, così come la Coppa dei Campioni era differente dalla Champions League. Senza per questo cambiare senso o prestigio. È il progresso baby…

    7-Si, tutti i giocatori del nostro Davis Team sono dei bravi ragazzi. Per davvero. Ma non tutti i giocatori di tennis lo sono, indipendentemente dal loro livello, per cui se state pensando di dirottare [giustamente] i vostri figli dal calcio ad altri, scegliete bene il maestro!

    6-No, la Stampa non è ok. Alcuni dei giornalisti che adesso si affannano per intervistare la portinaia di Sinner in cerca di gustose chicche rivelatrici, sono gli stessi che lo accusavano di non essere italiano dopo la rinuncia alle qualificazioni di Davis a Bologna. Un po’ di coerenza, eh?

    5-No, se iniziate domani a giocare a Tennis, non vi divertirete. Prima di riuscirci, prima che la traiettoria della pallina che uscirà dalla vostra racchetta assomigli anche lontanamente a quello che avevate in mente, ci vorranno anni. Ma non per questo, vi assicuro, non val la pena di provarci…

    4-Si, Panatta era un campione, Sinner pure, in due epoche diverse; gli altri paragoni hanno senso quanto la comparazione fra Filippide ed Eliud Kipchoge

    3-Si, Volandri è un grande Capitano. Ha fatto le sue scelte, le ha spiegate e sostenute, ha impedito che gli umori dello spogliatoio trapelassero facendo da parafulmine, è stato messo in discussione e insultato. E ora che ha vinto e potrebbe usare un escavatore per spostarsi i sassolini dalle scarpe le uniche parole che senti uscire dalla sua bocca son per fare complimenti. #c’èsolodaimparare

    2-Si, comprate un biglietto e andate a vedervi un torneo di Tennis, se non lo avete ancora fatto. È uno spettacolo meraviglioso dentro e fuori dal campo

    1-No, si scrive Jannik, non Yannick

    (Paolo Porrati)