Andy è un’icona quanto a superare avversità e infortuni, puoi approfondire a riguardo? E lo conosci bene? – “Siamo amici, ma non è che siamo tipo migliori amici, abbiamo un bel rapporto. Lui si è sottoposto a una pazzesca operazione all’anca, lo sanno tutti, e non è facile rientrare, specie se eri il n.1 al mondo. Mentalmente deve essere stata davvero dura per lui, ma penso siano d’ispirazione la sua volontà e l’amore che ha per questo sport, che ho sempre ammirato. Spesso ci alleniamo insieme. Quando ero piccolo lo guardavo alla tivù, quindi per me affrontare giocatori così è un po’ come un sogno che si realizza. Ricordo che nel 2016 aveva giocato qui contro Paulo Lorenzi e mio fratello, che disputava qui le qualificazioni nei juniores, aveva aiutato Paolo nel riscaldamento, quindi ero tipo ‘wow, stai giocando di fianco a Andy’ e adesso ci gioco contro. È un qualcosa che significa molto, ed è per questo che sono ancora più felice all’idea della partita che giocherò”.
Hai detto di esserti allenato con lui, cosa di quegli allenamenti aiuta un giocatore come te? – “Quando ti alleni cerchi di concentrarti su te stesso, sulle tue cose, sulle tue armi e su quel che vuoi fare, ma in generale provo ad allenarmi con giocatori con molta energia, che vogliono allenarsi intensamente, perché questo è quel che voglio fare io, e lui è uno di quelli. È un gran lavoratore. Ci siamo allenati qui prima del torneo, sull’Armstrong, è stato un gran set. Quindi sì, non è che l’ho cercato perché avesse un particolare trattamento di palla ma perché mi piace la sua mentalità, mi piace il modo in cui si allena ed è per questo che mi piace allenarmi con lui”.
Col tennis è facile finire come in una bolla, a vedere sempre le stesse persone e fare sempre le stesse cose. Adesso che hai avuto questo cambio di prospettiva (con l’infortunio e di conseguenza uno stile di vita diverso, fatto anche tanto di attività al di fuori del tennis) come questo ti va vedere la tua vita nel Tour? – “Penso che naturalmente tutti in certo modo ci evolviamo, non sono più lo stesso che è venuto qui la prima volta. Adesso ho 26 anni, sono ancora giovane ma comunque più vecchio, e sto imparando cosa mi piace fare e cosa no. Prima ero più bambino, era solo tennis tennis tennis. Penso ti aiuti ad avere un’idea di quel che c’è là fuori, e credo sia salutare per la mente, perché a volte si può finire con un esaurimento nervoso. Quando sei troppo concentrato o vuoi qualcosa troppo e poi non la ottieni, cosa ti rimane? Niente. Quindi è importante godersi la famiglia, gli amici, fare qualcosa di diverso e, per quel che mi riguarda, questo è un qualcosa di cui devo occuparmi, perché, come in ogni sport, mentalmente può essere dura. Siamo molto fortunati a essere qui, giochiamo per molti soldi di fronte a migliaia di persone. Ma a volte devi prenderti cura di te stesso, e questo è quel che faccio”.