Le nuove generazioni di preparatori a confronto: Millennial vs Generazione Z
Una chiacchierata fra Maristella Parisi (Generazione Millenial) laureata in scienze motorie, esperta di preparazione fisica nelle attività di Alto Livello CONI con qualifiche PF2 e IS2 e Paola Grappasonno (Generazione Z) laureata in Scienze Motorie, Istruttrice di tennis di secondo grado e specializzata in Management dello Sport.
MMaristella Parisi: Che la preparazione fisica nel tennista moderno e di alto livello sia fondamentale, ormai è un dato scontato. Quello che invece sta prendendo piede ma ancora non possiamo darlo per scontato è quanto la preparazione fisica debba avere una giusta distribuzione tra la componente generale, speciale e specifica. In particolare c’è ancora un po’ di divisione per quanto riguarda la preparazione fisica sul campo, utilizzando mezzi e attrezzi specifici e preparazione fisica a secco. C’è chi reputa la preparazione fisica sul campo come la migliore e chi pensa che per allenare la componente “organica” servano esercitazioni “pure”.
PPaola Grappasonno: L’allenamento di un tennista è un processo complesso e multidimensionale che richiede un’armoniosa integrazione tra abilità tecniche e capacità fisiche. Questo sport, richiede ai giocatori di alternare sforzi intensi e brevi periodi di recupero. È particolarmente interessante notare come, durante un match, il 70% del tempo venga trascorso a bassa intensità, mentre solo il 10% è dedicato a scambi ad alta intensità. Questi dati, forniti da diversi studi, evidenziano l’importanza di una preparazione che consideri la distribuzione temporale degli sforzi, suggerendo che i tennisti devono essere in grado di affrontare situazioni di alta intensità, pur mantenendo il controllo e la precisione nei colpi.
M: Motivo per cui, per esempio, nel tennis non è tanto importante la velocità massima della pallina, quanto la capacità di mantenere una velocità alta per tanto tempo, ovvero la sua reiterazione e ciò che spesso si trascura di allenare nella preparazione fisica è questo rapporto tra la componente fisica e tecnica, in situazioni tattiche e di stress.
P: Molti studi hanno dimostrato che l’allenamento in campo, svolto in maniera specifica è altrettanto efficace quanto l’allenamento a intervalli di corsa a secco. Questo implica che si può utilizzare l’allenamento specifico per il tennis per raggiungere l’alta intensità di gara.
M: Non si spaventino dunque i preparatori nel vedere che quando gli atleti corrono dietro alla pallina non lo fanno sempre alla massima velocità. È normale, corrono ad una velocità che è in relazione alla pallina!
P: La specificità dell’allenamento è un concetto fondamentale in questo contesto. È essenziale replicare le dinamiche di gioco per migliorare realmente la performance. Esercizi mirati, come spostamenti laterali combinati ad esempio con colpi di dritto e rovescio, oppure altre tipologie di spostamenti e di colpi, permettono di abbinare all’allenamento fisico anche la componente tecnica, preparando il giocatore a gestire situazioni di fatica e stress durante il match. Pertanto, la responsabilità dell’allenatore diventa cruciale in questo processo. È fondamentale che l’allenatore elabori un programma di allenamento integrato che unisca in modo sinergico la preparazione tecnico-tattica con quella fisica. Solo attraverso un approccio meticoloso e ben pianificato, che consideri le peculiarità del tennis e delle esigenze specifiche di ogni giocatore, è possibile ottimizzare le performance complessive. Questo rappresenta il segreto per un allenamento efficace: una pianificazione dettagliata che non lascia nulla al caso e prepara il tennista a eccellere in ogni aspetto del gioco, affrontando le sfide del campo con sicurezza e competenza.
M: Ciò che consiglio ai nuovi preparatori, o a chi passa dalla preparazione atletica o dalla preparazione fisica di un altro sport a quella del tennista, è di partire dal modello di prestazione. Questo fornisce tutti i dati al preparatore per poter elaborare un programma fisico adeguato. Per rimanere sul tema “spostamenti”, alcune giuste domande da porsi sono: quanti spostamenti fa in media un tennista? In quali direzioni si sposta? Che raggio di spostamenti copre (minimo, medio e massimo)? Quanti spostamenti vengono effettuati per ogni punto? Quali sono le percentuali degli scambi (minimi, medi e massimi)?
Il tennis è uno sport dinamico che continua a cambiare, ad evolversi. Per questo noi del settore dovremmo essere sulla stessa lunghezza d’onda e dovremmo esser bravi a seguire o ancor di più, leggere in anticipo il cambiamento per poter fornire un allenamento che sia della più alta qualità possibile. Attualmente siamo la nazione numero 1 al mondo, abbiamo una certa responsabilità!
(Maristella Parisi)