Tennistalker vi racconta il motivo per cui si utilizza questo “bizzarro” sistema di punteggio nel tennis
Quasi tutti coloro che scoprono il gioco del tennis per la prima volta si chiedono sempre: “Perché i punti si contano 15, 30, 40..? Perché non 1, 2, 3? E soprattutto, perché 40 e non 45? “
Questa è una delle tante curiosità di questo sport che spesso neanche giocatori agonisti da anni conoscono, ma che lo rendono unico.
La storia dietro il punteggio
E’ bene precisare che nessuno ha la certezza assoluta del motivo dell’utilizzo di questa formula di punteggio. Ci sono più che altro delle teorie, alcune di queste più accreditate di altre. Scopriamole!
La teoria dell’orologio: secondo tale argomentazione, in origine, nella Francia medievale, il conteggio era basato su un orologio analogico, per cui se facevi un punto bisognava muovere le lancette fino a 15, se ne conquistavi due fino a 30 (quindi la mezz’ora) e se ne ottenevi tre si doveva arrivare a 40.
Perché non 45? Ciò è dovuto alla regola dei vantaggi, per cui bisogna vincere un gioco con due punti di scarto. Nel caso in cui si arrivasse 45-45, facendo due punti si supererebbe “l’ora” creando confusione. Il 40 invece segna il tutto con maggiore chiarezza.

La teoria del Jeu du paume: un’altra teoria risale al gioco della pallacorda, sport che si praticava in Europa fin dal XVIII secolo, dove bisognava colpire la pallina con la mano. Il campo da gioco misurava 45 piedi per lato e quando un giocatore otteneva un punto si muoveva di 15, così come al secondo. Al terzo punto, invece, solo di 10.

Un’ipotesi meno plausibile dice che nel “tennis medievale” fossero in palio delle monete: per i primi due punti se ne assegnavano 15, per il terzo 10. Infine c’è anche chi sostiene che sia un semplice motivo di pronuncia, per cui il “quarantacinque” sarebbe troppo difficile da scandire.
Le prime due teorie spiegate restano comunque quelle più probabili, e in particolare quella degli orologi.