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    Claudio Pistolesi a TennisTalker: “Miami non è più lo stesso torneo di una volta”

    Abbiamo raggiunto Claudio Pistolesi, ex giocatore professionista e oggi affermato coach, per un parere da esperto sul Miami Open 1000 che si sta disputando in questi giorni

    Claudio Pistolesi, romano di nascita, ma che oggi vive ed allena in Florida, ha condiviso con noi le sue impressioni su giocatori, sorprese e delusioni di questo inizio di stagione e non ha nascosto le sue perplessità sull’evoluzione del torneo di Miami.

    Guarda, sinceramente Miami non è più lo stesso torneo di una volta. Io ero molto affezionato a Key Biscayne, c’era un’atmosfera più intima, più caratteristica. Certo, era piccolo, c’erano problemi di parcheggio, ma aveva un’anima. Ora il torneo si gioca in uno stadio di football rimediato, che per me non è all’altezza di un Master 1000. Certo, l’organizzazione ha fatto il massimo, ci sono strutture moderne e spazi ampi, ma i prezzi sono folli: 40 dollari solo per parcheggiare, e tutto costa il triplo rispetto al normale. Così si allontana la gente dal tennis.

    La cosa che ho notato di più è il ritorno di giocatori che sembravano persi o in una fase di stallo. Penso a Shapovalov, Davidovich Fokina, Rublev, che sono tornati a un ottimo livello dopo lunghi periodi difficili. Anche Berrettini sta cercando di riprendersi. Il tennis è così, va a onde come il mare: è quasi impossibile restare al vertice per vent’anni come hanno fatto Federer, Nadal e Djokovic. Ma questo rende tutto più interessante.

    Tra i nomi nuovi, mi ha impressionato tantissimo Joao Fonseca: talento straordinario, ma anche una maturità incredibile nelle interviste. Sinner? Ormai non fa più notizia, è una certezza assoluta. Si parla di lui solo in termini di grandezza.

    Djokovic sta perdendo più del solito. Non che lo stimi di meno, per carità, ma non siamo abituati a vederlo uscire così presto nei tabelloni. Anche Alcaraz e Zverev, con l’assenza di Sinner, dovevano dominare. Invece non è successo. Anzi, forse Sinner ha addirittura aumentato il divario con loro. Draper, invece, è stata una piacevole sorpresa.

    Nel circuito femminile, chi mi ha colpito in negativo è Swiatek. Ha perso sicurezza, sembra più nervosa. Non è più in quello stato di grazia in cui vinceva tutto. Sono curioso di vedere come reagirà.

    Tra gli uomini dico Zverev. Il tennis ha bisogno di leader, e oggi ne vedo solo uno certo: Jannik Sinner. Gli altri, da Alcaraz a Zverev, sono un po’ più altalenanti. Ma se devo scegliere un nome per questo torneo, punto su Zverev.

    Tra le donne, credo che Sabalenka sia più forte di Swiatek in questo momento. Se Andreeva vince ancora, siamo davanti a un fenomeno, ma la vedo dura. Secondo me, Sabalenka tirerà fuori la ‘zampata della tigre’.

    Qui sono di parte! Ho allenato Simone Bolelli per anni, sono legatissimo ad Andrea Vavassori, con cui mi sento spesso. Per me loro sono fortissimi, possono vincere su tutte le superfici, anche gli Slam. Nel doppio si vince spesso per uno o due punti di differenza, ma hanno la mentalità giusta per stare in vetta.

    Per Errani e Paolini, invece, era difficile ripetere il 2024 straordinario che hanno avuto. Ma siamo all’inizio dell’anno, ci sono ancora tre Slam e Roma. Chissà che proprio da Miami non riprendano slancio.

    Roma, per ragioni affettive: sono nato a 500 metri dal Centrale, l’ho giocato dieci anni, ho fatto gli ottavi. Poi Monte Carlo, dove ho battuto alcuni dei migliori, non solo Wilander come molti ricordano, ma anche Rosset e Aguilera. Quindi dico questi due, ma con Roma al primo posto nel cuore.

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