Una questione di … Experience
Si sono spente da pochi giorni le luci sfavillanti dell’Olimpiade parigina, e i tennisti che hanno ben figurato nel medagliere del Roland Garros stanno come previsto pagando dazio nel loro ritorno alla realtà dei Tour ATP e WTA.
Sta insomma tornando tutto alla normalità, incluso il tormentone sulle condizioni fisiche, mentali, tecniche e anche sentimentali di Sinner.
È quindi il momento ideale per concludere il nostro trittico Olimpico parlando dell’altro tennis, quello che si vede non dalle pur (non sempre) comode sedute sugli spalti, ma negli spazi riservati a chi ha scelto di acquistare uno dei cosiddetti “pacchetti experience”.
I “PACCHETTI EXPERIENCE“
Come sapete, ormai qualsiasi forma di intrattenimento propone in vendita due – se non tre – diverse modalità di partecipazione.
La prima in ordine di prezzo, classica, che quest’anno ho vissuto al Foro Italico, è quella del biglietto, a sua volta articolato in base alla posizione all’interno dello stadio con prezzi che ormai non possono più essere considerati fissi ma legati ai capricci di Sua Maestà l’Algoritmo.
Lo stesso posto per le Finals di novembre ha un prezzo che può aumentare anche di dieci volte man mano che ci si avvicina alla data.
La terza fascia, che, come sapete, ho vissuto da (felicissimo) ospite a Montecarlo, è quella dei VIP.
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In questo caso non si parla di prezzo ma di presenza, nel senso che vi si accede soltanto se si fa parte dell’ambiente che anima non tanto l’evento in questione, ma la località che lo ospita.
La seconda modalità è invece quella forse meno praticata ancorché conosciuta, e riguarda appunto le Experiences.
In pratica si tratta di pacchetti di servizi che includono sia il biglietto di ingresso, normalmente in un’area comoda e riservata, ma anche una serie di servizi collegati all’evento e alla sua fruizione.
Avendone fruito alle ATP Finals, agli Australian Open, al Foro Italico e anche alle Olimpiadi, posso raccontare qualcosa su di loro e avventurarmi in personalissima graduatoria di gradimento.
ROMA
A Roma, mi è stato possibile vedere i match dalla tribuna Autorità, con annessa piccola lounge, ma soprattutto di partecipare a un tour guidato nelle aree riservate frequentate dai giocatori.
Peraltro, essendo gli spazi dell’impianto relativamente piccoli, si aveva davvero l’impressione di essere dentro il mondo del tennis.
Così, mi sono diviso con Patrick Mouratoglou e Simona Halep lo stretto spazio del
corridoio dei Campioni, che porta fino al Pietrangeli, ho sbirciato la velocità della cyclette sulla quale Iga Swiatek stava facendo il defaticamento, ho rischiato di interrompere la conferenza stampa di Coco Gauff passandole involontariamente davanti (lei ha sorriso, “strange italians”…), e per concludere ho ceduto il passo sulla porta del ristorante dei giocatori a un Félix Augier-Aliassime appena chiamato a entrare in campo.
Ecco, il Foro ti precipita nel tennis, e volendo fa riacquisire al tennis la sua dimensione
preindustriale, quella in cui i tennisti non erano ancora delle PMI (Piccole Medie Imprese) ma solo delle ragazze e dei ragazzi molto in gamba.
Potete capire il genere di sensazione che può dare a un appassionato una cosa del genere, e … l’esplosione della reputation tennistica generata con gli amici del circolo dagli aneddoti portati a casa dopo giornate come queste.
TORINO
A Torino è diverso, la dimensione globale dell’evento rende tutto più organizzato, ma non per questo meno affascinante.
L’Experience in questo caso prevedeva un tour guidato che ha toccato la zona degli spogliatoi, l’area riscaldamento, l’entrata degli spogliatoi con le famose porte personalizzate, sala stampa e addirittura un paio di passi sul sacro suolo del campo, proprio mentre Nole e Ivanisevic stavano completando la rifinitura.
In un’altra occasione, ho anche avuto modo di scambiare due parole con Pietrangeli e il Presidente Binaghi, e con parte dello Staff.
Le Finals, per un appassionato di tennis, sono il massimo evento cui si può assistere, e sbirciare dietro le quinte ha un sapore tutto particolare.
Giocatori in questo caso non ne ho visti, ma lo sapevo, mentre ho adorato poter vedere i match da una posizione privilegiata. Le Finals sono un po’ come il Natale del tennis, ed esservi “invitati” regala la sensazione di essere davvero speciali.
MELBOURNE
Melbourne, come ho scritto in altre occasioni, è il posto in cui il cliente-tifoso è davvero al centro dell’attenzione. A maggior ragione nelle Experience.
Qui, oltre a una lounge davvero bella con un’ospitalità cortese e professionale, il pacchetto prevedeva due “gadget” davvero godibili: in primis, le Coppe del Torneo mostrate in una sessione riservata sempre nella Lounge, con tanto di Speaker storico del torneo che ne raccontava la storia e le caratteristiche (sapevate che lo Slam Australiano è l’unico in cui i trofei maschile e femminile hanno le stesse dimensioni?).
Ovviamente, foto ricordo a profusione. Poi, giro nell’area giocatori, che comprende al solito palestra e ristorante e uffici, ma anche i campi di allenamento.
Ecco, quindi, la possibilità di incrociare Khachanov con moglie e borsa, o la Kasatkina che lavora sulle diagonali. E anche l’incordatore ufficiale, il Press Manager, il giro nel cart che si usa per muoversi negli smisurati spazi dell’impianto.
Ti senti davvero al centro del tennis, agli AO.
ARTICOLO SUGLI AUSTRALIAN OPEN: PARTE PRIMA
ARTICOLO SUGLI AUSTRALIAN OPEN: PARTE SECONDA
ARTICOLO SUGLI AUSTRALIAN OPEN: PARTE TERZA
OLIMPIADI
Olimpiadi, per finire. Ovviamente, grande eleganza, sin dall’ingresso nell’area riservata. Porcellane e piatti gourmet, anche se poi tutto si risolve con le stesse dinamiche di un evento aziendale, con la coda per gustare la mousse di porri col merluzzo.
Ho imparato nel tempo che gli esseri umani, TUTTI gli esseri umani, sono davvero uguali soltanto in tre momenti della loro vita: alla nascita, alla morte e … davanti a un buffet!
Ma la foto con la Torcia Olimpica (in realtà, una delle molte torce olimpiche usate durante il percorso) val bene una rissa per i bignè.
Mi aspettavo comunque un po’ di più, in questo caso niente giocatori e niente aree riservate, ma è probabile che il severissimo regime di sicurezza previsto per l’evento abbia impedito di fare diversamente.
ARTICOLO SULLE OLIMPIADI: PARTE PRIMA
ARTICOLO SULLE OLIMPIADI: PARTE SECONDA
CONCLUSIONI
Quindi, Australian Open, ATP Finals e Foro Italico sono le Experience che mi sento di consigliare a tutti coloro i quali vogliono vivere la passione per il proprio sport in una maniera diversa.
I prezzi? Alti, ovviamente, ma non inaccessibili, e soprattutto secondo me nel complesso ben commisurati all’offerta.
Se guardate i costi dei pacchetti corrispondenti per un qualsiasi concerto musicale, vi rendete conto che tutto sommato il nostro sport si mantiene ancora nell’ambito della ragionevolezza.
Ma ecco la domanda finale, la più importante: ne vale la pena?
Dando per scontato che la parte di campo offerta dalla Experience possa essere assimilata a quella offerta da un ottimo biglietto in Tribuna, cos’è che deve spingerci a compiere l’insano gesto di estrarre la Carta di Credito dal portafoglio per inserire i dati nel box d’acquisto (magari, per soffrire meno, rateizzando l’importo…)?
È semplice, anche se un po’ brutale. Il tennis vissuto da spettatore e quello offerto dalle Experiences sono due sport molto diversi tra loro (e vale lo stesso anche per il calcio, visto in tribuna o in uno sky-box dello stadio).
Con le Experiences di fatto, quello che ti garantisci è la possibilità di vedere lo sport che adori nella migliore delle condizioni possibili.
Questo logisticamente (a Parigi in campo sugli spalti c’erano trentotto gradi, e la Lounge per alcuni tratti si è trasformata in un … presidio medico ospedaliero per tifosi schiantati dal calore).
Ma anche e soprattutto per le emozioni correlate al fatto sportivo. Gli spazi dei giocatori, i giocatori stessi, la macchina organizzativa, le sensazioni, la passione.
Nel sensazionale monologo di “Good Will Hunting”, il professor Maguire (Robin Williams) dice al suo geniale allievo Will Hunting (Matt Damon): “Se ti chiedessi sull’arte probabilmente mi citeresti tutti i libri di arte mai scritti: Michelangelo. Sai tante cose su di lui: le sue opere, le aspirazioni politiche, lui e il papa, le sue tendenze sessuali. Tutto quanto, vero? Ma scommetto che non sai dirmi che odore c’è nella Cappella Sistina. Non sei mai stato lì con la testa rivolta verso quel bellissimo soffitto. Mai visto”.
Che rumore si sente, all’interno del Tunnel dei Campioni?