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    TennisTalker MagazineEditorialiAO 2024, guida per un sogno possibile. Parte Seconda: dieci cose da sapere
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    AO 2024, guida per un sogno possibile. Parte Seconda: dieci cose da sapere

    Perché l’Happy Slam è davvero speciale e con la vittoria di Sinner lo è ancora di più!

    È finita come meglio non poteva, per noi italiani, l’edizione 2024 degli Australian Open. Ma al di là del fatto sportivo, che renderà questo Slam indimenticabile, ci sono davvero molti altri motivi per cui l’esperienza al Melbourne Park va davvero raccontata. Si tratta degli aspetti che magari sfuggono alle telecronache perché riguardano più da vicino l’esperienza vissuta dagli spettatori come me, ma che rappresentano forse il vero motivo per il quale vale la pena di mettere questa esperienza nel cassetto dei desideri, prima o poi, da esaudire.

    Provo a raccontarvi i dieci principali, così come li ho vissuti durante il mio breve ma – per l’appunto – indimenticabile viaggio.

    10-Simpatici, gentili e incomprensibili: vi presento gli Australiani

    Al driver che è venuto a prendermi all’aeroporto tutte le cose che diceva dovevo chiedergli di ripeterle almeno due volte, se non tre. E io l’inglese lo parlo bene. L’accento australiano é micidiale, per chi ha familiarità con l’inglese britannico, é incomprensibile quanto quello scozzese … e forse anche meno. Tra l’altro, spesso si ha a che fare con persone, come le guide, che a loro volta hanno imparato la lingua sul posto, il che non semplifica le cose. Leggevo su alcune pagine FB di italiani in Australia che molti ragazzi e ragazze italiani vengono qui per lavorare in città o nelle farm senza sapere una parola di inglese. Se avete figli o figlie con questa idea, fateli ragionare; finirebbero se va bene a lavorare per 16 dollari l’ora in un bar dove mediamente la colazione ne costa 25. Detto questo, se avrete la pazienza di chiedere con cortesia “Say it again please” quando serve, ve la caverete alla grande. Scoprirete che gli Australiani sono adorabili. sempre cordiali, tendenzialmente allegri, fanno le cose bene come senza darsi particolari arie, sono simpatici come gli italiani ma sanno essere precisi come i tedeschi. Insomma, per quel pochissimo che ho visto hanno assimilato il meglio e non il peggio delle popolazioni che via via hanno accolto. Per un viaggiatore, un bel vantaggio.

    09-Biglietto Ground, una vera e propria scoperta!

    Funziona come negli altri Slam: se prendi il biglietto per il Centrale, hai il posto assicurato in quello stadio ma poi puoi andare a vedere le partite che si giocano su tutti gli altri campi, insieme agli spettatori che hanno acquistato il solo biglietto “Ground”. Il punto è che a Wimbledon, Roland Garros, US Open e ovviamente il Foro Italico, gli stadi “liberi” sono pochi e sempre affollati. Agli AO non è così. Oltre ai due stadi a pagamento, la Rod Laver Arena da quindicimila posti e la Margaret Court Arena da ottomila. col biglietto Ground accedi a ben tre altre Arene, di capienza fra i tremila e i cinquemila posti: la John Cain da diecimila, la KIA da cinquemila, la 1573 da tremila, tutte intitolate agli sponsor.

    La Kia Arena

    Sono tutti impianti molto belli, in cui il tennis si vede benissimo e senza la calca dei campi minori, che comunque rimangono accessibili con le loro tribune libere. Alla John Cain poi ho visto una cosa che mi ha lasciato di stucco: quando l’impianto è pieno, non devi fare la coda a uno dei gate per entrare. Scarichi la App del torneo, ti registri, inquadri il QR code che viene visualizzato sui pannelli all’ingresso e … attendi che ti arrivi la notifica che ti avvisa che il tuo posto si è liberato. Meglio di così…

    John Cain Arena

    08-Melbourne, la città delle “four seasons in one day”

    Mi aspettavo quaranta gradi e sole, ne ho trovati diciotto con pioggia. Nello stesso punto in cui quattro anni fa le fiamme divoravano gli Eucalipti sulla Great Ocean Road, ora gli Wallabies – i minicanguri scuri che sono il vero simbolo del Paese – si godono l’erba fresca e bagnata. Qui funziona così, grande varietà di temperature fra un giorno e l’altro, fra una settimana e l’altra. Quindi, occhio alle previsioni meteo nei cinque giorni antecedenti alla partenza, franchigia da 24kg sul bagaglio e valigia farcita di pile e bermuda. Crema solare obbligatoria, la mia è tornata dritta dritta nell’armadietto e servirà quest’estate.

    07-Quello grande, è per le ragazze!

    I due splendidi trofei che vengono consegnati ai vincitori del singolare maschile e femminile sono ovviamente delle riproduzioni degli originali, sui quali vengono incisi i nomi e che rimangono in Australia. Valgono, le copie, circa ventimila dollari australiani ciascuno (più o meno quindicimila euro), e per espresso volere degli organizzatori quello più grande è riservato alla vincitrice. Un piccolo gesto che vale – assieme al montepremi equiparato – più di mille parole circa la parità di genere.

    Paolo Porrati con i trofei dell’Australian Open

    06-Ladyhawke e il fuso orario

    Son dieci ore di differenza. Quando siete qui, in pratica andate a dormire che in Italia hanno appena pranzato, e vi svegliate che a casa stanno per andare a dormire. All’inizio fa un po’ strano, vi sembra un po’ di essere nel film Ladyhawk degli anni Ottanta, in cui Michelle Pfeiffer e Rutger Hauer si trasformavano in Falco e Lupo rispettivamente di giorno e di notte, senza incontrarsi mai. Poi ci si abitua. Ah, dimenticavo. Se riuscite, fate in modo di arrivare a Melbourne la sera. Per il vostro fisico sarà ancora pomeriggio, ma sarete stanchi e con un po’ di melatonina dormirete, recuperando il fuso. Un trucchetto prezioso soprattutto per chi ha pochi giorni a disposizione.

    05-Festa, festa, festa!

    Gli Australian Open sono, in definitiva, una splendida festa. Immaginatevi un parco cittadino gigantesco, in cui per due settimane tutti vanno a passare la giornata, e anche a vedere il tennis. La zona riservata ai bambini, subito dopo l’ingresso principale da cui parte la passeggiata che porta fino alla Rod Laver Arena, è piena di giochi, maghi, concorsi, tavoli da ping-pong disposti a forma di cerchio, letteralmente un paradiso per i piccoli, futuri tennisti e i loro genitori. Con cinquanta dollari australiani, passi una giornata di divertimento spensierato con mille cose da fare, e se poi vuoi c’è pure da vedere qualche partita di tennis.

    Ballpark

    … le migliori nel prossimo articolo…

    Paolo Porrati

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