Ne parliamo con Filippo Ferraris, preparatore atletico al Circolo Tennis Sanremo
I tennisti di oggi sono un mix equilibrato di talento, tecnica, preparazione atletica e forza mentale. Difficilmente si può emergere se non ci sono tutte queste caratteristiche dosate nelle giuste proporzioni.
Oggi vi vogliamo parlare dell’importanza della preparazione atletica, fin da giovanissimi, per arrivare ad affrontare le sfide nel miglior modo possibile.
Ne parliamo con Filippo Ferraris, laureato in scienze motorie, che lavora come preparatore atletico al Circolo Tennis Sanremo. Da tre anni segue gli atleti del settore junior, fino agli under 18, come per esempio Victoria Lanteri Monaco (Campionessa Italiana U12 singolo e doppio), Emanuele De Sanctis (n.450 tennis Europe U16), Matteo De Sanctis (1550 ITF Junior) oltre ad altri ragazzi di seconda categoria. Inoltre è l’assistente-allenatore di Diego Silva, preparatore atletico di Fabio Fognini, Gianluca Mager e Matteo Arnaldi che proprio questa settimana ha raggiunto la top 100.
“Poter stare al fianco di Diego, mentre lavora, mi dà la possibilità d’imparare nuovi ‘’trucchi del mestiere’’, migliorare quotidianamente le mie abilità da preparatore e stimolare la mia continua crescita professionale e non. Gli sono davvero grato per quello che sta facendo e ha fatto fino ad ora per me”, sono state le parole di Filippo per il suo mentore.
Filippo, che differenza c’è fra gli allenamenti di un ragazzo di 12/14 anni ed uno di 18? Devono fare esercizi diversi?
A 12/14 anni un ragazzo/ragazza è ancora in fase di crescita e sviluppo, quindi la scelta del lavoro verrà incentrata sul dare una ‘’struttura’’ al corpo del giovane atleta, che dovrà costruire e sviluppare basi solide (un po’ come le fondamenta di una casa) con cui poi poter progredire una volta maturato.
Quindi con i ragazzini più piccoli utilizzo i pesi più a scopo coordinativo, strutturale, cognitivo e di sincronizzazione, che gli permettano poi di progredire in modo graduale, facendo sì che ciò che è stato fatto in precedenza abbia generato adattamenti per ciò che si farà dopo.
Per quanto riguarda i ragazzi più grandi (Under 18 ad esempio), se hanno seguito una programmazione integrata in precedenza, ovvero che gli adattamenti generati dagli allenamenti precedenti abbiano effetti positivi su quello che si andrà a fare successivamente, si può iniziare a dare del carico alla loro ‘’struttura’’ per renderlo più forte e potente.
Quindi pianifico la settimana d’allenamento andando a gestire le variabili che ci interessano, per continuare ad avere uno stimolo maggiore ed intenso che porti a migliori cambiamenti.
Oltre a potenziare o a far migliorare fisicamente un ragazzo, è fondamentale, secondo me, mantenere il più sano possibile un atleta attraverso lavori specifici sulle ‘’disfunzioni e sinergie muscolari’’.
Ovviamente in base all’età ed al ragazzo con cui si lavora si hanno obiettivi e caratteristiche differenti da dover raggiungere e dover sviluppare, quindi la pianificazione sarà individualizzata e modificata per ognuno.
Cosa bisogna allenare di più nei maschi e che cosa di più nelle femmine?
In realtà non c’è una cosa che va allenata di più nei ragazzi e meno nelle ragazze o al contrario. Il ‘’cosa allenare’’ va definito in base a quel che serve ad uno o all’altro. Perché posso avere una ragazza molto forte e potente, ma che ha poca resistenza, come posso avere un ragazzo molto resistente, ma poco forte e potente, e viceversa. Quindi, come ho detto prima, è l’individualizzazione del programma a fare la differenza su quel che ha bisogno ogni ragazzo.
Oggi il tennis richiede velocità e potenza. Ci dai qualche suggerimento su cosa bisogna fare per aumentare queste due caratteristiche?
Potremmo star qui a chiacchierare per un sacco di tempo su questo argomento. A mio avviso la cosa migliore da fare è migliorare i livelli di forza dei propri atleti. E questo si può ottenere attraverso l’uso di sovraccarichi progressivi.
Qui mi rivolgo ai miei colleghi: non abbiate paura di usare sovraccarichi e di rendere forti i vostri ragazzi, fin dalla giovane età.
Infatti un atleta, per essere potente, deve saper esprimere elevati livelli di forza nel minor tempo possibile. Quindi per sviluppare potenza dovremmo usare movimenti che hanno brevi tempi di applicazione ed elevata velocità d’esecuzione.
Un esempio possono essere le varianti delle alzate Olimpiche. Le alzate olimpiche sono strappo e girata, ma visto il grado di difficoltà elevato ad insegnare il movimento completo, noi insegniamo le varianti: strappo di potenza e girata di potenza. Quindi non staccando il bilanciere da terra, ma dalle anche.
Invece per migliorare la velocità un consiglio che posso dare è quello di migliorare ed aumentare i livelli di forza reattiva, attraverso esercizi pliometrici. Cioè l’uso di salti e saltelli cercando di ridurre il più possibile i tempi di contatto con il suolo ed eventualmente aggiungendo degli ostacoli per aumentare la difficoltà.
Un atleta infatti passa la maggior parte del tempo con i piedi a contatto con il suolo tra un movimento e l’altro. Il nostro obiettivo quindi è quello di diminuire quel tempo di contatto che porterà ad una riduzione del tempo di spostamento.
Per un ragazzo che sta scalando le classifiche, che tipo di allenamento proponi?
Come detto precedentemente, l’allenamento va individualizzato a seconda dell’età, sviluppo fisico, e livello atletico del ragazzo. Però la mia idea è quella di dare la giusta alternanza al lavoro in palestra ed al lavoro in campo.
Nel primo caso, in palestra quindi, andrò ed eseguire esercizi e movimenti che vadano a generare adattamenti strutturali, in modo da dare ai ragazzi una struttura tale da resistere agli sforzi ai quali verranno sottoposti durante il gioco e cercare quindi di evitare che si infortunino.
In campo invece, solitamente eseguo allenamenti più di resistenza, velocità o coordinativi che permettono quindi ai ragazzi di migliorare questi aspetti. Una cosa che mi piace fare con i più piccoli è farli provare a giocare ad altri sport (per esempio il calcio) per far sì che apprendano abilità differenti.
Come cambia la preparazione atletica prima di un torneo, durante il torneo e post torneo?
Prima di un torneo cerco di fare in modo che i ragazzi si sentano il meglio possibile fisicamente, quindi andrò ad adattare la settimana d’allenamento in modo che quando si arriva al giorno della partita il ragazzo sia il più ‘’brillante’’ possibile.
Durante il torneo, molti ragazzi non danno importanza alla parte fisica se non come semplice warm-up. Invece secondo me è importante eseguire brevi sessioni (meno di 1 ora) dove si va a lavorare per mantenere il corpo in sinergia, cercando di evitare fastidi che possono compromettere il torneo. In questo caso mi concentro di più sulla parte strutturale e di mantenimento delle sinergie muscolari, trascurando la parte più metabolica visto che dovranno giocare uno o più match.
Finito il torneo invece, prima dell’inizio del successivo ed in base ai giorni a disposizione, organizzo le sedute d’allenamento per cercare di rendere il ragazzo di nuovo pronto per affrontare il torneo successivo.
Ho visto che i professionisti, appena finiscono un match, vanno subito in palestra. Tu cosa consigli di fare per il defaticamento?
Solitamente il post match, lo sfrutto per fare una breve seduta/sessione di forza, per andare a riequilibrare le sinergie perse durante il match stesso. Dopo una partita i muscoli dinamici, quelli della catena anteriore, saranno affaticati quindi andrò a lavorare prevalentemente sui muscoli della catena posteriore. Dopo di che, per cercare di ridurre la fatica andrò a far eseguire un 10/15 minuti di stretching.
Ultimamente sempre più tennisti devono ritirarsi da un torneo per problemi muscolari o piccoli infortuni. Vedi Berrettini oppure Sinner, soprattutto l’anno scorso. Secondo te è dovuto ad un sovraccarico, cioè troppi tornei ravvicinati, alla conformazione fisica diversa di ciascun giocatore, ad uno stress mentale (se questo può incidere)…?
Molti pensano che chi fa sport a livello professionistico abbia una salute migliore rispetto a chi fa sport a livello amatoriale o a livello fitness. Ma la realtà è che fare sport ad alto rendimento non vuol dire essere in salute. Gli atleti sono sempre sotto massimo sforzo.
In uno sport come il tennis dove le partite durano a volte anche più di due/tre ore, si hanno continue ed improvvise accelerazioni e brusche decelerazioni, cambi di direzione, salti e centinaia di palline colpite durante ogni allenamento/partita. La salute fisica viene spesso messa a dura prova.
Per questo motivo secondo me la preparazione atletica diventa cruciale, per cercare di evitare una serie d’infortuni (gravi o meno gravi) che possono portare l’atleta a saltare uno o più tornei.
Per quanto riguarda l’aspetto mentale, io credo che il tennis sia uno sport dove la mente influisce per il 90% sul successo di un giocatore. Più un ragazzo sarà in grado di gestire le proprie emozioni senza farsi sopraffare da esse, più sarà in grado di rendere durante una partita.
Infatti spesso vedo ragazzi che appena c’è qualcosa che non va si buttano fango addosso pensando di non essere capaci di giocare. Secondo me, se invece di buttarsi giù di morale, provassero a cercare soluzioni per contrastare il momento negativo provando a fare le cose nelle quali sono più forti, alla lunga sono convinto che renderebbero meglio in campo.
Un consiglio che ti senti di dare a tutti i ragazzi che sognano una carriera da professionisti nel tennis?
Il mio primo consiglio va ai genitori ed è quello di fidarsi ed affidarsi a chi è lì per far crescere i loro figli dal punto di vista sportivo.
Ai ragazzi voglio solamente dire di aver pazienza, perché nessuno è nato top 10, ma solo la costanza e la perseveranza possono portarvi a raggiungere i vostri obiettivi.
Ah dimenticavo, e soprattutto: DIVERTITEVI!