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    Il tennis di oggi visto da un grande campione di ieri

    Intervista a Sergio Tacchini

    Orfano di Federer, con regole di Davis che forse avrebbero bisogno del lettino dello psicoanalista, ma con un drappello tricolore che può cavarsi un sacco di soddisfazioni. Cosa ne pensa una delle stelle dell’Italia anni Sessanta, Sergio Tacchini?

    Cominciamo da Federer: si sentirà la sua assenza dai campi da gioco?

    Certamente, perché è uscito di scena un fuoriclasse assoluto, e in questo momento non vedo nessuno in grado di sostituirlo.

    Chi è il candidato a diventare il futuro numero uno, dal momento che anche Djokovic va per i 36 e non potrà reggere fino alla terza età?

    Sono sempre convinto che Alcaraz abbia tutte le qualità per tornare ad essere il numero uno e restarci. Ha tecnica, velocità, potenza; dovrà imparare a gestirsi, ma questa è una delle qualità indispensabili ai campioni.

    Negli ultimi mesi il ranking mondiale è stato un po’ ballerino, con tante novità: a che cosa è dovuto questo continuo ricambio?

    Al fatto che si è verificato, e sta continuando, un forte livellamento verso l’alto. Sino a qualche anno fa tanti incontri di inizio torneo erano scontati perché mettevano di fronte giocatori lontanissimi per ranking; adesso non è più così, le distanze si sono accorciate moltissimo e quindi si verificano tanti risultati sorprendenti.

    Il 2023 si è aperto con un’Italia double face: subito l’alloro per Sinner a Montpellier, mentre Sonego ha pagato dazio. Episodi o segnali di due condizioni diverse?

    Non c’è da fare nessuna dietrologia: semplicemente Sinner ha confermato la sua forza, Sonego ha concluso un 2022 eccellente, deve ancora trovare il massimo della forma, ma è soltanto questione di tempo. Sinner tra l’altro è stato veramente bravo perché ha battuto un giocatore particolarmente difficile da affrontare come Cressy, l’unico giocatore del circuito che in questo momento abbia la seconda palla del servizio potente come la prima, e precisa. Quindi un avversario tosto.

    A proposito di nazionale, quante chances ha per la Davis?

    Abbiamo ottime individualità e ce la giochiamo con tutti. Il problema della nazionale è il doppio, su cui è stato spostato Fognini per creare una coppia altamente competitiva. Ma a questo proposito aggiungo che la modifica che è stata introdotta in Davis sul doppio è davvero priva di senso, un’autentica stupidaggine.

    Il 2022 è stato anche l’anno del padel: è una moda passeggera o il fenomeno si consoliderà?

    Sono rimasto un tennista. Il padel è bello, divertente, ma è un’altra cosa, a mio avviso molto meno tecnico rispetto al tennis. Per me è una moda, per chi piace può essere un bel modo di divertirsi. Io continuo a giocare a tennis.

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