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    Dal tabellone di terza fino al tabellone finale della Lesa Cup Open

    Abbiamo incontrato Matteo Galli che ha partecipato alla Lesa Cup Open – Circuito del Lago Maggiore

    Matteo Galli, 30 anni, vive a Milano, ma è originario del Lago Maggiore. Innamorato della sua famiglia e della bellissima Carlotta, è un ragazzo ambizioso che considera lo sport una vera scuola di vita. Ha una passione sfrenata per il tennis, ma anche per lo sci e per l’Inter, la sua squadra del cuore che appena può va a tifare allo stadio.

    Quando hai cominciato a giocare a tennis?

    Ho iniziato a giocare a tennis a 5 anni, nel circolo sotto casa, La Selva a Ghiffa sul Lago Maggiore, e ho dei ricordi stupendi. Fin da subito è diventata una passione. Ogni volta che entravo in campo mi sentivo bene.

    A 14 anni ho iniziato a giocare la serie C alla Selva. Nella squadra c’erano anche mio padre, mio zio e mio fratello, un’esperienza bellissima.

    A 18 anni ho smesso di fare tornei e mi sono dedicato agli studi in Legge.

    Poi grazie a Giorgio Clavico e al maestro Loris Tona ho ripreso la serie C a 21 anni, giocando molti doppi con il mio socio Nicolò Clavico, grandissimo talento, togliendoci anche delle belle soddisfazioni.

    Poi sono stato tesserato circa 10 anni per il Tennis Verbania.

    Ora mi divido tra il tennis Harbour a Milano, dove gioco anche a padel, e il Tennis Omegna, sul Lago d’Orta.

    Nella Lesa Cup Open sei partito dal tabellone di terza categoria e, partita dopo partita, sei arrivato fino al tabellone di seconda dove hai perso al terzo set contro Alessandro Corbo (classifica 2.5). Raccontaci il tuo torneo.

    Io adesso sono 3.3, non ho molto tempo per allenarmi e per fare tornei, ma mi diverto.

    Ho incontrato tutti ragazzi giovani e con un bel talento. Sicuramente la partita con Melone (2.8) è stata molto impegnativa perchè giocare il terzo set senza avere una buona preparazione alle spalle è sempre complicato.

    Così come ieri: 3 ore e mezza di match! Corbo è un gran lottatore, abbiamo anche avuto una piccola discussione, ma alla fine ci siamo rispettati perché è stata una grande battaglia. Questa, nonostante la sconfitta, è stata sicuramente la partita più complicata e più bella.

    Purtroppo ho commesso alcuni errori che di solito non commetto e il servizio non mi è stato molto d’aiuto. Lui è un lottatore e ha recuperato qualsiasi palla, smash, voleè e dritti potenti. Riusciva sempre a ribattere e mi ha anche fatto alcuni lob incredibili, se pensi che io sono alto quasi due metri…

    Gli scambi sono stati lunghi e intensi. Nonostante la grandissima fatica non sarei mai uscito dal campo. Fuori dal campo avevo anche un po’ di tifo, che fa sempre piacere e dà la carica.

    A Verbania gioco in casa, ci sono amici e famiglia a sostenermi e rappresenta per me una sfida avvincente. Vivo per superare i miei limiti.

    Sei scaramantico quando entri in campo o durante la partita?

    Non sono particolarmente scaramantico, nella vita e in campo. Ho però alcuni rituali. Per esempio, se inizio bene un torneo, negli spogliatoi utilizzo sempre gli stessi appendiabiti e la stessa doccia. Se gioco più partite sullo stesso campo, cerco di sedermi sempre sulla stessa panchina.

    Ieri però il mio avversario è entrato prima di me e si è seduto sulla panchina che avevo utilizzato in tutte le partite precedenti. E infatti ho perso… allora forse sono un po’ scaramantico?!

    Verrai a vedere la Lesa Cup a fine agosto?

    Sicuramente! E sono molto contento che ci siano persone che si danno da fare per portare il tennis di alto livello nella nostra zona.

    Abbiamo bisogno di crescere nuovi talenti e ispirare nuove generazioni ad appassionarsi ad uno degli sport più belli e formativi. In campo si è da soli e bisogna risolvere problemi continuamente: il tennis è un ottimo insegnamento di vita.

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