Quando a Tennis Majors hanno chiesto a Rublev cosa debba migliorare la risposta è stata: “L’aspetto mentale del gioco”.
“Non posso permettermi di perdere tempo ed energie con robe senza senso che a volte faccio, è meglio concentrarsi sul gioco in sé e lottare su ogni pallina. Come gioco, ci sono dettegli su cui ho bisogno di lavorare. Devo sviluppare un istinto migliore, in modo da poter ribattere più palline in campo quando rispondo, per esempio di taglio. Alcuni giocatori non giocano aggressivamente, ma ti mettono palline difficili da attaccare, a volte mi manca quel genere di colpi nel mio repertorio”.
“Inoltre, ho bisogno di avere più fiducia nel venire avanti. In tanti scambi mi capita un pallina più corta e non scendo verso rete perché sono indeciso. O magari ci vado, ma si vede che non mi sento a mio agio. Devo infrangere questa barriera che è nella mia testa, perché credo che così farò più punti”.
“In più, ho bisogno che la mia seconda di servizio sia più veloce. Sarebbe un grosso vantaggio visto che diventerebbe più difficile farmi break. In parte anche questa è una questione mentale, perché in allenamento sulla seconda di servizio colpisco più forte e raramente commetto doppi falli. Ma in partita, quando sento la pressione, a volte ho paura di tentarlo, specialmente quando si è sul 30-30, o sul break point, o quando ho il vantaggio. A quel punto colpisco la pallina tanto per iniziare il punto. Ho bisogno di dire a me stesso ‘fallo e basta’”.
Rublev ha detto anche di voler comportarsi in maniera più “professionale”, evitando comportamenti come quello di Indian Wells, quando prese a pugni la sua racchetta con tanta forza da ritrovarsi con la mano sanguinante. “A volte guardo dei video e penso ‘Ma cosa sto facendo?’ Sto cercando di estirpare quel genere di cose dal mio gioco. In campo voglio essere più professionale e più positivo. Sento che questo è quel che mi manca per fare un salto di livello”.
Questo invece quanto detto dal russo quando gli hanno chiesto quale sia la sua superficie preferita: “Non ne sono sicuro, perché ho ottenuto dei gran risultati sulla terra battuta e sul cemento, ho pure giocato una finale sull’erba lo scorso anno. Mi piace anche l’indoors; è un bene che riesca a giocare bene su tutte le superfici. Lo stesso però, considero quello sulla terra battuta come il vero tennis, perché hai bisogno di essere in forma fisicamente e di avere della resistenza, e hai bisogno di essere intelligente da un punto di vista tattico”.
“Sulla terra battuta se fai le cose nel modo giusto, di solito vinci. Sull’erba a volte puoi anche fare le cose nel modo giusto e lo stesso perdere perché il tuo avversario serve straordinariamente e azzecca un ritorno pazzesco o due in momenti chiave. Cose del genere non possono accadere sulla terra battuta, per cui penso che sulla terra battuta i risultati siano in un certo senso più giusti”.