La complessità dell’anatomia del cingolo scapolare rende difficoltosa la definizione esatta della patologia che spiega il dolore alla spalla, essa potrebbe essere di natura congenita, acquisita, traumatica o non; potrebbe riguardare la componente capsulo-legamentosa (nelle articolazioni tra sterno, clavicola, acromion, glena), potrebbe trattarsi di una sindrome da intrappolamento neurologico della spalla o di una instabilità dell’articolazione stessa.
Possiamo però sostenere che la sindrome da conflitto sub-acromiale e l’instabilità gleno-omerale sono le 2 cause più comuni di dolore alla spalla nei giocatori di tennis; i primi giocatori si presentano tipicamente con dolore altalenante, specialmente durante i colpi sopra la testa e durante il servizio (il movimento più impegnativo del tennis che rappresenta il 45-60% di tutti i colpi eseguiti in una partita), mentre i secondi con instabilità presentano dolore cronico e sensazione di scivolamento della spalla. Prevenire tali fastidi significa lavorare sulla mobilità e sulla stabilizzazione dell’articolazione, garantendo a tale distretto corporeo una continua capacità e libertà di movimento per l’intero ROM (range of motion) della spalla attraverso routine di esercizi di mobilizzazione articolare ed allungamento muscolare della cuffia dei rotatori, del trapezio, del pettorale e dei muscoli del braccio ed una “sana” tensione muscolare, come capacità di vincere resistenze esterne ed interne, attraverso esercizi di rinforzo muscolare nel distretto sopracitato, ponendo attenzione ai bilanciamenti tra i muscoli vari.
Nel caso di dolore già presente la valutazione è bene che sia fatta da un medico esperto attraverso test fisici e diagnostici (RMN, RX, Eco) seguendo poi i consigli di trattamento; per una riabilitazione ed una rieducazione motoria, col fine di tornare in campo, fondamentale diventerà seguire un percorso motorio specifico ed adattato alla persona, creato su misura da un professionista della materia; linee guida a riguardo sono: una rieducazione del movimento della spalla integrata nell’allenamento della catena cinetica, non solo nelle fasi avanzate della riabilitazione dell’atleta, ma dall’inizio; una mobilizzazione attiva e passiva nel range di movimento della rotazione interna gleno- omerale per allungare le strutture posteriori dell’articolazione; un ripristino dell’equilibrio del muscolo trapezio, con particolare attenzione all’allenamento della forza degli abduttori delle scapole.
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