Visualizzazione mentale o Imagery : una tecnica al passo coi tempi e che si rifà a principi scientifici ben specifici
Negli ultimi articoli ci siamo addentrati nella tecnica della visualizzazione mentale. Oggi la nostra mental coach Sara Bordo e il suo collaboratore Gabriele Costanzo ci portano alla scoperta dei principi scientifici alla base di questa tecnica.
“Semplicemente immagino che sia così, poi cerco di provarlo”
[Albert Einstein]
Imagery, una delle tecniche più in voga nel panorama sportivo professionistico degli ultimi anni.
Viene definita come una capacità cognitiva che permette alla persona di rappresentare una scena all’interno della propria mente.
Ma in cosa consiste? In poche parole, rappresenta la possibilità per l’atleta di vivere la propria prestazione o il proprio momento competitivo all’interno della propria mente tramite l’utilizzo dell’immaginazione.
Validità scientifica:
Il principio che sottolinea l’utilità di questa pratica per incrementare la performance sportiva, si rifà alla scoperta dei neuroni specchio , ovvero alla capacità dei nostri neuroni di attivarsi sia nel momento dell’esecuzione che durante la visione della stessa.
Moltissimi studi infatti dimostrano come la semplice osservazione di un gesto motorio attivi le medesime aree cerebrali deputate durante l’esecuzione dello stesso. Tale correlazione si evidenzia anche durante training immaginativi.
In particolare, nel loro articolo “The effect of PETTLEP imagery on strenght performance, gli autori Caroline Wakefield e Dave Smith (2009) dimostrano come la sola pratica immaginativa sia in grado di ottenere risultati relativi ad un aumento della performance sportiva quasi equiparabili a chi svolge solo attività fisica in un periodo di sei settimane. In poche parole, questa ricerca dimostra come fare solo visualizzazione mentale o fare solo attività fisica può portare ad i medesimi benefici per quanto riguarda il rendimento sportivo in un periodo di 6 settimane. Interessante, no? Quindi immaginare di svolgere un determinato gesto fisico, può aiutare il nostro cervello ad elaborare quell’informazione e creare una situazione di allenamento mentale in grado di migliorare il proprio rendimento sportivo oltre che la propria efficacia in quel compito.
La ricerca sopra-citata, aggiunge poi che i risultati più significativi in termini prestativi si ottengano grazie ad un mix tra allenamento fisico e visualizzazione mentale. In questo esperimento infatti, il gruppo che ha combinato l’utilizzo del modello di imagery indicato (di cui vi parleremo nel prossimo articolo) con l’allenamento sportivo ha ottenuto un incremento statisticamente significativo della propria performance rispetto ai gruppi che avevano effettuato solo visualizzazione mentale o solo allenamento fisico. Gruppi che, come detto precedentemente, sono comunque sia migliorati, ma non quanto chi ha avuto la possibilità di combinare le due pratiche.
Quando utilizzare l’imagery:
Allenare la propria mente tramite l’utilizzo dell’immaginazione non può prescindere da un adeguato allenamento e preparazione per cui molto spesso risulta indispensabile l’aiuto di un professionista formato e competente.
Rappresenta una tecnica molto utile anche nei momenti di pausa dall’allenamento vero e proprio in modo da permettere alla propria mente di prepararsi anche al di fuori dell’ambiente sportivo. Provate a pensare quanto possa esser utile soprattutto quando non vi è la possibilità di allenarsi sul campo da gioco, come ad esempio durante un infortunio sportivo. Rifacendosi ai principi ed alle evidenze riportate dalla ricerca sopra-citata, infatti anche un atleta infortunato, grazie ad un adeguato utilizzo di questa tecnica, potrebbe sfruttare il proprio tempo al di fuori dei contesti di gioco e/o competitivi per allenare la propria mente e prepararla per le future prestazioni.
Tuttavia, immaginare senza seguire principi di riferimento scientificamente validi può risultare inefficace ed improduttivo nella persecuzione di quegli obiettivi di prestazione che l’atleta si è prefissato.
Motivo per cui è sempre da consigliare l’affiancamento con un professionista del settore formato e riconosciuto in modo da ottenere i massimi benefici da questa che rappresenta una delle tecniche più importanti del panorama della Psicologia dello Sport.
Fatte queste necessarie premesse, nel prossimo articolo proveremo ad addentrarci di più all’interno del modello di imagery che vi abbiamo citato sviscerando così cosa significhi PETTLEP e quali siano le componenti a cui è necessario prestare attenzione per sfruttare tutto il potenziale di questa tecnica. Stay tuned!
Sara Bordo e Gabriele Costanzo
Perform-up Team