La storia di Althea Gibson, tennista afroamericana che si è battuta per l’uguaglianza razziale
La tennista Althea Gibson è nata il 25 agosto 1927 a Silver, negli Stati Uniti.
I suoi genitori inizialmente raccoglievano cotone nella Carolina del Sud. Nel 1930 si è trasferita ed è cresciuta nel quartiere Newyorkese di Harlem, particolarmente inquieto.
Da bambina il suo vicino di casa le ha regalato la sua prima racchetta da tennis, facendola appassionare nel giro di pochissimo tempo a questo sport e portandola ad iscriversi ai tornei dell’American tennis association, riservati agli afroamericani.
Il tennis era considerato uno sport d’élite specifico per chi apparteneva alla razza bianca, pertanto fu particolarmente difficile per lei inserirsi negli ambienti più popolari e poter partecipare.
Erano gli anni in cui gli afroamericani non potevano salire sugli autobus o entrare in determinati locali. Così come nella vita quotidiana, anche lo sport era influenzato dalla segregazione razziale.
La strada verso la parità dei sessi è stata molto lunga per Althea.
Alice Marble però, ex tennista, appoggiò la sua causa aiutandola a farsi conoscere sempre più.
Inizialmente gli alberghi non volevano ospitarla e in determinati spogliatoi non poteva entrare. Pian piano, vittoria dopo vittoria, Althea riuscì a conseguire il titolo di numero uno nel ranking mondiale nel 1957-58, vincendo a Wimbledon.
Da quel momenti in poi, il suo talento le permise di farsi strada portando con sé i diritti del popolo di colore, favorendo una maggiore apertura mentale e spianando la strada a quei giocatori afroamericani che, dopo di lei, si inserirono nel mondo del tennis.
Si è ritirata dal tennis a 31 anni ed è morta nel 2003, a 76. È ricordata per la sua passione, la sua forza e il suo desiderio di far valere i diritti suoi e della comunità afroamericana.
È considerata una delle prime donne di colore ad aver lottato per l’uguaglianza dei diritti in uno sport d’élite come il tennis. Fu seguita molti anni dopo dalle sorelle Venus e Serena Williams, che avranno anche loro, più avanti, uno spazio a loro dedicato.