La leggenda del tennis Rod Laver è tornato a parlare del miglior giocatore australiano del Tour ATP, Nick Kyrgios. La suo opinione in proposito ha, com’è naturale, subìto variazioni nel tempo, passando anche attraverso periodi di pessimismo. Ora però, tra i grandi risultati ottenuti quest’anno e la costanza dimostrata nell’arco di diversi mesi, Laver in un cambio di marcia decisivo di nuovo ci crede.
Ecco l’evoluzione negli anni dei suoi pensieri riguardo a Kyrgios, fino ad arrivare alle sue ultimissime dichiarazioni.
Nel 2017, ad esempio, nonostante la questione della gestione mentale delle partite apparisse già come il principale ostacolo – “Non lanciavo molte racchette… forse (la mia delusione) la interiorizzavo. Ma del resto di molti giocatori si può dire ‘Be’, quello non è stato un buon comportamento’”- Laver restava fiducioso: “Quanto ad abilità potrebbe essere il miglior giocatore al mondo, è lui da solo a mettersi i bastoni tra le ruote. Gioca un tennis magnifico ma poi qualcosa si mette di mezzo e lui si ritrova limitato da altre cose, come il comportamento o qualunque cosa venga fuori”.
Nei confronti di Kyrgios nutriva grandi speranze:“Voglio che diventi il miglior giocatore al mondo. Abbiamo bisogno di un altro grande campione australiano”.
“Se la gara non va a tuo favore come ne vieni fuori? È questione di curve d’apprendimento nel gioco del tennis”.
Curva d’apprendimento di cui Laver nel 2019 non vedeva un seguito: “Non credo che Kyrgios imparerà mai”.
Ora, tuttavia, le cose sembrerebbero aver finalmente ingranato a dovere: “Kyrgios ha tutta l’abilità di questo mondo, ogni colpo che si possa desiderare di mettere a segno. È uno dei più grandi battitori del gioco. È preciso, può giocare sotto pressione. Ero elettrizzato che avesse raggiunto la finale, ma lui non lo pensava di poter vincere Wimbledon. Tra me e me mi son detto ‘Ehi, fai del tuo meglio, potresti sorprendere te stesso’”.
Nella finale di Wimbledon Laver individua un passaggio chiave della sua maturazione: “Credo l’abbia punto sul vivo. Ha capito di essere bravo abbastanza, di potercela fare. È stata la cosa migliore che gli sia capitata. Ora sa di poter competere. Ora pensa ‘Il prossimo anno a Wimbledon? Vedrete un giocatore diverso”.