Difficile accettare un NO, ma i NO aiutano a crescere. Siamo sicuri?
Aprile dolce dormire, l’ho preso alla lettera. Forse è per questo che non ci sentiamo da un po’. Presa da uno stato comatoso incentivato dagli antistaminici per l’allergia di stagione, che non poteva non mancarmi, rieccoci qui insieme.
Sono capitate tante cose nelle ultime settimane che vi avrei voluto raccontare: di quando ho preso una storta al polso pattinando e cadendo malamente, di quando giocando a tennis sono stata colpita da una pallina dritta in fronte, o di quando sono inciampata casualmente perchè, parole mie che ho riferito al medico di guardia: ‘dottore a volte mi scordo come si cammina’.
Che io abbia difficoltà ad affrontare la vita quotidiana è risaputo. E anche ad affrontare i NO faccio parecchia fatica. Vi ricordate da bambini quando avete iniziato a dire a mamma e papà che volevate giocare a tennis? Come l’hanno presa?
Vi hanno incoraggiato o no? Se no, come avete reagito e come reagite ad un rifiuto ora che siete adulti?
Seduta al parco qualche giorno fa mentre osservavo le famiglie divertirsi con i propri figli, riecheggiavano nella mia mente le loro voci lontane, a suon di ‘NO QUESTO NO!’, ‘NO HO DETTO NO, PERCHE’ NO!’.
La mia mamma non mi diceva di no molto spesso, eccetto quando volevo mangiare le merendine. Ecco allora che partiva un NO così carico che lo sentivano i bambini di New York mentre facevano skate a Central Park.
Difficile accettare un rifiuto, che è però parte di una sana crescita genitori-figli.
E tante altre frasi interessanti che potrebbe arrivare un esercito di psicologi a dirmi che fanno bene e io mi lamenterei comunque.
‘I NO fanno crescere’. Sarà. Ad un aspirante tennista, è giusto dire NO?
Qual è il passaggio fondamentale tra un sincero consiglio e la fine di una carriera sul nascere?
Come vi rapportate con i vostri figli, se ne avete, e che strascichi vi portate appresso dal rapporto tra i vostri genitori e il desiderio di giocare a tennis? Sono certa che non tutti sarete stati incentivati come il papà delle sorelle Williams.
Raccontatemi di voi, io nel frattempo vado ad allenarmi, sperando che la pallina colpisca la racchetta, questa volta, e non la i miei cari 10 cm di fronte.
Un caro saluto
Giulia Guidetti