Prima di ripartire per la tournée asiatica con destinazione Pechino, Jannik Sinner ha raccontato un lato più intimo della sua carriera: il rapporto speciale con Alex Vittur, amico di lunga data e oggi suo manager
Un legame unico, che dura da oltre undici anni, e che per il numero due del mondo va ben oltre il tennis.
Un rapporto che vale più di una carriera
“Ci conosciamo da quando avevo 13 anni, quindi da metà della mia vita – ha spiegato Sinner -. È una persona fondamentale per me perché mi fido di lui, perché è quello con cui mi sento più vicino, perché ha caratteristiche personali molto simili alle mie. Ormai lavora per me, ma di fatto stiamo lavorando insieme”.
Sinner sottolinea come la presenza di Vittur lo abbia aiutato a mantenere l’equilibrio nei momenti più delicati della carriera: “Quando ho vinto tornei grandissimi mi ha sempre detto: ‘No, devi pensare ad altro e tenere i piedi per terra’. Lui è anche il mio miglior amico, un legame che non ho con nessun’altra persona e che probabilmente non avrò mai con nessuno nella mia vita”.
Crescere insieme, dentro e fuori dal campo
Il campione di San Candido non nasconde quanto l’amico-manager sia stato decisivo anche nella sua crescita personale: “Ho iniziato a fare i miei soldi a vent’anni. Magari non sarei la persona che sono ora senza di lui. Ho avuto la fortuna della mia famiglia, che in tante cose è molto simile ad Alex, però ormai parlo più con lui che con loro. Abbiamo condiviso dei valori e sono molto contento che sia rimasto la persona di sempre”.
Oggi Sinner ha 24 anni e sente che il legame con Vittur si è evoluto: “Il nostro rapporto è più maturo. Non ho più i 15 anni di una volta, ora ho anche la mia vita fuori dal tennis, ma spero che il nostro legame resti così per sempre”.
Lo sguardo al futuro
Oltre al sostegno del suo team e della famiglia, Sinner sa di poter contare anche sull’affetto del pubblico italiano: “So di avere il sostegno dell’Italia e questo mi dà tanta energia. Con i grandi Slam ormai alle spalle, il prossimo obiettivo è Torino: voglio giocare bene lì, e poi vedremo come andranno le cose”.
Un campione che non si sente mai solo, grazie a una rete di affetti autentici, ma soprattutto grazie a quell’amico speciale che, tra consigli, onestà e fiducia, è diventato parte integrante della sua vita dentro e fuori dal campo.
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