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    Tasse, premi e polemiche: Rune chiarisce il caso Alcaraz e i falsi miti sulla residenza a Monte Carlo

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    Carlos Alcaraz ha scritto la storia del Roland Garros 2025, sollevando la Coppa dei Moschettieri e intascando un assegno record da 2,55 milioni di euro. Ma appena il tempo di festeggiare, ed ecco che sui social è scoppiata la solita polemica: “Ma quanto gli resta davvero in tasca dopo le tasse?”

    A scatenare il dibattito, un post pubblicato sul social X (ex Twitter), in cui si ipotizzava che il giovane spagnolo dovesse pagare il 46% del premio in tasse al fisco spagnolo. Una cifra monstre: oltre 1,18 milioni di euro.

    A spegnere la miccia ci ha pensato Holger Rune. Il danese, attualmente numero 9 del ranking ATP e uscito agli ottavi per mano di Musetti, ha deciso di intervenire per chiarire un aspetto spesso ignorato: «Si pagano le tasse sui prize money nel Paese dove giochi. Sono sicuro che in Francia sia più del 46%, ma… si possono dedurre le spese», ha scritto Rune con tono deciso.

    Una puntualizzazione che ha avuto il merito di riportare la discussione su binari più tecnici e meno sensazionalistici. In effetti, nel mondo del tennis professionistico, la tassazione sui premi segue la cosiddetta regola della “source taxation”: i giocatori devono versare le imposte nel Paese in cui hanno guadagnato il premio. Dunque, Alcaraz dovrà confrontarsi con il fisco francese, non con quello spagnolo.

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    Monte Carlo, paradiso sì, ma non per i prize money

    Il dibattito ha anche toccato un altro tema ricorrente: i benefici fiscali della residenza a Monte Carlo. Il Principato è noto per il suo regime fiscale agevolato, tanto da attirare numerosi sportivi, inclusi tennisti di altissimo livello (Sinner su tutti). Alcuni commentatori, soprattutto in Italia, hanno spesso criticato questa scelta, dipingendola come una “fuga” per non pagare le tasse nel proprio Paese d’origine.

    Anche qui Rune ha voluto fare chiarezza: «Vivere a Monte Carlo non significa evitare di pagare le tasse sui prize money. Quelle si pagano comunque dove si gioca». E alla domanda provocatoria di un utente – “Quindi vivere lì non è un benefit?” – ha risposto con un sorriso digitale: «Per il meteo, le strutture tennistiche e la privacy, lo è assolutamente 😉».

    Una questione di percezione (e disinformazione)

    Il caso sul prize money mette in luce quanto sia ancora diffusa la disinformazione sulle reali dinamiche fiscali del tennis professionistico. I premi milionari fanno notizia, ma raramente si parla delle complessità fiscali che ne derivano. Rune, con la sua consueta franchezza, ha fatto quello che troppe volte manca nel dibattito pubblico: ha portato fatti, non opinioni.

    E se da un lato è vero che i tennisti godono di privilegi non comuni, dall’altro è altrettanto vero che la loro vita professionale è fatta di spostamenti continui, pressioni altissime e, sì, anche di imposte salate da versare ovunque scendano in campo.


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