Dall’Overtennis alla vergogna degli insulti alle giocatrici da parte degli scommettitori. Perché l’attuale Rinascimento del nostro sport certe volte ci fa rimpiangere … Potito Starace!
You Cannot Be Serious a cura di Paolo Porrati
La settimana scorsa vi ho promesso altri cinque argomenti da detestare del Tennis attuale, cinque motivi che fanno storcere un po storcere un po’ il naso a noi amanti del nostro sport, ma non altrettanto della sua Belle époque. E ogni promessa, fra tennisti, è debito.
5-Le belle tenniste e l’appassionato Over 55
Già agli albori di Internet – ahimé, ebbene sì, io c’ero – l’infallibilità ai fini pubblicitari del connubio “maschio adulto e donnine semisvestite” era ben noto. In quell’epoca audace e pioneristica, i modem a 64k componevano lentamente sullo schermo dei pazienti navigatori immagini di belle ragazze che promuovevano beni e servizi catturando attenzioni non sempre pudiche e ben indirizzate.
Pubblicitari, content manager e gestori di siti cercavano di capire come far arrivare il messaggio giusto al consumatore giusto, e indurlo al comportamento voluto senza altro mezzo che un computer poco potente e una linea dati scarsa. Dopo trent’anni e poco più, le cose sono molto diverse, ma i concetti restano.
A dominare la scena è Sua Maestà l’Algoritmo. Che sa tutto e vede tutto, e non ha più bisogno dei consigli di nessuno. Così, in autonomia, può decidere e in effetti decide che l’unica vera cosa che un appassionato di tennis vicino alla sessantina può veramente desiderare, il suo inconfessabile ma visibile desiderio è … una tennista nuda o quasi.
E così, ricorrendo a tutti i mezzi dei quali dispone, Social, Mail, messaggi, prossimamente un postino con le treccine, mi bombarda di immagini di tenniste effettivamente in attività, ma altrettanto effettivamente in bikini e ammiccanti, intente a spingermi a cliccare per scoprire chi sono, oltre che come sono fatte. Neanche a comprare qualcosa (chissà poi cosa potrebbero propormi …), solo a cliccare da qualche parte, e cioè a passare dal nulla a un altro nulla che da qualche parte genererà un introito del quale non condividerò, appunto, nulla. E nulla per nulla, tanto vale che guardi l’immagine della splendida Flavia Pennetta che fa da sfondo al desktop del mio computer, raggiante mentre solleva la Coppa dello US Open 2015. Vestita.
4-Il fenomeno dell’Overtennis e “i campi perduti”
Mentre il mondo del turismo si lamenta per gli effetti nefasti dell’Overtourism, quello del tennis non ha ancora iniziato a farsi qualche domanda sul suo gemello tennistico, appunto l’Overtennis. E invece dovrebbe. L’esplosione dello sport di racchetta principale è infatti giunta inaspettata, impetuosa e rapida, andandosi però a innestare su una realtà caratterizzata da infrastrutture numericamente pensate e realizzate per l’epoca precedente, quella in cui a Tennis giocavano alcune centinaia di migliaia di appassionati.
In pratica, i campi sono pochi per tutta la richiesta che c’è, di nuovi non se ne fanno e molti – troppi – di quelli che c’erano sono stati loro malgrado trasformati in campi da Padel. Ne parleremo meglio in uno dei prossimi articoli, ma qualche cenno posso darlo sin d’ora, sotto forma di fastidio che volentieri eviterei.
A Milano, trovare un campo da tennis libero dopo le sette di sera, orario in cui i lavoratori dipendenti e gli esseri umani in generale terminano le proprie regolari occupazioni e possono dedicarsi allo svago, è più complicato che trovare un Pandoro di Chiara Ferragni. Tutti occupati. Da settimane. Anche alle quattro del pomeriggio feriale è dura, perché anche se prendi ferie il campo è impegnato con le scuole tennis che faticano ad assimilare i trentamila ragazzini che si sono avvicinati alla racchetta negli ultimi due anni, stregati dalle vittorie del Rosso di San Candido.
Alle nove del mattino? Campi pieni, lezioni individuali per adulti di tutte le età, sedotti dall’irresistibile richiamo dello sport di cui tutti parlano. Rimangono le sette del mattino, ma quando riesco a trovare un altro folle come me disposto ad alzarsi all’alba e a sfidare le nebbie invernali o l’afa mattutina per giocare, prima di iniziare la partita proprio non ce la faccio a trattenermi dal gridargli “Batti lei, Ragioniere”.
3-Quelli che “è sopravvalutata”
Sta diventando uno dei miei piccoli piaceri proibiti. Quando uno dei nostri ragazzi o ragazze inanella una serie di sconfitte, o anche solo una, ma bella tosta, mi precipito sui Social per leggere i commenti nelle principali testate giornalistiche online (anche di questo parleremo in un prossimo articolo) e vedere dopo quanti commenti comparirà la frase “è sopravvalutato/a”, condito dal più classico dei “io l’avevo sempre detto”.
A sentenziare, di solito, esperti qualificati che rispondono a nickname tipo Pippo74, Ciufolina_con_la_racchetta o nel migliore dei casi Roger_forever. Non posso farci niente, è una cosa che mi fa molto rasserenare anche nelle giornate buie, perché so già che qualche giorno dopo, qualche partita dopo, il tennista o la tennista in questione tornerà sul palmo del Dio del Tennis, e comincerà a macinare vittorie, secondo la regola del contrappasso che qualsiasi dannato quarta conosce benissimo. E io ho l’opportunità, cosa che ogni tanto faccio, di recuperare il post e ricordare a Ciufolina_o_come_diavolo_ti_chiami che forse farebbe meglio a tornare davanti alla Playstation, dove tutto è chiaro e ben programmato.
Lorenzo Musetti, che per il momento resuscita i morti come lui stesso dice, promette molto bene da questo punto di vista in questi giorni, ma la più grande soddisfazione nelle ultime settimane me la sta dando Lucia Bronzetti. Nelle settimane precedenti, quella che comunque è la numero due italiana perde 6-4 6-2 da Antonia Ruzic a Bastad, prende 6-2 6-3 dalla Andreescu alla Hopman Cup e rimedia 6-1 6-2 dalla Tauson a Montreal. Il commento più gentile era “inadatta a questi livelli”. Poco dopo, a Cincinnati batte due avversarie supertoste come Daria Kasatkina e Zhu Lin. Prendi e porta a casa ma … attenzione. Il dato che mi preoccupa di Lucia non è il suo rapporto win/loss in stagione. È la terza domanda più frequente su di lei che compare nella lista “Le persone hanno chiesto anche” quando digito il suo nome su Google: “Dove abita Lucia Bronzetti?”
2-Scommesse e minacce, il lato orrendo del tennis
Dopo la sconfitta agli ultimi Canada Open contro Naomi Osaka (non esattamente una underdog), la numero 13 del seeding WTA Elina Svitolina ha denunciato di aver ricevuto minacce di morte dirette, e spesso ricollegabili al gioco d’azzardo.
Uno studio promosso dalla WTA nel 2024, cui hanno collaborato circa cinquecento tenniste, ha rilevato quasi ottomila messaggi offensivi inviati loro, il 40% dei quali riconducibili a scommesse perse. Minacce di morte incluse. “To all the bettors: I’m a mom before I’m an athlete” ha scritto la giocatrice ucraina su Instagram. Signify, un’azienda di data science, ha sviluppato un sistema di identificazione degli abusi online di questo tipo. Si chiama “Thread Matic”.
Minacce di morte a Katie Boulter a Roland Garros 2025, Mirra Andreeva – poco più di una bambina – inondata di meme offensivi, Joanna Pegula bersagliata di improperi. Ai maschi, di tutte le classifiche, non va meglio. Raul Brancaccio, 321 dell’ATP, viene fischiato e addirittura minacciato al Challenger di Napoli per la sua sconfitta. Francesco Maestrelli (209) dopo una sconfitta nelle quali a Bastad pubblica online il suo sfogo disperato mentre legge gli insulti, gli attacchi omofobi e le minacce di morte che gli arrivano puntualmente dopo ogni sconfitta.
A Roma 2022 la Procura di Roma scopre un giro di “disturbatori” reclutati online e incaricati di orientare l’andamento del match tramite comportamenti irritanti sugli spalti. Anche a Parigi accade qualcosa di strano fra il pubblico, e le situazioni ambigue si ripresentano un po’ ovunque. Siamo nella follia più totale. Gaudenzi e l’ATP sono consapevoli di questa vergogna e stanno agendo. Safe Sport, una tecnologia di protezione per i giocatori dagli assalti online, è già operativa ma è difficile che questo da solo basti a proteggere i giocatori, le giocatrici e il nostro sport. Ci sarebbe molto da dire al riguardo, ma per ora mi vengono spontanee solo due parole: che schifo!
1-Chi non sa chi sia Potito Starace, prego si accomodi
Al momento, tutti parlano di Tennis. Più o meno a proposito. Termini come match point, ace o tie-break sono usati in pubblicità di auto, banche profumi e persino campagne politiche. Ho sentito con le mie orecchie un primario giornalista del Corriere della Sera e un’illustre costituzionalista dialogare in televisione sulla qualità del rovescio di Sinner. Gli annunciatori dei TG stanno lavorando duro per recuperare il tempo perso, e hanno già collocato gli accenti al loro posto parlando di Sinner e Alcaraz. Ora sospetto partecipino di nascosto a corsi clandestini dove imparano a pronunciare correttamente scioglilingua quali Medvedev, Lehečka, Shapovalov e Świątek (qui però faccio fatica pure io).
E dalla TV, il tennis si è riversato nelle strade. Ho già parlato del Sinner Sounding, quel fenomeno imitativo principalmente pubblicitario che sta affollando il panorama pubblicitario di ragazzi e ragazze dai capelli arancioni, dai vestiti arancioni, dalle macchine arancioni, persino dagli occhiali arancioni. Ma poi ci sono le trasmissioni sul Tennis, i film sul Tennis, i libri sul Tennis (mea culpa).
Addirittura, ho letto che l’ultima moda delle feste europee è il rooftop tennis brunch. In pratica, un aperitivo serale sul tetto di un palazzo o di un grattacielo, a tema Tennis. Dai vestiti alla piscina a forma di campo da Tennis con tanto di racchette e palline gonfiabili galleggianti. E naturalmente, tutti ora hanno una propria opinione sul tennis, che peraltro ci tengono a comunicare proprio a te, che di tennis ti occupi da un po’ di tempo e che quindi vieni a torto o ragione ritenuto il ChatGPT della materia (senza però i venti dollari da pagare per la versione Pro). “Ha davvero preso il Clostebol?”, “Secondo me Musetti con quel rovescio a una mano non vincerà mai niente”, “La Davis però era meglio prima” e altre perle di saggezza che si riversano nell’etere mettendo un po’ a dura prova le orecchie e i sensi di vecchi appassionati e operatori di lunga data del settore. Al punto da farmi sembrare molto, molto sensato il consiglio ricevuto da un illuminato collega. Quando uno dei nuovi cultori della Wikipedia del tennis gli chiede un parere su una questione a suo avviso meritevole di dettagli approfondimenti, lui reagisce a sua volta con una semplice e spietata domanda: “Prima di risponderti, permettimi di chiederti una cosa: chi era Potito Starace”. Ai pochi fortunati che conoscono la risposta, arriva la meritata risposta.
Per concludere
Il Tennis è e rimane uno sport meraviglioso, ma cerchiamo di non farlo diventare come la Venezia degli sport. Noi che esultavamo commossi quando Potito raggiungeva il terzo turno a Parigi dovremmo essere i primi a parlare di Tennis facendolo capire, apprezzare, amare, gestendo e sterilizzando dove possibile le derive di mediocrità che questa era superficiale asseconda e qualche volta esalta. E tollerando queste dieci occasioni di fastidio con lo stesso spirito e tenacia che Peter Carter utilizzò con il suo promettente, ma ribelle immaturo e indisciplinato allievo: Roger Federer.

You cannot be serious è la nuova rubrica settimanale di Tennistalker Magazine dedicata a tutto ciò che nel tennis non rimbalza ma … fa rumore lo stesso! A cura di Paolo Porrati: accanito “quarta categoria”, è stato Giudice Arbitro per la FITP e ha partecipato da spettatore a tutti gli Slam, Finals Davis e Olimpiadi. Il suo romanzo giallo “Lo Sport del Diavolo”, pubblicato da Laurana Editore e ambientato nel mondo del tennis, è stata la sorpresa letteraria sportiva dello scorso anno.