Soffermandomi a riflettere sul fatto che mancano solo 147 giorni a Natale, consapevole che le cene coi parenti sono imminenti e anche le abbuffate correlate, ho pensato fosse interessante soffermarsi per un secondo sullo stress.
Lo stress, questo sconosciuto.. o forse, proprio per niente.
Hai presente quando lavori così tanto al pc che ti viene la gobba del bisonte? Quella simpatica escrescenza proprio dietro il collo? Beh, se non ce l’hai presente, sei fortunato/a.
Giornate intense in cui il 55% dell’acqua corporea viene sostituita dalla caffeina.
Giorni di corse in mezzo al traffico, di clacson che suonano, e poi, dopo mesi e mesi, ecco che d’improvviso, la città si ferma.
Niente più code in posta per spedire una raccomandata, niente più file infinite al supermercato per prendere la carta igienica dimenticata alla spesa precedente.
Città fantasma, letteralmente, è ciò che la nostra realtà diventa. Per chi ha la fortuna di partire, sono giorni di ansia, per chiudere le ultime pratiche prima di lasciarsi andare ad un bel meritato relax.
Per chi invece rimane in città, beh, si gode il silenzio.
Niente più macchine che passano alle 3 di notte con la musica a palla, niente più vicini che camminano con gli zoccoli alle 6 del mattino, perchè probabilmente sono partiti a giugno per Tenerife con un van e un solo cambio di vestiti. Proprio quei vicini così chic che, d’improvviso, vogliono sentirsi un po’ ‘hippie’ e mollano a casa tutto, quasi forse anche il cane.
Scherzo, quello va alla pensione speciale estiva, e quello si che è un vero stress per il povero animale che, non parlando l’italiano, poco avrà capito del discorso dei padroni, con annessa psicologa specializzata in psicologia clinica per cani di stazza media, quando gli hanno detto ‘torniamo presto, mangia e fai il bravo Giangiorgio!’. Giangiorgio si, era il nome del nonno..
E allora, una volta chiuso il pc, ecco che inizia l’ansia da partenza. Mille mila incognite, una valigia sempre troppo pesante che se si potesse fare, si monterebbero 30 palloncini sopra la casa come in Up, il film della Disney, per portarsi tutto con sè.
E poi arriva.. l’ansia dell’arrivo. La camera che a volte non è come attesa, il caldo, le file in macchina sulla litoranea, spiagge piene di famiglie che mangiano ogni 5 minuti gridando ai figli ‘panino col capocollo???’ mentre magari stavi tentando di leggere un libro di Jodorowski con parole così astruse da farti sospettare di non saper parlare l’italiano.
Se poi lo leggi in lingua originale beh.. hai fatto l’update.
Per non parlare poi dello stress da partenza. Tamponi come se piovesse, preghiere in cirillico nella speranza di non aver preso il covid in una di quelle sere in discoteca in cui hai deciso bene di bere dal bicchiere di uno sconosciuto perché ‘quando si ha sete non si guarda in faccia nessuno’.
Il Blue Monday è una condizione clinica che caratterizza il primo giorno della settimana, che prevede un calo dell’umore..
Ebbene si, esiste anche uno stress che è quello da partenza, da viaggio, da ritorno. Troppe incognite per chi è ordinario. Se invece sei un’anima libera che plana sui problemi dall’alto senza soffermarsi sui piccoli imprevisti quotidiani, hai vinto tutto.
Come ti rapporti con le vacanze? Ti ci rivedi nelle parole sopra?
Ora mi sono ricordata di non aver preso su il decimo Dissenten che non si sa mai che andando in riviera mi colpisca un batterio pseudo mortale che mi costringerebbe in stanza d’albergo per 7 giorni. Vado a completare la valigia.
Buon, meritato, relax!
Giulia Guidetti