La finale del Masters 1000 di Miami Iga Swiatek la “tratterà come una qualsiasi altra partita”. Naomi Osaka, l’avversaria che si ritroverà dall’altra parte della rete il 2 aprile, ha toccato vette che di ordinario hanno molto poco. Ma questo Iga lo sa. Le due si sono persino affrontate quando la giapponese si disputava con Barty il comando della classifica mondiale. Era il 2019, e a Toronto la spuntò Osaka 7-6(4), 6-4. “Non sono mai stata così soddisfatta dopo una sconfitta” – fu il commento della polacca. Profondamente colpita dalle sensazioni provate dall’aver giocato contro una delle migliori al mondo, Swiatek ancora oggi ricorda quell’ottavo di finale come un momento cruciale, è stata “la seconda partita nel WTA Tour in cui ho sentito di aver fatto un’importante passo avanti. Anche se ho perso quella partita, mi ha ispirata a lavorare più duramente dal momento che allora lei era la n. 1”.
Oggi il panorama è diverso. Swiatek costruisce, accumula vittoria su vittoria – con quella della semifinale contro Jessica Pegula è salita a 16 consecutive, – appare lanciata verso la conquista del terzo WTA1000 in fila dopo quelli di Doha e Indian Wells. Prima d’ora solo altre otto avevano centrato di seguito la finali di Indian Wells e Miami, ma il totale scende a quattro se si considerano quelle che, come Swiatek, ci sono riuscite non ancora ventunenni (Monica Seles, Serena Williams, Martina Hingis e Maria Sharapova).
Presto, con la ratificazione del ritiro della Barty, sarà la nuova numero uno. E se la sua incoronazione è legata a una formalità ancora da espletare, già adesso i successi raccolti sul campo la rivestono del timore delle avversarie; quella cosa, per intenderci, che contraddistingue una vera numero uno. “Voglio usare la fiducia che ho costruito dall’inizio di Doha. Sto andando alla grande e voglio sfruttarlo. Non voglio cambiare la mia routine. Non voglio cambiare la mia attitudine, perché sta funzionando piuttosto bene. Adesso sento di essere a un livello differente, di poter competere… Vedremo come andrà. Sono molto emozionata”.
Osaka invece ricostruisce, riscopre il piacere di un tennis che vuol essere fonte di divertimento, alimentato da ambizioni espresse lasciando tutto sul campo, senza caricarsi di morbosi fardelli autoimposti né tantomeno di aspettative addossate come speculazioni da gente che ti sta lontano, che con te non ha mai avuto a che fare, gente che oggi scommette su un cavallo, domani su altro e nel frattempo mastica con leggerezza lodi e, con ancor più leggerezza e piacere, insulti.
Un gioco di saliscendi le porterà a incrociarsi nuovamente nell’assolata Miami. Quasi tre anni dopo la prima volta.