Rafael Nadal si ferma a Indian Wells. Resta a novantuno successi in carriera a tre sole lunghezze da Ivan Lendl. Contestualmente, la stagione dello spagnolo resta sorprendente, viste le premesse che precedevano questo 2022. Stoppato ai box causa infortunio nella seconda parte della scorsa stagione, il maiorchino non era certo di ritrovare il suo tennis. Figuriamoci la sua miglior interpretazione, quella da fuoriclasse. Eppure, grazie a una psicologia straordinaria, in grado di farne un esempio di assoluta professionalità, Rafael conquista nuovamente lo scenario. Sbaraglia la concorrenza, oggi più che mai composta da giovani ai quali regala un vantaggio enorme, in termini di Primavere.
In questo modo, in California, sopravviveva nel primo turno a Sebastian Korda, rimontando un terzo set compromesso e quattordici anni di differenza. Superava con una certa disinvoltura il britannico Evans e l’americano Opelka prima di imbattersi nel ciclonico australiano Nick Kyrgios, al quale lo separano quasi dieci anni di età. Una lunga e logorante battaglia portava Rafael, novello Odisseo della racchetta, sull’isola del feroce Carlos Alcaraz un vorace cannibale con la metà dei suoi anni capace di divorare ogni avversario. Predestinato all’Olimpo del tennis, Alcaraz, pare essere il degno futuro erede di Nadal e di quella gloriosa dinastia di racchette iberiche inaugurata dal compianto Manolo Santana.
Nella battaglia di semifinale tra “ExGen” e “NextGen”, il fenomenale Carlos turbinava fendenti da ogni lato del campo supportato da coach Juan Carlos Ferrero, altro mirabile spagnolo già contendente di Rafael Nadal. Così, il tempo si fermava per ammirare la grande bellezza, sul tre pari nel set decisivo. In quell’attimo, il maiorchino sublimava l’arte del gioco illuminando con lampi di genio le rosse sabbie del deserto californiano. Formidabili azioni mancine, votate ad un gioco d’attacco in grado di resuscitare le gesta dell’immenso Rod Laver, prendevano forma sul terreno di gioco. Così, Rafael, grazie a una serie di acrobazie funamboliche volanti, coglieva la vittoria imbrigliando la furia gladiatoria del giovane Carlos.
Il giorno seguente, l’americano Taylor Fritz partiva nella finale col vantaggio del pubblico e undici anni di gioventù nelle gambe. Eppure, quando oltre la rete scende in campo la classe autentica, quella magnificata dall’artista attuale più completo in circolazione, ogni sostegno comincia a traballare. Ciò nonostante, grazie a una prova superba del californiano Fritz e condizioni ambientali complicate da un vento ciclonico in grado di appiattire le differenze in campo, Rafael cedeva la sua prima partita in questo 2022. Il buon Taylor si trovava incredulo col trofeo in mano e il primo titolo ATP Master 1000 conquistato in carriera. In tal modo, lo spagnolo incassava i 600 punti ATP del finalista che lo inquadrano, a mio personale avviso, verso la riconquista dello scettro mondiale.
Sinceramente, infortuni permettendo, penso che il maiorchino tornerà in testa al ranking per la fine dell’estate. Dopo gli US Open, e forse ancor prima! Questa impresa porterà “Rafa” verso un nuovo record perché nessuno mai nella storia del tennis, compresa quella prima dell’era Open, è riuscito a salire sul trono in un lasso di tempo così ampio. Traduco! Se Nadal torna numero uno in questo 2022 certamente rimane in cima alla classifica almeno fino ai primi mesi del 2023. La sua prima volta occorreva nell’agosto del 2008, e in questa maniera riuscirà a lasciare il segno da “Number One” a distanza di sedici stagioni agonistiche.
Onore a sua Maestà Rafael I: il “Matador”!.
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