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    Break Point, il nuovo libro di Luca Bottazzi

    Abbiamo incontrato Luca Bottazzi in occasione della pubblicazione del suo nuovo libro Break Point, Colori di Primavera agli Internazionali d’Italia.
    Luca Bottazzi, già autore di libri quali: “Dal bambino al campione di se stesso”, “Il Codice del Tennis Bill Tilden arte e scienza del gioco”, “TENNIS 100 anni di storie”, “I Gladiatori della terra rossa” nella sua lunga carriera è stato un ex azzurro, tennista professionista, medaglia al valore atletico del CONI.

    Tra i cinque migliori juniores al mondo nel 1981 e numero 133 ATP nel 1985. Sparring partner del campione svedese
    Bjorn Borg.
    Oggi è parte del direttivo di R.I.T.A. associazione culturale di ricerca in ambito motorio e tennistico e direttore della scuola R.I.T.A. Tennis Academy. Socio fondatore e membro del comitato scientifico dell’associazione culturale storica “Club delle Balette”, della quale è Presidente onorario Gianni Clerici.

    Voce televisiva apprezzata, insegnante al Master in Marketing e Comunicazione dello Sport all’Università IULM di Milano, è attualmente docente presso la facoltà di Scienze Motorie dell’Università Statale di Milano.
    Nella presentazione del libro curata dal Prof. Giorgio Nonni dell’università di Urbino leggiamo: “Luca Bottazzi, attraversa le stagioni di uno degli eventi sportivi più longevi del nostro Paese, quegli Internazionali di tennis ormai divenuti patrimonio immateriale nell’immaginario collettivo.”

    1-Cosa ti ha spinto a descrivere le stagioni di uno degli eventi sportivi più seguiti e importanti nel panorama tennistico italiano e internazionale?

    Oltre alla passione volta allo studio del tennis in ambiti come la storia del gioco e le evoluzioni del suo insegnamento, temi tra l’altro ripresi nelle mie passate pubblicazioni, in questo libro la grande spinta è arrivata grazie alle esperienze vissute personalmente sul campo a contatto con vari campioni, tra cui quella di aver giocato proprio agli Internazionali d’Italia. Queste avventure si riflettono nelle parole del testo attraverso uno sguardo in continua espansione: dagli occhi di un giovane con la racchetta in mano alla ricerca del sogno nel professionismo fino a quelli attuali, maturati tramite le vicende dell’esistenza e le competenze acquisite con lo studio e la ricerca, la diffusione e l’insegnamento del gioco.

    2-Dalla prima edizione degli Internazionali d’Italia inaugurata a Milano alla fine di aprile 1930 a cui partecipa Bill Tilden alla nascita dell’era del tennis Open, come definiresti il tennis degli anni di Tilden, la nascita del tennis Open, e in che modo sono poi arrivati i condizionamenti che hanno cambiato il modo di giocare?

    Leggendo il libro traspare come i ruggenti anni Venti del Novecento, per intenderci l’epoca di Bill Tilden, fossero avvolti da affascinanti suggestioni. Un momento particolare che non ho alcuna difficoltà nel definire “Era Classica” del tennis. Un’estensione temporale in grado di arrivare ad abbracciare la nascita dell’era Open, avvenuta nel 1968, e tutti gli anni Settanta. Il vero ribaltamento copernicano capace di stravolgere completamente la disciplina sopraggiungeva invece nei primi anni Ottanta, quando le racchette di legno andavano in pensione per essere sostituite da quelle costruite con materiali tecnologici. Terminavano quindi i duelli all’arma bianca per dare spazio alle armi da fuoco, per arrivare all’attualità in cui le dotazioni strumentali sembrano prevedere la tecnologia atomica.
    In questo modo, tra gli anni Ottanta e Novanta il tennis veniva rapito in modo totalizzante dalle dinamiche televisive e da quelle degli sponsor, a livello planetario. Così, la disciplina ingravidava fino a incrementare il proprio valore in termini di PIL, in maniera mai conosciuta in precedenza. Dunque, si modificavano l’approccio e i rapporti dentro uno sport che strada facendo stava cambiando pelle, per acquisire anche quella dello “Show Business”.

    3-“Il pubblico in preda a una febbrile eccitazione libera l’emozione tra urla e applausi, quale tributo alla prodezza nota universalmente come “Veronica”. La firma d’autore è inconfondibile, quella di Adriano Panatta! Il suo sguardo incrocia il mio, mentre un vento leggero soffia tra i capelli. Da quell’istante il nostro campo sembra diventare immenso, il loro sempre più piccolo. Il punteggio finale della disputa riporta Panatta e Bertolucci vittoriosi per 6/4 6/2 su Cancellotti e Bottazzi. Accadeva di maggio nel 1981”. Raccontaci le tue emozioni!

    Debuttare agli Internazionali d’Italia da diciottenne nei primi anni Ottanta e trovarsi ad affrontare Adriano Panatta, il re di Roma di quel magico periodo, comporta un esperienza quasi religiosa, per dirla “quasi” alla David Foster Wallace. Mi sentivo preso da un tale vortice di emozioni, imprigionate all’interno del perimetro del campo, da cui non riuscivo a liberarmi. In quegli attimi giocare a tennis, posso assicurare, non era la priorità. Un paradosso assoluto, testimone del fatto di come il tennis sia proprio lo sport del diavolo.
    E questa frase, come tutti sanno, è guarda caso farina del sacco di quel diavolo di Adriano.

    4-Le racchette di legno vengono sostituite lasciando la scena a nuovi materiali. Qual è la sostanziale differenza nel gioco tra le racchette di legno e quelle attuali?

    Le differenze prodotte dagli strumenti di gioco dipendono da molti elementi come le corde, le scarpe, le palle, le superfici, quindi non solo dalle racchette. Restando però focalizzati sulla domanda è possibile dire brevemente come quelle di legno fossero nettamente più pesanti rispetto a quelle attuali che sono tra l’altro maggiormente bilanciate in testa. In tal maniera, i tennisti di oggi godono di supporti che facilitano l’azione di gioco. Accelerare velocemente il piatto corde in uno spazio breve, era un tempo una cosa impensabile. Inoltre, i materiali contemporanei hanno consentito di stravolgere la forma della racchetta.
    Grazie a un cuore del fusto sempre più aperto il manico risulta molto più vicino al piatto corde, che tra l’altro oggigiorno vanta pure maggiori dimensioni. In altre parole, la struttura generale delle racchette odierne assomiglia a quella con cui giocano i bambini nelle scuole tennis. A tutti gli effetti, le racchette attuali non giocano ancora da sole, si limitano solo a consentire più controllo e potenza, oltre alla possibilità di estremizzare le rotazioni in modo straordinario. Vantaggi enormi, in grado di rendere lo sport del tennis molto più immediato anche nell’apprendimento, se volgiamo lo sguardo una volta tanto al tennis per tutti.

    5- Il grande tennis degli Internazionali nasce a Milano e si sviluppa a Roma. Adesso l’Italia del tennis ritrova risonanza mondiale con l’ospitare le ATP Finals a Torino. Che ricadute pensi potrà avere questo evento sullo sviluppo del movimento del tennis italiano?

    Le ricadute saranno ovviamente importanti! Eppure, non tutti sanno come il primo circolo di tennis realizzato interamente da italiani nasceva proprio a Torino nel 1880. Senza dubbio alcuno, il tennis internazionale vedeva la luce a Milano grazie alla creatura del conte Alberto Bonacossa: gli Internazionali d’Italia del 1930. Del resto, era la città di Roma a offrire lo slancio capace di un’affermazione definitiva.
    Così, nel mezzo delle divergenze tra Milano e Roma rispunta Torino grazie all’organizzazione delle ATP Finals, la città dove tutto ebbe inizio. Corsi e ricorsi della storia, parte della scenografia sullo sfondo del libro, è giusto anche rilevare.

    6-Perché un titolo non italiano come Break Point?

    Innanzitutto, il titolo è tennistico! Poi, si tratta di un termine oramai assimilato dall’universale, che oltrepassa la lingua inglese. Inoltre, Break Point è l’attimo fuggente della partita. L’istante capace di fare la vera differenza in un incontro di tennis così come nelle vicende della vita. In altre parole, il titolo riassume le varie esperienze del vivere in grado di estendersi ben oltre il campo da tennis.

    7-Come mai hai pensato a questa copertina?

    Perché illustra il ponte di collegamento con la storia, riportando il primo e l’ultimo vincitore degli Internazionali. Un’intuizione che impreziosisce il libro come oggetto in sé, pensata e disegnata da Gianni Camusso.

    8-Per quale ragione un libro ben curato, ricco di storie affascinanti accompagnate da diverse suggestive immagini, è venduto al prezzo di soli euro 15,40?

    Questa, invece, è stata una mia scelta. Un’idea con l’intento di rendere questo libro unico nel suo genere, a suo modo un simbolo del gioco. Del resto, cosa possono mai rappresentare numeri come 15 e 40? Osservando con un po’ di attenzione la risposta è semplice: “Break Point”.

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