Il titolo se l’aggiudica il n.4 al mondo dopo un’ora e mezza di gioco – piegato 7-5, 6-4 un Tiafoe in gran spolvero. Il percorso dell’americano a Vienna l’ha visto passare per le qualificazioni e scalare turno dopo turno mettendo in fila giocatori come Tsitsipas, Schwartzman e Sinner; non gli è riuscita l’ultima prodezza.
In termini di aces il dominio è del tedesco, capace di infilarne undici nel primo set e otto nel secondo – Tiafoe ne totalizzerà nell’arco del match solo quattro. Sulla scia del servizio di Zverev si apre – e nel giro di un nonnulla si chiude – il primo game (un ace cui si sommano altri tre prime battute che l’americano non riesce a rispedire in campo). L’intensità di gioco del tedesco di origini russe è alta già in apertura. Al secondo game si infiamma una lotta che vedrà Tiafoe mantenere il servizio, non prima però d’aver rischiato un break point (il dritto inside-out di Zverev si è spento a lato). A tanta baraonda segue un altro game veloce in saccoccia per il n.4 (40-0). Sul 2-1 ecco che il tedesco metto a segno lo strappo: tornato alla battuta l’americano viene spazzato via da un netto (40-15). Le difficoltà iniziali di Tiafoe lascerebbero intendere un baratro sul punto di aprirsi sotto ai piedi del n.49, e invece al game successivo i tanti errori non forzati del tedesco spianano al rivale il 40-15; una risposta inarrivabile sulla linea laterale alla destra di Zverev sancisce il controbreak. Rianimato, l’americano conquista anche il game successivo con un perentorio 40-0. Il duello che ne scaturisce darà vita ad altri cinque game (quattro dei quali rapidi, mai oltre il 40-15) in cui i due contendenti al titolo si alterneranno alla battuta chiudendo i rispettivi turni senza troppe grane. Il dodicesimo game è quello decisivo. Zverev sa di poter evitare ulteriori grattacapi sbarrando ora la porta all’avversario, prima di un eventuale tie-break; Tiafoe dal canto suo intravede l’approdo allo spareggio finale stando, questo sì, spalle al muro. Salito sul 40-30 il tedesco si gioca il break point (set point). L’americano batte, Zverev sfiora la palla ma è ben lontano da un qualsivoglia controllo su di essa, 40 pari. Dovranno passare altre due deuce prima che il tedesco torni ad avere in faretra un altro set point: un dritto lungo linea di poco ampio è l’errore che gli vale il primo set.
Il secondo set è una storia in parte diversa e in parte uguale. Il primo game ancora una volta sorge e tramonta sulla mortifera battuta di Zverev. Al secondo Tiafoe va di nuovo vicino a perdere il servizio, minaccia non solo testimoniata dal succedersi di tre deuce, ma addirittura concretizzatasi in un possibile break point per l’avversario. Altra pressione Zverev la mette sull’avversario al sesto game (siamo sul 3-2 per il n.4): stavolta l’americano dovrà attraversare indenne quattro deuce – schivando le mine di tre break points rivali – per riuscire a conservare la battuta. Lo spavento Tiafoe lo restituisce al nono, quando, sul Ad-40, assapora il ribaltone. Il tedesco si tira fuori dai guai senza il bisogno di alcuno scambio: la potente prima battuta l’americano l’intercetta, ma così fa la rete con la sua risposta. Siamo alla chiusura dei conti, Zverev prima porta a casa il game nel giro di due punti, poi a quello successivo fa 40-0, break point, match point e gloria.
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