Tennistalker, in occasione dei campionati assoluti, ha intervistato per voi Claudio Pistolesi, ex tennista attuale allenatore di tennis che vinse gli Assoluti nel ’90 e le cui imprese rimangono tuttora parte della storia del tennis italiano. Ecco di seguito l’intervista:
Hai vinto l’edizione del 1990, cosa ricordi di quella edizione degli assoluti? Qualche aneddoto?
“Si, ho vinto l’edizione del ’90 a Salerno. Ricordo innanzitutto il primo turno, ricordo che era un periodo molto buono, stavo giocando bene e sentivo che avevo una chance di vincere questi assoluti in cui erano presenti molti tennisti, tra cui Cancellotti, Cerro e Cané, giocatori forti. Al primo turno giocai con un giovane Sanguinetti, vinsi ed conobbi cosi questo giocatore, che é uno dei più forti e che ho allenato per 9 anni, con cui ho condiviso tantissime vittorie, tantissima gioia di tennis. Poi lui dopo quella partita partí per il college, per le università americane, dove migliorò tantissimo alcuni aspetti, soprattutto di personalità, e per questo secondo me Davide Sanguinetti é per l’Italia un giocatore che ha fatto la storia del tennis. Quindi ecco, fu forse una premonizione per cui nel mio futuro sarebbe stata l’università americana. A quell’epoca era forse l’unico che migliorò e che secondo me ha avuto la chance di fare il professionista perché andò non come piano B ma come piano A al college americano, e grazie a questo ha potuto essere pronto per il professionismo, anche se qualche anno più tardi rispetto agli altri.
Ricordo anche la semifinale con Francesco Cancellotti, un campione con cui avevo vinto in finale a Bari tre anni prima e la finale con Massimo Boscatto, giocatore di casa che ha battuto giocatori molto forti.. c’era il fattore tifo fuori casa ed é normale, ma riuscì lo stesso a vincere. Avevo più esperienza di Massimo, lui era giovane e fu una delle cose più belle che ho fatto nella mia vita di tennista perché a quei tempi campione italiano voleva dire proprio campione italiano, con lo scudetto del tennis, una cosa bellissima.
Come si fa a battere un campione come Mats Wilander a Monte Carlo nel 1988?
“L’ho battuto nell’anno in cui lui era n.1 nel mondo e aveva dominato l’anno come pochi nella storia del tennis. Vinsi anche contro Aaron Krickstein dove forse giocai la più bella partita della mia vita, ero ovviamente carico al massimo con il mio coach Tonino Zucarelli. Nel vincere il secondo set ho capito che c’era ancora una chance, lo sentivo nelle corde, ho alzato il livello soprattutto col mio dritto, per cui sono conosciuto. Ho vissuto il flow, lo stato di grazia in cui scientificamente l’atleta cambia la sua percezione.. sembra che la palla ti arrivi più lenta. Lo battei nei giorno della nascita di Roma, la mia città, veramente indimenticabile. A Monte Carlo e in generale nel tennis italiano ancora tutti se la ricordano quella partita.
Sei stato il più giovane giocatore italiano a vincere un torneo ATP, cosa ricordi di quella esperienza?
“Si ho vinto a Bari. Avevo 19 anni e otto mesi. Era aprile dell’87 e ancora non avevo 20 anni. Ci ho messo tanto a capire che ero il più giovane italiano ad aver vinto un titolo ATP. Questo mi fa piacere, i record sono fatti per essere battuti, però insomma é stato molto bello, ho alzato il livello da molto giovane. Ho fatto un’impresa storica a livello di tennis italiano, battendo Cancellotti in finale e Krickstein al primo turno. É stato li che ho preso il LA, che ho capito che potevo fare grandi cose. Vinsi anche contro altri giocatori, ero molto carico e forse l’incoscienza giovanile mi aiutava a prendere coraggio nei momenti giusti. Paolo Bertolucci come coach e Zucarelli, due grandi che erano al mio fianco in queste imprese che hanno contribuito a fare la storia del tennis italiano e di cui vado molto orgoglioso”.
Chi vincerà questa edizione dei campionati assoluti e quali sono i giovani più interessanti?
“Qui, faccio tantissimi complimenti a Marcello Marchesini per essere un organizzatore che si da molto da fare e da la chance a tanti ragazzi italiani come altri organizzatori in Italia. Ha organizzato decine di Challenger e ha avuto la bellissima idea di fare gli assoluti. Gli assoluti però si chiamano assoluti se giocassero tutti..Berrettini, Fognini, Sinner, Sonego e Seppi non ci sono.. Mancano l’80% dei giocatori quindi io con molto rispetto per la buona volontà dico che dovrebbero chiamarlo semplicemente torneo nazionale, non assoluti.”
Abbiamo fatto alcuni anni senza Assoluti e quest’anno ci si riprova. Ai tempi di Panatta e Pietrangeli tutta l’Italia li seguiva. Hanno ancora senso e in caso sono rilanciabili?
“Secondo me sono rilanciabili se si considera l’entry List. Se ci fossero tutti sarebbero sicuramente rilanciabili e sarebbe molto bello. Però, per essere rispettosi del livello professionale dei giocatori ci vorrebbero tanti soldi, ecco. Siccome la Federazione dice che é molto ricca, un milioncino di euro potrebbe metterceli. Sarebbe una cosa bella, per aiutare un po’ tutti i giocatori. In questo momento, mi dispiace per Marcello Marchesini, non hanno titolo per essere chiamati assoluti, mi sembra di tutta evidenza”.
Vi é piaciuta l’intervista? Continuate a seguirci per non perdervi quella di domani con Potito Starace, sempre qui su Tennistalker.it!