Il presidente dell’ATP spiega a The National News la riforma del calendario: meno tornei e l’obiettivo di ridurre lo stress dei giocatori
Nel 2028 l’ATP introdurrà una profonda riforma del calendario, con l’arrivo di un nuovo Masters 1000 in Arabia Saudita e un ridisegno complessivo delle tournée di inizio stagione. Una trasformazione che, secondo il presidente dell’ATP, Andrea Gaudenzi, dovrà portare equilibrio in un circuito sempre più intenso e globalizzato.
Decimo Masters 1000 in arrivo per l’ATP, si giocherà in Arabia Saudita (LEGGI L’ARTICOLO)
L’intervista completa è stata realizzata dal giornale TheNationalNews, che ha approfondito le strategie e le priorità della ATP in vista della riforma del 2028.
“Il nostro obiettivo è che nel mese di febbraio possano convivere due tournée: una in Medio Oriente, con il nuovo Masters 1000, e una in Sudamerica sulla terra battuta,” spiega Gaudenzi. “Non sarà facile, ma vogliamo dare continuità ad entrambe.”
Un nuovo equilibrio geografico
Il nuovo Masters 1000 saudita rappresenta il simbolo dell’espansione del tennis verso nuovi mercati. L’evento, con 56 giocatori in tabellone e partecipazione non obbligatoria (sul modello di Montecarlo), dovrebbe essere collocato nel mese di febbraio. Ma proprio questa scelta rischia di entrare in conflitto con la tradizionale gira sudamericana, che comprende tornei storici come Buenos Aires, Rio de Janeiro e Santiago del Cile.
“Febbraio è un mese molto affollato,” ammette Gaudenzi. “Dovremo lavorare tutti insieme per trovare una soluzione sostenibile, magari alleggerendo gennaio o anticipando l’inizio della stagione.”
Meno tornei, più qualità: ma i giocatori restano scettici
La riforma del 2028 nasce anche come risposta alle crescenti proteste dei giocatori. Negli ultimi mesi, diversi tennisti hanno denunciato un calendario insostenibile, con troppe settimane di gioco, viaggi continui e poche pause per recuperare.
Gaudenzi è consapevole del problema: “Ascoltiamo le preoccupazioni dei giocatori. L’obiettivo è semplificare il calendario, riducendo gli eventi di livello ATP 250 e 500 e concentrandoci su tornei di maggiore impatto e qualità.” Anche se proprio pochi giorni fa Gaudenzi al Times aveva dichiarato: “Ma è anche difficile dire ai giocatori che giocano troppo quando, in realtà, sono loro a scegliere quando e dove giocare”.
L’aggiunta di un nuovo Masters 1000 – con montepremi altissimo e inevitabile richiamo mediatico – potrebbe però finire per aumentare la pressione sui top player, spingendoli a partecipare anche in periodi tradizionalmente di riposo. C’è il rischio che il calendario 2028, invece di alleggerirsi, diventi ancora più competitivo e serrato, rendendo più difficile per i giocatori scegliere quando fermarsi.
Le incognite del nuovo assetto
In questa prospettiva, tornei consolidati come Rotterdam, Montpellier, Dallas, Delray Beach e Acapulco potrebbero essere ridimensionati o slittare in altre finestre stagionali. Resterebbero centrali Doha e Dubai, che anticiperebbero il Masters saudita, mentre la terra rossa sudamericana continuerebbe ad avere spazio, ma con un peso inferiore nel calendario globale.
“Non vogliamo cancellare la tradizione,” ribadisce Gaudenzi. “La tournée sudamericana è parte della storia dell’ATP, e lavoreremo perché continui a essere viva e competitiva.”
Una rivoluzione con molte domande aperte
La riforma del 2028 sarà, per l’ATP, un banco di prova decisivo. L’obiettivo è creare un tour capace di bilanciare espansione economica e benessere dei giocatori. Ma la sensazione diffusa è che il tennis stia entrando in una nuova era dove le esigenze commerciali rischiano di scontrarsi con i limiti fisici e mentali degli atleti.
Gaudenzi conclude dicendo: “Il tennis è globale per natura. Dobbiamo unire tradizione e innovazione, storia e futuro. Il 2028 sarà l’anno in cui scopriremo se ci saremo riusciti.”



