Jacopo batte in due il numero 1 ITF, Marco liquida Alcala Gurri. Roca Batalla, clinic da terra, battuto Pacheco Mendez. Bene Jacopo Berrettini, fuori Travaglia e Bondioli
(dal nostro inviato) – Temperatura leggermente più calda di ieri, se possibile. Sulle tribune ustionanti la giornata è iniziata osservando il KO del tifatissimo Rodrigo Pacheco Mendez, ventenne messicano che in febbraio, da wild card ad Acapulco, aveva battuto Casper Ruud per arrendersi solamente nei quarti di finale ad Alejandro Davidovich Fokina. Rodri, sostenuto da un manipolo di aficionados scatenati, ha vinto il primo set ed è andato avanti di un break nel settimo gioco del secondo, ma a un passo dalla vittoria ha dovuto fare i conti con l’esperienza e la tigna di un vecchio lupo da clay come Oriol Roca Batalla, fisico da turista non assillato dal richiamo della palestra ma rovescio davvero incantevole.
Il trentaduenne catalano è tornato in partita convertendo la settima palla break di un ottavo gioco da venti punti, e in quel momento ha vinto la partita. Pacheco ha infatti subìto un altro break – stavolta a zero – nel decimo game, si è sottoposto a un trattamento medico a fine set e perso nettamente il terzo parziale 6-1. Chi si aspettava un ottavo da copertina tra il messicano e lo sponsorizzatissimo Diego Dedura dovrà rimodulare le proprie aspettative, e “accontentarsi” del match tra il buon Roca Batalla e Arthur Gea.
Sul fronte italiano, buone notizie da Jacopo Berrettini: dopo aver superato le qualificazioni il fratello minore di Matteo ha valicato anche il primo turno del main draw battendo il tedesco Henri Squire, il quale si è ritirato dopo aver perso il primo set al tie break. Per Jacopo ora un secondo round da brividi contro la testa di serie numero uno, il diciannovenne croato Dino Prizmic. Fuori, invece, Stefano Travaglia, battuto al terzo set dal croato Poljicak, settima testa di serie in gara.
Ha salutato il torneo, almeno quello di singolare, anche Federico Bondioli. Il mancino da Ravenna è stato battuto al terzo set dal francese Thomas Faurel, diciannove anni e una gran gamba che gli ha permesso di sprintare come se il match fosse appena iniziato anche valicate le due ore e nonostante i trentasei gradi dell’Harbour Club.
Bondioli ha perso un primo set in cui pure era stato in vantaggio, ma ha dominato il secondo vincendo quattro game consecutivi dal due pari. Nel terzo, caldo e fatica hanno limitato il tennista azzurro, anche vittima di molesti giramenti di testa all’inizio della terza frazione che lo hanno costretto a una rapida refrigerazione in panchina tra le proteste davvero poco sportive del francese.
Subito sotto di un break nel parziale decisivo, Federico ha forse cominciato a divagare un po’ troppo, frustrato dall’ineffabile e inesauribile collega sempre puntuale nel rimandare nella sua metà di campo una pallina in più. “Mi dici di spingere,” ha un certo punto urlato Fede al proprio angolo, che poi non era altro che una seggiola sotto l’ombrellone due metri fuori dal campo, “ma quello è un muro!“. Un muro di precisione Faurel, che vista l’evidente dedizione potrebbe scalare presto qualche centinaia di posizioni in classifica (adesso è 1046 ed è a Milano grazie al fatidico ranking junior). Un peccato per Federico, ma cambia poco, e l’esperienza resta: le potenzialità sono evidenti, il ragazzo arriverà.
Missione compiuta per Marco Cecchinato, che ha battuto in due lo spagnolo Alcala Gurri, e per Jacopo Vasamì. Il tennista romano ha giocato una bellissima partita davanti al pubblico più numeroso di giornata e battuto Andrés Santamarta Roig nel match tra le due stelle più brillanti dell’Universo junior, almeno classifica alla mano. Numero uno Santamarta, campione all’Orange Bowl lo scorso anno; numero due Jacopo, recente vincitore del Bonfiglio, ma oggi le posizioni del ranking sembravano invertite.
Lo spagnolo quando spinge con il dritto fa male, e non a caso Andrés ha definito in tempi non sospetti il suddetto fondamentale “il mio asset più pregiato“, ma oggi Vasamì raramente l’ha lasciato comodo, costringendolo spesso a tirare fuori equilibrio e taglieggiandolo a più non posso con un dritto lungo linea clamoroso.
Inoltre, particolare già notato ieri nell’ultimo turno di quali che Santamarta ha giocato contro Tiago Pereira, il talento valenciano quando le cose si mettono male tende a innervosirsi, e a disunirsi di conseguenza. Oggi, al netto della super prestazione di Jacopo, la partita è scivolata via tra un “soy muy lento“, un “no entré en partido” e un laconico, conclusivo “no puedo jugar limpio“.
Pulito, pulitissimo, è stato Vasamì, che al prossimo round troverà il croato Mili Poljicak in una partita tutt’altro che chiusa.