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    Microfono a Sinner: “La preparazione serve ad affrontare giornate così”

    Jannik è lucido di fronte alla stampa dopo il match vinto con Rune: “Condizioni di gioco difficili ma uguali per entrambi. Situazione diversa rispetto a Wimbledon”

    Una mattinata complessa, dopo una nottata apparentemente ordinaria. Jannik Sinner ha parlato in conferenza stampa della partita vinta contro Rune che lo ha qualificato per la terza volta in carriera ai quarti di finale dell’Australian Open, ma anche delle travagliate ore che l’hanno preceduta. Un malessere fisico, la routine di avvicinamento stravolta, un lungo medical time out durante l’incontro e qualche sinistro tremore. Poi la provvidenziale pausa di venti minuti all’inizio del quarto set imposta dalla rottura della rete in seguito a un suo servizio. Tanta carne al fuoco e qualche motivo di preoccupazione, ma Jannik non è tipo da nascondersi dietro ai problemi.

    Il malessere? Ho passato una notte tranquilla – ha detto ai giornalisti -; se non fosse suonata la sveglia avrei continuato a dormire. Purtroppo non mi sono svegliato bene, ho cercato di arrivare al campo il più tardi possibile e ho improvvisato la routine. Fare determinate cose prima di scendere in campo mi dà tanta confidenza, ma non potendole fare ho pensato a tutto il lavoro svolto durante la preparazione per arrivare pronto a questo match. Alla fine l’importante è la partita, non quello che fai prima o dopo“.

    La situazione di oggi ha ricordato a molti ciò che è avvenuto nei quarti di finale dell’ultima edizione di Wimbledon, quando un virus ha avuto la sua parte di responsabilità nella sconfitta patita nei quarti di Church Road contro Daniil Medvedev. “La situazione era completamente diversa, non paragonabile” – ha tenuto fermamente a specificare il numero uno del mondo. Ma se è vero che a Wimbledon fu diverso, non c’è dubbio che di quell’esperienza Jannik abbia fatto tesoro: “Cerco sempre di migliorare i piccoli dettagli che in passato avrei dovuto gestire meglio, quindi anche quanto successo a Londra mi ha insegnato a non ripetere gli stessi errori. Poi a volte non basta per vincere: se oggi lui (Rune, NdR) mi avesse fatto il break nel terzo quando l’inerzia era dalla sua parte sarebbe stato difficile girarla“.

    Il fatto di disputare il match nella famigerata controra australiana, le prime ore del pomeriggio che le persone “normali” dedicano alla siesta, ha probabilmente influito sull’aggravamento di una condizione fisica già non fantastica dalla prima mattinata. Sinner, glissa, non si scompone, confermando di non aver chiesto di giocare di sera: “Sono decisioni che spettano al torneo; un po’ me l’aspettavo di giocare nel pomeriggio perché avevo fatto due serali di fila. Cambiano un po’ le condizioni, è più faticoso per il caldo, ma in campo si va in due e nessuno è avvantaggiato o svantaggiato. Anzi, nella mia testa Rune era in una situazione più difficile della mia perché nel turno precedente (sabato contro Kecmanovic, NdR) ha finito più tardi dopo aver giocato un match più lungo“. Zero scuse, dunque.

    Ma quanto ha inciso l’inclinazione di Jannik a non negarsi alla sofferenza per uscire illeso da una giornata che sarebbe potuta essergli fatale? “Devo tornare al discorso che facevo poco fa quando parlavo del percorso fatto in off season – ha chiosato. Abbiamo fatto una grande preparazione durante la quale non sono mancate brutte giornate. Ed è a quelle che devi pensare quando in partita non gira. Sapere di essere pronto anche ad affrontare il momento storto. Perché nel tennis è difficile che funzioni tutto alla perfezione. Un giorno non entra il servizio, l’altro non va il dritto, l’altro ancora il rovescio. Bisogna stare lì e gestire la situazione. Sarebbe anche potuto finire tutto oggi, ma siamo ancora qui e vediamo cosa succede nel prossimo turno“.

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