Porta la firma di una racchetta 21enne il torneo del ventennale. Con pieno merito Matteo Gigante iscrive il suo nome nell’Albo d’oro del Challenger percorso da successi stranieri e con solo quattro trionfi tricolori
Straordinario territorio tennistico il Friuli Venezia Giulia nei panni di organizzatore di tornei sia a livello maschile sia a quello femminile, rappresentando per i giocatori un vero giardino dell’Eden per le opportunità offerte. Oltre ai quattro tornei Itf in rosa spalmati in regione, la carovana degli agonisti nei due Atp Challenger Tour (triestino e pordenonese) ha avuto a disposizione un prize money totale di oltre 211.000 dollari, corroborati dal pacchetto globale 175 punti, valori fondamentali per le scalate nell’arduo ranking dei professionisti.
In fatto di Challenger la palma del precursore regionale spetta al compianto pordenonese Edi Aldo Raffin un imprenditore idealista che in fatto di strutture ed eventi sportivi ha fatto scuola a livello nazionale, attestando che dietro sogni dalla parvenza utopistica, con coraggio e tenacia si possono plasmare meravigliose realtà, concetti poi ripresi con profitto dalla figlia Serena.
Così i funzionari dell’Association of Tennis Professional sono calati sul Campo Centrale dell’Eurosporting Cordenons, nel pre-match serale, per celebrare il traguardo del 20° anno consecutivo del Torneo a 10 anni dalla scomparsa dell’appassionato patron.
Venendo al Challenger Serena Wines 1881- Acqua Maniva Tennis Cup, la guida del seeding vede l’austriaco Dennis Novak ex 85 del mondo che, saluta anzitempo la compagnia per mano del 24enne francese Matteo Martineu, ma che viene subito vendicato dal suo connazionale Lukas Neumayer, emergente 20enne che vola alla semifinale e diventa dirimpettaio del prediletto del pubblico Riccardo Bonadio, giocatore in piena maturità per la prima volta salito, dopo sei tentativi targati Eurosporting, all’ultima gara di selezione.
Match difficoltoso per l’atleta del vicino paese pordenonese di Azzano Decimo, visto anche il precedente negativo nella turca Antalya di 18 mesi prima.
Bonadio perso il primo tempo in modo abbastanza netto (6-2 lo score), raschia dal suo animo indomito impeto e caparbietà per complicare la vita all’austriaco trascinandolo nell’ottovolante dei match point e set point nel vibrante tie-break che il giovane rivale finisce per aggiudicarsi con il punteggio di 15-13.
Nella parte bassa del tabellone si fa strada il 25enne emiliano Enrico Dalla Valle, il quale dopo aver sovrastato anche il secondo della lista, l’umbro Enrico Passaro si schiera in semifinale di fronte al romano Matteo Gigante, giocatore tornato in forma crescente dopo aver superato i problemi al gomito ed al piede. Avvincente il primo parziale risolto dal laziale nel combattuto tie-break per 7-5, foriero di spinta motivazionale e di abbrivio ascendente tali da incartare la contesa con il successivo 6-2.
Davanti ad un pubblico nutrito ed impaziente del momento clou si confrontano due giocatori emergenti, entrambi filiformi con analogie strutturali come altezza e peso ed ambedue con il 21esimo compleanno dentro l’anno in corso.
La differenza sostanziale si nota nel braccio dominante che per la racchetta capitolina è il braccio sinistro. I loro precedenti? Una vittoria in tre set del salisburghese nella gara equivalente di Trieste nel luglio di un anno fa.
In pratica ci sono tutti i crismi per un braccio di ferro dal verdetto indecifrabile con i prodromi di uno spettacolo equilibrato e godibile.
All’apparir del vero… un monologo qualitativo di Matteo Gigante che spegne sul nascere ogni fiamma agonistica dell’avversario costretto a subire l’onta di un bagel in pochi minuti di gioco. In piena confusione tattica Neumayer cede anche i primi due game del secondo tempo, prima di affacciarsi con qualche spunto pregevole che gli valgono a consuntivo solo la miseria di due giochi.
Cosa ha fatto il solido azzurro per stracciare il rivale con un pesante 6-0 6-2?
Mobilità, ricerca di variazioni, cambio marcia continuo, traiettorie profonde, difesa ordinata e sagacia tattica.
Tutte doti che sono mancate al rivale, sempre traballante negli scambi, impreciso negli affondo ed annichilito anche nella sua specialità: il drop shot.
Per il bravo Matteo un’importante iniezione di fiducia e di punti caldi (balzo nel ranking Atp dal gradino 202 al 161) con la prospettiva di ben figurare nelle future prove di qualificazione degli Slam.
Premiazioni sull’onda del successo organizzativo in presenza dei main sponsor, attorniati dalle autorità comunali e regionali.
A lady Serena Raffin il compito di ringraziare tutti, ma proprio tutti i collaboratori e quanti altri hanno concorso alla buona riuscita della ventesima fatica.
fausto serafini