Stefano Napolitano ci racconta il percorso che l’ha portato a Roma
Arrivare a giocare nel main draw di un master 1000 è il sogno di tutti i giocatori professionisti, meglio ancora se questo avviene nel proprio Paese.
Stefano Napolitano, giocatore professionista dal 2012, ex numero 152 ed attualmente numero 555 della classifica ATP è nato a Biella nel 1995 e fin da bambino sognava di diventare un giocatore professionista. Il 2017 è stato un anno importantissimo per la sua carriera quando è riuscito a raggiungere il tabellone principale sia al Foro Italico che al Roland Garros.
Una serie di infortuni e un lento recupero l’hanno poi fatto scivolare indietro nella classifica, ma il 2023 sembra l’anno del riscatto.
Abbiamo incontrato Stefano dopo che ha giocato a Roma agli Internazionali BNL d’Italia dove, partendo dalle pre-qualificazioni e passando per le qualificazioni, è arrivato a giocare nel tabellone principale di uno dei tornei più belli del circuito.
In questi giorni è arrivato a Torino dove, nel Challenger ATP 175, ha già superato le qualificazioni ed è entrato anche qui nel main draw.
Stefano, raccontaci qual è stato il tuo percorso che ti ha permesso di raggiungere questi ottimi risultati dopo un periodo lungo e difficile
Innanzitutto voglio ringraziare Cristiano Turri, proprietario della palestra Magnitudo Training e il preparatore fisico Flavio Giorgio che mi hanno accolto a Verona dandomi una seconda chance nel tennis. Il percorso che mi ha portato a questi risultati è stato infatti decisamente travagliato. La cosa più importante è stata che io avevo bene in testa l’ultima volta che avevo giocato al Foro e tutte le emozioni che avevo provato nel passato. Nell’arco di tutti questi anni non ho mai dimenticato quelle sensazioni e questo mi ha dato la voglia e la forza di tornare. È stato un percorso molto lungo perché l’ultima volta che avevo giocato al Foro è stato nel 2017, ma è tutto collegato. Proprio dal ricordo di quell’anno, ho trovato il giusto aiuto per riuscire a gestire alcuni momenti di tensione ed è stato bello riuscirci. Spero e farò in modo che questo sia solo il primo passo verso una nuova strada.
Com’è stato tornare a giocare agli Internazionali in età più matura?
Vivere Roma 6 anni dopo è stato un po’ diverso. Ora ho 28 anni, l’ultima volta ne avevo 22 e le varie vicende hanno cambiato un po’ le mie prospettive. Quest’anno l’ho vissuto in maniera più tranquilla, consapevole che è stato solo un passaggio. Il torneo di Roma per noi italiani, ma non solo, è un torneo importantissimo. Il campo Pietrangeli secondo me, e secondo anche tanti altri giocatori, è il campo più bello di tutto il circuito. Rappresenta la storia, la città e il tennis.
Sempre nel 2017, hai giocato anche al Roland Garros, superando le qualificazioni e vincendo al primo turno contro Mischa Zverev per poi doverti arrendere a Schwartzman. Che ricordi hai del torneo di Parigi?
Parigi veniva proprio in seguito a Roma, ero un po’ nel flow dei risultati di quel periodo. Ho ricordi molto precisi di quella settimana e di tutte le forti emozioni che ho vissuto. E’ stata la mia prima volta in un main draw di uno Slam. Ricordo perfettamente di come preparavo le partite, di come riuscivo a concentrarmi sul gioco, su quello che dovevo fare e come lo volevo fare. E’ molto importante essere in grado di controllare quello che si ha dentro quando i contesti esterni sono così storici e importanti. E’ stata un’esperienza che mi ha dato le motivazioni giuste per continuare a provarci.
Qual è la partita giocata in questi anni di carriera, che ricordi con maggiore piacere?
E’ veramente difficile identificare una singola partita. Piuttosto ricordo i tornei in generale come Roma, Parigi, le finali importanti. Ma ci sono delle partite di tornei minori, giocate quando ero un ragazzino di 12/14 anni, che hanno comunque avuto per me un significato importante. Alcune me le ricordo ancora adesso!
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
I prossimi impegni sono innanzitutto di far bene a Torino per poi vedere quale sarà la mia classifica nelle prossime settimane. Devo poi necessariamente giocare dei Futures e il maggior numero possibile di Challenger per cercare di migliorarmi con l’obiettivo di tornare a giocare nei tornei più importanti.
Bentornato Stefano e in bocca al lupo per i prossimi tornei!