Nella lunga intervista concessa alla testata russa, l’ex numero 3 WTA vede Alcaraz e Sabalenka di nuovo campioni Slam nel 2026 e fotografa le difficoltà di Medvedev, Rublev e Mirra Andreeva
Nella lunga intervista rilasciata alla testata russa Championat, Nadia Petrova – ex numero tre del mondo, bronzo olimpico in doppio a Londra 2012 e tre volte finalista Slam sempre nella specialità di coppia – mette ordine nel rumore di fine stagione e prova a disegnare il 2026 con la matita di chi ha visto il circuito dall’interno. Il punto di partenza è una smentita secca all’idea di un 2025 “monotono” al maschile: sì, il duello Sinner-Alcaraz ha tiranneggiato e presumibilmente tiranneggerà il circuito, ma intorno – dice Petrova – si è mosso un gruppo di giovani e di “mine vaganti” che il prossimo anno potrebbe alzare ulteriormente la temperatura.
Sinner e Alcaraz, il duopolio rimarrà saldo
Per Petrova la differenza tra i primi due e il resto non è solo nel talento: è nella continuità di rendimento, nella capacità di veleggiare al top “tutte le settimane” e di imporre uno standard atletico e tecnico che gli altri si sognano. “Alcaraz e Sinner qualche partita la perderanno, perché il tennis è fatto anche di giornate storte e incastri,” dichiara la russa, “ma la sensazione è che il vertice rimarrà presidiato da loro due ancora per un po’“.
Chi può avvicinarsi: giovani, tenninsti in perfezionament e un nome “umorale”
Non le condizioni migliori perché nuove piantine possano allignare nel terreno del Tour nel futuro immediato, ma Petrova non vede male la nuova ondata di virgulti, uno in particolare: “Mi piace Ben Shelton, ha fatto una grande annata e migliorerà ancora, e non disprezzo chi costruisce il proprio gioco con pazienza, come De Minaur. Poi c’è Bublik: se è dell’umore giusto, può battere chiunque“.
Djokovic e la top ten: domanda scomoda, risposta netta
Quando il discorso si sposta sugli equilibri della top ten, Petrova non si nasconde: alla domanda su chi rischia di non confermarsi tra i primi dieci nella nuova stagione, l’ex giocatrice moscovita indica proprio Novak Djokovic, spiegando la scelta, se vogliamo tranchant, con un criterio più anagrafico che ideologico: “Il gruppo davanti corre, e a trentotto anni il conto fisico diventa più salato torneo dopo torneo. Non escludo un ultimo ‘miracolo’ in uno Slam, ma non lo vedo né probabile, né tantomeno semplice“.
Panoramica russa: Medvedev, Rublev e gli orizzonti di Mirra
Sul fronte casalingo, Petrova vede in Daniil Medvedev il candidato più credibile a rientrare stabilmente nel giro grosso: esperienza, “arsenale” e la novità di una squadra rinnovata. Ed è qui che la lama dell’intervistata si fa tagliente: “Daniil avrebbe dovuto cambiare molto tempo fa, senza aspettare che il ciclo si esaurisse e la situazione generale si deteriorasse fino a questo punto,“. Per recuperare Andrey Rublev, invece, la chiave non è tecnica, ma emotiva: “Ripongo fiducia nella collaborazione con Safin. Andrey prima di tutto deve ritrovare il piacere nel fare il suo lavoro e limitare la perpetua autocritica, che diventa una zavorra ingestibile“.
Un discorso a parte merita Mirra Andreeva, la cui situazione è descritta da Petrova con formula realistica poco incline all’indulgenza. Secondo la due volte semifinalista del torneo di singolare al Roland Garros, “i mezzi ci sono, abbondantemente, ma il lavoro grosso andrà fatto insieme alla squadra per metabolizzare aspettative e paragoni, perché il salto da fare non riguarda tanto il tennis, quanto il rumore di fondo che ne fa da colonna sonora“.
Il finale a domande secche: le previsioni su Alcaraz e Sabalenka, le profezie su outsider e volti nuovi
Nella chiusura “a raffica” della chiacchierata, Petrova è chiamata a rispondere senza giri di parole a una serie di interrogativi al fulmicotone, e dunque: Chi vincerà sicuramente uno Slam nel 2026? “Alcaraz e Sabalenka“; chi gli outsider? “Moutet e Mboko“. Chi esploderà definitivamente il prossimo anno? “Fonseca e Andreeva“. E da quali giocatori non ci si devono aspettare miracoli (cattiva, questa, NdR)? “Auger-Aliassime e Alexandrova“. Tra dodici mesi vedremo quante ne avrà prese.



