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    Sara Sorribes Tormo, la tregua necessaria: “Ho pianto in campo, ma adesso so chi sono”

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    Dopo mesi di silenzio e una lunga battaglia interiore, la tennista spagnola racconta al Mundo la depressione, la rinascita e il ritorno in campo: il 17 novembre ripartirà dal WTA 125 di Colina, in Cile

    Era il 17 aprile quando Sara Sorribes Tormo pubblicò su Instagram una pagina del suo diario. Scritta a mano, con calligrafia ferma ma dolente: “Soffro da mesi. Ho perso l’illusione”. Quel giorno annunciò l’intenzione di lasciare il tennis, senza sapere se per sempre. Aveva appena compiuto ventinove anni, era reduce dal bronzo olimpico di Parigi 2024 in doppio con Cristina Bucsa, ma qualcosa dentro si era spento. Sette mesi dopo, il 17 novembre, tornerà in campo al WTA 125 di Colina, in Cile: una ripartenza che somiglia più a una riconciliazione che a un ritorno.

    Nell’intervista concessa al Mundo, la giocatrice di Castellón parla con una sincerità quasi disarmante. “Quando ho smesso, non pensavo che sarei tornata”, racconta. “All’inizio non avevo voglia di nulla, passavo le giornate dormendo. Provavo a reagire, ma ricadevo subito. Ho pianto durante gli allenamenti, anche durante le partite. Mi uccideva non riuscire più a godermi ciò che per tanti anni era stata la mia vita”.

    La diagnosi è arrivata chiara: depressione. Sara non riusciva più neppure a varcare la porta del campo. “Mi alzavo la mattina e pensavo che più tardi fosse l’allenamento, meglio sarebbe stato”, confida. “Una volta ho provato a giocare con mia madre, ma dopo tre minuti ho avuto un attacco d’ansia. Non potevo farcela”. Il tennis, che per anni era stato casa, era diventato il luogo della sofferenza.

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    A salvarla è stata la famiglia — la madre Manoli, il fratello Pablo — e un lavoro psicologico profondo. Due sedute a settimana all’inizio, poi una. “Dopo mesi di terapia, pensieri e lavoro su me stessa, ho iniziato a stare meglio. Ho capito che c’è vita anche fuori dal tennis, e che mi piace la persona che sono lontano dal campo”.

    Durante la pausa, Sorribes ha fatto ciò che una tennista raramente può permettersi: ha camminato, ha percorso da sola il Cammino di Santiago, ha letto, ha passato tempo con gli amici, ha riscoperto la montagna e la quiete. “Il mondo del tennis ti risucchia. Sei sempre in viaggio, non ti resta tempo per nulla. Fermarmi è stato necessario”.

    Il momento della decisione arrivò a Bogotá, dopo una sconfitta al primo turno. “Il giorno dopo, mentre scrivevo sul mio taccuino, mi sono resa conto che dovevo fermarmi. Ho chiamato la mia psicologa e lei mi ha detto: ‘Sì, Sara, devi farlo. E non c’è niente di male’”.

    Ora Sara, già numero 32 WTA nel febbraio del 2022, due titoli WTA in carriera, allena il corpo e la mente con un approccio diverso. Ha ripreso a giocare a settembre, con ritmi più umani. Non userà subito il ranking protetto (85 in singolare, 40 in doppio), ma vuole capire passo dopo passo come reagirà. “Se andrà bene, bene. Se scoprirò che non voglio più farlo, sarà lo stesso. So che posso vivere anche senza tennis”.

    Tra un sorriso e una pausa lunga, la ragazza valenciana riflette su tutto ciò che ha imparato. “Il tennis ti isola. Sei sola, e anche chi ti sta accanto ha i propri obiettivi. Ma adesso so che si può essere forti anche quando si ammette la fragilità. Mi sento una persona nuova, più leggera”.

    Forse è questa la vera vittoria di Sara: aver imparato a non dover vincere per forza.

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