Quando il calendario folle diventa un nemico per la salute dei giocatori. Analisi e statistiche
È un finale di stagione che lascia più feriti che vincitori. Hubert Hurkacz e Jack Draper hanno già salutato con un mesto “ci rivediamo nel 2026“. Elina Svitolina, stanca di risultati non soddisfacenti, preferisce fermarsi. E il simbolo di questo cortocircuito è arrivato proprio in Cina: al China Open, in un solo lunedì, ben cinque giocatori si sono ritirati a partita in corso.
A Pechino Lorenzo Musetti ha alzato bandiera bianca contro Tien, Zheng Qinwen non ha trattenuto le lacrime quando ha dovuto ritirarsi dal torneo di casa, con un gomito operato ancora troppo fragile per rischiare, ma anche Jakub Mensik, Lois Boisson e Maria Camila Osorio Serrano hanno lasciato il campo acciaccati, in un festival di infortuni che più che una cronaca sportiva sembra un bollettino medico.
E tra chi ha beneficiato di uno di questi ritiri c’era Iga Swiatek, numero due del mondo e voce tra le più critiche contro l’attuale calendario.
Swiatek denuncia, ancora una volta, il calendario
“Quando guardo il calendario penso che giochiamo troppo, ed è folle“, ha dichiarato Swiatek in conferenza a Pechino. “Cerco di dividere l’anno in blocchi, concentrandomi swing dopo swing, ma è evidente che la stagione è troppo lunga e troppo intensa“.
Secondo la polacca, la parte asiatica del tour è la più logorante: non ci sono Slam a motivare, ma la fatica si accumula, il corpo chiede tregua e gli infortuni esplodono. “Penso che ci sia più fatica. Per me l’Asian Swing è la parte più dura, perché senti che la stagione è quasi finita, ma devi ancora spingere. Ci sono tanti infortuni e credo sia perché il calendario è troppo lungo e troppo intenso”.
Ma cerchiamo di analizzare la situazione anche da un punto di vista statistico.
I numeri della fatica
- Secondo uno studio dell’Università di Barcellona, negli ultimi 25 anni i ritiri durante i match professionistici sono aumentati del 25% nell’ATP e del 50% nella WTA
- Alla Davis Cup, circa l’1,66% dei match non arriva al termine per problemi fisici. Tradotto: ogni 60 partite, una si interrompe per infortunio
- Il Roland Garros, dal 2011 al 2022, ha registrato 750 infortuni in 687 giocatori: gambe e adduttori le zone più colpite, a conferma che la ripetitività dei movimenti logora più della potenza degli scambi
- Nei giovani che si allenano in accademie di alto livello, si calcolano 1,25 infortuni ogni 1000 ore di allenamento, quasi sempre legati a sovraccarico progressivo.
Perché proprio il tennis?
Il tennis è uno sport che unisce l’intensità dell’endurance e l’esplosività degli sport di squadra, senza però i benefici del turn over o del gioco collettivo.
- È individuale: se il corpo non risponde, non c’è compagno che possa sostituirti
- È globale: il calendario copre undici mesi, con trasferte intercontinentali e fusi orari che sfiancano
- È variabile: cemento, terra, erba, indoor, outdoor — e il corpo deve adattarsi ogni volta
- È potenzialmente infinito: una partita può durare un’ora come quattro
In più, la pressione del ranking non permette pause: saltare tornei significa perdere punti, visibilità e di conseguenza sponsor.
Il confronto con altri sport
- Nel calcio si gioca molto, ma ci sono rotazioni, sostituzioni, periodi di preparazione e recupero più strutturati
- Nel basket NBA il calendario è tosto, ma i roster ampi e i time-out fisiologici aiutano a gestire la fatica
- Negli sport di endurance (ciclismo, triathlon), gli atleti hanno cicli di preparazione e gare meno ravvicinate; il corpo è stressato, ma l’organizzazione della stagione prevede periodi obbligati di scarico
Una riflessione finale
L’epidemia di ritiri e infortuni racconta che il sistema è arrivato al limite. Forse serve ripensare il calendario, ridurre l’obbligatorietà dei tornei, introdurre pause protette. Il tennis professionistico moderno talvolta non è uno sport, ma un’industria. Lo sport deve ispirare e non consumare. E se a fine stagione il tabellone è fatto più di assenze che di presenze, allora il tennis di oggi ha un problema che non si risolve con un massaggio in più o con il ghiaccio sul ginocchio.