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    Becker e il periodo in prigione: “Non accetti i loro crimini, ma non puoi essere giudice”

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    Al podcast High Performance, Boris Becker si è aperto riguardo al terribile periodo trascorso in prigione nel Regno Unito. L’ex numero uno al mondo ha raccontato tutto anche nel suo nuovo libro “Inside”

    “Sono le urla la cosa che ti colpisce più profondamente durante la prima notte in prigione. Urla come se qualcuno fosse ferito. Come se avesse bisogno di aiuto. Come se qualcuno stesse morendo” – questo è ciò che scrive Boris Becker nella sua nuova autobiografia, intitolata “Inside”. Becker è stato una leggenda non solo del tennis, ma dello sport in generale: campione di Wimbledon a soli 17 anni, sei titoli dello Slam, titolo di numero uno al mondo ottenuto nel 1991, e poi altri sei Major come allenatore di Novak Djokovic. Nel 2022 però la sua vita cambia completamente: l’ex campione tedesco viene condannato a 30 mesi di carcere per bancarotta fraudolenta. Viene così mandato nella prigione di Wandsworth, a Londra, dove ha vissuto con criminali di ogni tipo.

    Al podcast High Performance, Boris ha raccontato del periodo terribile vissuto in prigione a Londra, proprio quella città che lo ha portato nell’olimpo del tennis. “Se tu metti quello che è successo in un film, ti dicono che non può essere vero. Da un lato hai il Centrale di Wimbledon, il campo più bello al mondo nel torneo più importante, il mio posto preferito, e un miglio e mezzo giù la strada c’è uno dei posti peggiori al mondo. Io li ho fatti entrambi – dice Becker ridendo e lasciandosi il tragico periodo alle spalle.

    Il tedesco ha poi iniziato a raccontare com’è la prigione e come ha fatto a sopravvivere in un vero e proprio inferno. “Il direttore della prigione mi ha spiegato cosa mi sarebbe accaduto. La mia paura è che avrei dovuto condividere la cella con qualcun altro, ma lui mi ha detto ‘no perché sei a rischio’. ‘Cosa vuol dire che sono a rischio?’ gli ho chiesto. ‘Gli altri prigionieri potrebbero approfittare di te, potrebbero conoscere il tuo passato, hai amici ricchi, sei un personaggio famoso, perciò vogliamo proteggerti dal resto’ mi ha detto. ‘Bene e per le docce?’ gli ho chiesto, e lui ‘ Stati attento, scegli il gruppo di persone giusto ‘ perché le docce si chiudono dall’interno e tutti guardiamo i film e sappiamo cosa succede lì dentro, la mia più grande paura e che le persone avrebbero potuto approfittare di me. I guardiani non entrano lì

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    La cella era piccola, la televisione pure, la più piccola che ho mai avuto in vita mia, ma per fortuna c’era e c’erano quattro canali, di cui uno era per i film, il che ho pensato che fosse una cosa positiva, ma poi ho scoperto che avevano sempre gli stessi 20 film in loop. Quindi penso che ho guardato i film di Rambo e Schwartznegger 50 volte alla fine , ma era meglio che fissare il muro” – dice ridendo Becker

    Becker e la prigione di Wandsworth a Londra (foto corriere della sera)
    Becker e la prigione di Wandsworth a Londra (foto corriere della sera)

    “Poi mi hanno dovuto mettere in un’altra cella per una settimana, e aveva una fessura che potevi chiudere e i guardiani potevano guardare, ma la mia era rotta per questo sentivo di più le urla” – spiega Becker, riferendosi alla frase citata all’inizio e presa dal libro “Inside”.

    Il trasferimento nel carcere per stranieri

    Il racconto del tedesco continua poi con il trasferimento in una prigione per stranieri, dove è riuscito a legare con alcuni detenuti al fine di sopravvivere. Poi vi è anche il racconto di un’esperienza drammatica con uno di loro, che era finito in carcere per avere ucciso due persone a 18 anni, ed ora ne aveva 35. Il prigioniero lo aveva minacciato di morte durante uno scontro, ma poi gli altri erano intervenuti in suo soccorso. Dopodiché il criminale fu costretto a scusarsi con lui.

    “Dopo 7-8 anni la mentalità della prigione non ti lascia mai, lui era lì per 17 anni, aveva un problema mentale…era borderline perché la prigione aveva avuto la meglio su di lui…aveva ucciso due persone e aveva 35 anni quando l’ho incontrato. Mi dispiace per lui” – ha detto l’ex giocatore ed allenatore, al che, l’intervistatore è rimasto colpito dal fatto che fosse dispiaciuto per un assassino, analizzando come riuscisse a vedere la persona dietro il criminale.

    In prigione non si può essere giudici

    Il tedesco ha spiegato così: “So che ha ucciso due persone…noi siamo tutti giudicanti, tutti, ogni giorno. Giudichiamo le persone perché sono bianche, nere, grandi, piccole, magre…ma non puoi essere giudicante dentro perché sei uno dei tanti. Sei un prigioniero e naturalmente tu non accetti i loro crimini, ma non giudichi, siamo tutti persone e facciamo tutti degli errori, alcuni di noi sono catturati, non tutti sono catturati. Facciamo degli errori e per sopravvivere alla prigione non puoi pensare che sei meglio di tutti. Si tratta di accettare e di riuscire ad affrontare la tua situazione nel modo migliore possibile. In prigione hai bisogno l’uno dell’altro e non puoi giudicare il crimine di un’altra persona. Lui già è stato giudicato, io non sarò il suo giudice come lui non sarà il mio.

    Al di là se siamo d’accordo o meno con lui, la lezione di Becker può essere un grandissimo insegnamento di vita.

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