Ha suscitato riflessioni e contrasti l’articolo pubblicato da Neue Zürcher Zeitung che tratta di Roger Federer. Qui non si discutono le doti tennistiche, bensì come il Re sia visto fuori dal campo
Partiamo innanzitutto con il dire che Roger Federer ha fatto la storia del nostro sport. Le innumerevoli vittorie, la classe, l’eleganza. Tutto quello che Federer ha rappresentato nella sua carriera è stata la perfezione. E di questa perfezione il campione svizzero ha saputo incarnarne l’essenza. Occorre però fare una riflessione: esiste davvero la perfezione? Si può essere una persona perfetta in tutto ciò che si fa? Oppure nella perfezione si incarna un personaggio che poi, nella vita si comporta diversamente?
È questa la riflessione/provocazione che lancia la Neue Zürcher Zeitung, uno dei giornali più autorevoli della Svizzera (sì proprio quella Svizzera che Roger ha portato sul tetto del mondo tennistico), che ha lanciato un sasso nello stagno con un articolo che mette in discussione il “mito” dietro la figura di Roger Federer. Una riflessione profonda che, probabilmente, in Svizzera pochi avrebbero avuto il coraggio di fare.
L’articolo, firmato da Nicola Berger, prende come riferimento il Federer che raramente si vede sotto i riflettori, ossia quello lontano dai campi da tennis. Secondo l’autore il “Re” non sempre è stato, durante la sua carriera, una guida morale o un personaggio impegnato socialmente. Berger non ha peli sulla lingua: “Federer non sembra interessarsi troppo alle questioni sociali. Egli preferisce mantenere un’immagine di sportivo impeccabile, dunque sostanzialmente poco coinvolto nel mondo oltre il tennis.”
Le critiche al poco impegno sociale
Il 20 volte campione Slam è stato abile nel costruire di sé un’immagine rassicurante e “da Svizzera da cartolina”. Roger è sempre stato il simbolo di un successo pulito, quasi irreale. Ma dietro questa facciata, emergerebbe un personaggio più distante, poco incline a schierarsi. Un uomo non disposto a farsi portavoce di cause importanti, a differenza di altri campioni come Andy Murray o Novak Djokovic.
Berger non le manda a dire e colpisce con qualche frecciatina: dall’attenzione più ai profitti che alle problematiche sociali, passando per la critica a un contratto con UNIQLO che Roger avrebbe scelto più per i valori economici che per quelli etici dell’azienda giapponese. Perfino la campagna pubblicitaria per il turismo svizzero, tanto famosa, viene vista come un’immagine stereotipata, lontana da un reale impegno. Un impegno lontano anche verso gli altri tennisti: la testata riporta infatti una dichiarazione del tennista argentino Marco Trungelliti. Il sudamericano in passato dichiarò che: “Federer e Nadal possono essere molto bravi, ma come persone che cercano di migliorare il sistema in generale, mi sembrano molto scarsi”. Trungelliti recentemente è tornato sul tema ancora più duramente, dichiarando che: “A Federer non è mai importato di come se la passano i giocatori di livello inferiore. La torta è enorme, ma a lui importava solo che la sua fetta fosse abbastanza grande“.

Inoltre c’è la controversia più nota: la volontà di Federer di limitare l’accesso a certe aree vicino alla sua proprietà a Zurigo. Una richiesta legittima per chiunque voglia privacy, ma che contribuisce a delineare un ritratto di un uomo più distante dalla realtà comune. Infine, un dettaglio che non passa inosservato è la freddezza del torneo di Basilea. Qui Federer ha scritto pagine importanti della sua carriera, ma oggi sembra un capitolo chiuso un qualsiasi suo coinvolgimento nel torneo di casa, almeno dal punto di vista ufficiale.
Il rapporto tra personaggio e realtà
Il punto cruciale è questo: la difficoltà, per un campione come Federer, di uscire dall’immagine scolpita negli anni e di essere valutato anche come persona “normale”. In realtà, molto probabilmente, questi attacchi derivano da un’aspettativa che gli spettatori hanno del fatto che un campione debba prendere posizione. La questione è spinosa: tra chi pensa che in effetti, uno sportivo sia tale e si debba comportare in maniera corretta sul campo senza dover per forza doversi schierare e chi, crede che, in quanto personaggi pubblici tutti debbano prendere parte alla vita sociale.
In realtà Federer risponde con i fatti
L’impegno sociale di Roger Federer è incentrato sulla sua Roger Federer Foundation. La fondazione fu creata nel 2003, con l’obiettivo di dedicarsi a migliorare lo sviluppo infantile e l’istruzione in Africa meridionale. Sono inclusi paesi come Malawi, Zambia, Zimbabwe, Namibia e il Sudafrica. La fondazione supporta progetti per la qualità della scuola primaria, la formazione degli insegnanti e la costruzione di strutture scolastiche. Inoltre ha anche esteso il suo sostegno a iniziative a favore di bambini rifugiati in Svizzera.

In definitiva, l’articolo della Neue Zürcher Zeitung ci ricorda che dietro il mito di Roger Federer, campione impeccabile e simbolo di perfezione, si cela un uomo con luci e ombre, proprio come chiunque altro. Un atleta può anche non esser un modello sociale e, forse l’errore più grande è stato quello di proiettare su Federer aspettative irrealistiche. La sua vera eredità, alla fine, resta quella di aver elevato il tennis a forma d’arte, senza dimenticare un impegno concreto, nel sociale grazie alla sua fondazione. Forse è giusto riconoscere che, al di là delle critiche, Roger rimane un gigante dello sport, capace di insegnarci che la perfezione è un ideale, non una realtà.