Stefano Travaglia, attualmente numero 232 al mondo, ha affrontato alla Gazzetta Dello Sport il problema dei guadagni nel tennis professionistico
Stefano Travaglia non è probabilmente un nome noto a chi segue il tennis dall’ascesa di Jannik Sinner. I suoi risultati in carriera nel circuito ATP sono tutt’altro che da considerarsi come roba da poco, tenendo conto anche tutte le avversità che ha dovuto affrontare, con vari infortuni che hanno danneggiato il suo percorso: una finale al 250 di Melbourne nel 2021, 6 titoli Challenger e il best ranking di 60 al mondo sono i migliori traguardi di Stefano. Travaglia ha avuto anche l’onore di ricevere un invito da sua maestà Roger Federer per una sessione di allenamento a Dubai nel 2017 ed ha partecipato a tutti i tornei dello Slam, qualificandosi anche al terzo turno del Roland Garros.
Oggi l’azzurro è numero 232 al mondo ed è seguito dall’allenatore Alessandro Motti, dopo aver intrapreso un percorso anche con Gipo Arbino, storico coach di Lorenzo Sonego. Come ha rivelato alla Gazzetta dello Sport, Motti lo segue per l’80% dei tornei, nei restanti c’è Federico Berruezo, suo preparatore atletico.
La “dura” vita nei Challenger
“Cerco di avere al mio fianco almeno uno di loro, è un investimento che paga in termini di qualità. Alla mia età – scherza – mi gioverebbe molto portare in giro anche il fisioterapista, ma non posso permettermelo” – ha detto Travaglia alla Gazzetta, andando poi a spiegare al grande pubblico le difficoltà della vita nei tornei Challenger: “Si chiama circuito minore, ma il livello è molto alto, a partire dalle qualificazioni. Giocano tutti bene, le nuove leve hanno un tennis moderno e non guardano in faccia nessuno. Devi essere preparatissimo a livello fisico. A Genova sono arrivato in semifinale e ho conquistato solo 35 punti. La differenza con un 250 sta tutta qui. Giochi tanto, senza sosta, per accumulare risultati, ma fai una grande fatica a scalare la classifica. Comunque, a me piace il tennis e, di conseguenza, piacciono tutti i tornei. Mi basta entrare in campo e giocare”
Il giocatore di Ascoli Piceno ha poi spiegato come la vita nei cosiddetti “tornei minori” sia poco retributiva e pertanto si deve ricorrere a delle misure per risparmiare. I tornei Challenger offrono una camera ai giocatori per cinque notti: “Cerchiamo di stare in camere doppie per risparmiare” – ha detto Travaglia – “Per fortuna non russano né il coach né il preparatore, così riesco a riposare bene. Quando siamo in tre, la seconda camera è a carico mio“.
Le spese di Travaglia
Come già aveva rivelato Taro Daniel qualche mese fa il costo della vita per un professionista è altissimo. Se Daniel dichiarava di spendere 400 000 mila euro per giocare nei tornei del circuito maggiore, Travaglia nei Challenger spende 85mila euro: circa 50mila per coach e allenamenti, 25mila per trasporti e hotel e 10mila euro fra iscrizione ai tornei e polizza infortuni.
I guadagni
I guadagni ovviamente dipendono dai risultati, ma nel 2024 finendo 221esimo ha guadagnato 130mila dollari dai montepremi dei tornei, ossia 120mila euro. Da questi vanno sottratte le tasse, il 30% della vittoria di un torneo. I ricavi arrivano perciò a circa 80mila, il che ovviamente non bastano per sopravvivere.
Travaglia ha perciò dichiarato che arrotonda giocando nei campionati a squadre in giro per l’Europa guadagnando circa 40mila euro e 30mila dagli sponsor, che riesce a mantenere anche perché è stato top 100. In tutto l’azzurro dichiara che ha guadagnato come netto 30mila euro.
“Qualcuno potrebbe chiedermi: ‘Ma chi te lo fa fare?’. La risposta è semplice: la passione per questo sport e il sostegno di persone che credono in me e mi spronano ogni giorno. Ho vinto a Modena, sono arrivato in finale a Todi. Mi sento ancora molto competitivo. Le mie giornate sono interamente dedicate ad alzare l’asticella. Il prossimo step è entrare nel tabellone delle qualificazioni degli Australian Open, l’obiettivo finale è rientrare nei top 100. A quel punto cambierebbe tutto, anche a livello economico” – ha concluso l’ex numero 60 al mondo.
Essere un top 300 significa essere nello 0,0003…dei migliori
Se consideriamo che nel 2021 l’ITF ha calcolato che ci sono ben 87 milioni di tennisti al mondo, chi è nei primi 300 come Travaglia è nello 0,00034% di essi. Vedere questi pochi professionisti capaci di vivere con questo sport fare i conti a fine anno per poter ottenere un guadagno dalla propria attività fa un certo effetto.