Esce fra pochi giorni la sua autobiografia “Battiti”: rivelazioni su McEnroe, Loredana Bertè, il perchè del ritiro a soli 26 anni e tanto altro
Esce il 23 settembre, “Battiti”, la versione italiana della nuova autobiografia di Björn Borg, pubblicata da Rizzoli (titolo originale “Heartbeats”) e scritto insieme alla moglie Patricia. Dopo decenni di silenzi, l’ex fuoriclasse svedese ha deciso di raccontarsi senza filtri, raccontando la sua verità: dalle notti folli segnate dalla cocaina alla battaglia recente contro un tumore alla prostata.
Nella video-intervista concessa all’Associated Press dalla sua casa di Stoccolma, Borg spiega così la struttura del libro: “È bello avere un buon inizio e una buona fine“. L’inizio è segnato dal ricordo drammatico di un ricovero d’urgenza negli anni ’90, dopo un’overdose di alcol e droghe; la fine dalla rivelazione della diagnosi di un tumore alla prostata, definito “estremamente aggressivo“. Operato nel 2024, oggi il campione è in remissione, ma continua a sottoporsi a controlli periodici: “Ogni sei mesi faccio i test. È una cosa con cui devo convivere“. Sul cancro aggiunge alla BBC: “Il medico mi ha detto che ci sono cellule dormienti, sarà una lotta in futuro… io combatterò ogni giorno come se fosse una finale di Wimbledon“.
Tra questi estremi, Borg ripercorre i momenti decisivi della sua vita: la scoperta del tennis grazie ad una racchetta vinta dal padre, i cinque Wimbledon consecutivi, la rivalità epica con John McEnroe. Ma soprattutto l’addio improvviso al tennis, nel 1981, dopo la sconfitta agli US Open.
“Il mio non fu un ritiro, ma una fuga. Non ne potevo più“, racconta lo stesso Borg in un’intervista rilasciata a La Repubblica, chiarendo il momento decisivo dopo la sconfitta da John McEnroe: “Persi da McEnroe, andai a fare la doccia, disertai la premiazione, e con i capelli ancora bagnati mi diressi con mia moglie e con Bergelin a Sands Point, Long Island, dove avevo casa. Era piena di ospiti, avevano programmato una festa e quando entrai la delusione era evidente… ma il più avvilito ero io. ‘Leave me alone’, urlavo a chi mi voleva seguire. Volevo stare solo ed ubriacarmi. Rientrai in casa dopo ore, salutai, sapevo recitare la parte. Ma era finita e l’avevo deciso in quella piscina”.
Le pagine del memoir raccontano anche del suo periodo più buio. Borg ammette di aver iniziato a fare uso di cocaina già nel 1982: “La prima volta che la provai ebbi lo stesso rush che mi dava il tennis“. Anni di feste, depressione e “fame chimica” – come la definisce nell’intervista a La Repubblica – lo trascinarono in una spirale autodistruttiva. Fu in quel contesto che Loredana Bertè, allora sua moglie, gli salvò letteralmente la vita: “Sì, le devo la vita“, ricorda, parlando di una notte in cui la cantante chiamò l’ambulanza e lo fece ricoverare.
Non mancano gli aneddoti surreali come quando nel Mar Morto, con Vitas Gerulaitis, i due tennisti furono avvicinati da alcuni soldati che proposero loro di provare le divise militari. “Ci ritrovammo con le mitragliatrici in mano e qualcuno scattò delle foto. A Parigi trovai una folla di cronisti ad aspettarmi. Le Br mi minacciarono di morte e il mio caso arrivò fino a Yasser Arafat, capo dell’Olp, che in un messaggio pubblico disse che nessuno avrebbe dovuto toccarmi”.
Sono tanti i personaggi famosi incontrati da Borg e citati nel libro: Andy Warhol, Donald Trump, Nelson Mandela, Tina Turner… Ma c’è spazio anche per ammettere i fallimenti economici, i debiti e la difficile trasformazione da icona sportiva a marchio commerciale, oggi conosciuto soprattutto per le linee di intimo.
Una vita fatta di alti e bassi che ci rivelano un Borg sereno: “Sono molto felice con me stesso“, confessa nella video intervista. “Ice Man” è un uomo che ha conosciuto la gloria, il vuoto, la dipendenza e la paura – e che ora, a 69 anni, sceglie di raccontarsi senza maschere.