Mouratoglou svela il dietro le quinte con Serena e commenta il tennis di oggi e quello che verrà, da Alcaraz a Sinner fino ad Osaka e Gauff
Assente illustre all’ultimo US Open, Patrick Mouratoglou ha approfittato della pausa dai tornei per concedere una lunga intervista al Guardian, ripercorrendo i momenti chiave della sua carriera da “guru del tennis” e parlando dei protagonisti attuali.
L’allenatore francese, che ha lanciato Marcos Baghdatis e guidato la sua accademia della Costa Azzurra a diventare un punto di riferimento mondiale, è però noto soprattutto per la partnership con Serena Williams, iniziata nel 2012. Con lui, la campionessa americana ha conquistato 10 dei suoi 23 titoli Slam, ma non sono mancate le discussioni, come lui stesso racconta.
Fiducia assoluta, ma anche scintille
Mouratoglou spiega che il segreto di quel sodalizio stava nella “fiducia totale, davvero reciproca”. Quando i due iniziarono a collaborare, Serena non vinceva un major da due anni ed era reduce da una clamorosa sconfitta al primo turno del Roland Garros 2012. “Sapevo come motivarla e provocarla per renderla ancora più competitiva”, racconta. Il momento chiave? L’obiettivo di tornare a vincere il Roland Garros: per prepararla, le fece disputare l’intero torneo di Madrid servendo solo seconde palle, “per non regalarle punti facili e costringerla a combattere ogni scambio”. La scelta si rivelò decisiva: Serena chiuse il 2013 con un impressionante 28-0 sulla terra.
Ma non tutto è stato semplice. Dopo la maternità, il tema del peso divenne motivo di discussione. “Non era una questione estetica – precisa il coach – ma di efficienza in campo. Anche un solo chilo di troppo incide sul movimento e aumenta il rischio di infortuni alle articolazioni. Ne abbiamo discusso più volte e lei non gradiva, ma il mio compito era farla tornare al top. Lei pensava che la stessi criticando, io pensavo al suo tennis”.
Le nuove sfide del circuito
Nell’intervista, Mouratoglou analizza anche l’attuale panorama maschile: “Alcaraz e Sinner oggi sono su un altro pianeta, ma anche ai tempi di Federer e Nadal si diceva che fosse impossibile batterli. Poi arrivò Djokovic, che ci credette davvero. Chi vorrà inserirsi dovrà prima di tutto convincersi di poterli superare”.
“Quando parlo con un ragazzo, la mia prima domanda è sempre: qual è il tuo piano per diventare numero uno? Non basta dirlo, bisogna crederci davvero”.
E a questo proposito, il coach francese cita l’esempio di una giovanissima Coco Gauff, conosciuta a dieci anni nella sua accademia: “La sua determinazione era impressionante già allora”.
Osaka tra luci ed ombre
Mouratoglou parla senza rimpianti del breve sodalizio con Naomi Osaka, durato dieci mesi: “Aveva migliorato tanto, ma i risultati non arrivavano. Forse la pressione del mio passato con Serena pesava su di lei. Quando ci siamo separati, ho detto al suo agente che era pronta: e i risultati recenti lo dimostrano.”
Oggi, il coach francese è alla ricerca di nuovi talenti ed è convinto che il tennis abbia ancora spazio per tante nuove sorprese.