Come riportato da Roya News, al Challenger di Hersonissos, Abdullah Shelbayh si è rifiutato di scendere in campo contro l’israeliano Kimhi
Anche se il mondo dello sport continua ad andare avanti, le tragiche notizie di attualità che arrivano dal mondo e in particolare da Gaza, hanno inevitabilmente un impatto sul circuito professionistico. A differenza di altri sport, nel tennis non avevamo ancora sentito di particolari critiche riguardo la decisione di far continuare a partecipare gli atleti israeliani alle competizioni internazionali. A far sollevare la questione negli ultimi giorni ci ha pensato Abdullah Shelbayh durante il Challenger di Hersonissos, in Grecia. Come riporta il quotidiano Roya News, Shelbayh, classe 2003, ha deciso di non partecipare all’incontro contro l’israeliano Orel Kimhi, in segno di protesta per sostenere la Palestina.
Il talento giordano, cresciuto alla Rafa Nadal Academy, non è nuovo a forte prese di posizioni, già lo scorso anno era entrato in campo al torneo di Metz contro Lorenzo Sonego, con indosso la Kefiah, indumento diventato simbolo della difesa del popolo palestinese.
Vedremo se questo gesto porterà a prendere delle decisioni, o almeno aprire un dibattito, su se sia giusto o meno far partecipare gli atleti israeliani e, se sì, farli partecipare senza bandiera, come quanto accaduto ai russi. Proprio a proposito di quest’ultima questione, John Isner, tramite il suo profilo X, ha richiesto che venga riassegnata la bandiera russa ai tennisti dell’ATP e della WTA, tolta in seguito allo scoppio della guerra nel 2022.
L’ex tennista statunitense ha ricevuto però diverse critiche da parte degli ucraini. In particolare Sergiy Stakhovsky, ex numero 31 al mondo ed ora impegnato a combattere in guerra, ha risposto duramente ad Isner, invitandolo a trascorrere una settimana in Ucraina. Stakhovsky ha poi spiegato che nessuno dei giocatori difesi dall’americano si era schierato contro l’invasione russa.