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    Rune cade con Popyrin e si autoflagella: “In certi momenti non so cosa voglio”

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    Il danese apre la stagione nordamericana con una sconfitta agli ottavi a Toronto e ammette lo smarrimento tattico: “Devo ritrovare fiducia nelle scelte, punto dopo punto”

    Holger Rune ha lasciato Toronto con più dubbi che risposte. Dopo la sconfitta agli ottavi di finale contro Alexei Popyrin, campione in carica del 1000 dell’Ontario, il danese ha affrontato i microfoni senza cercare scuse né scorciatoie, ma anche senza entusiasmo, presumibilmente: la carriera del sedicente prossimo top 3 del tennis mondiale continua a viaggiare su un ottovolante che stavolta, inopinatamente ma fino a un certo punto, ha inteso portarlo via dal Canada anzitempo. A ventidue anni suonati, agli alti e bassi continui sarebbe forse ora di preferire piuttosto una rassicurante frequenza media.

    Il danese ha offerto ai cronisti presenti un tono sobrio, ma inequivocabilmente amareggiato. “Una partita deludente. Non c’è molto altro da dire,” ha esordito Holger. “Non sono mai riuscito a esprimere il mio livello, ho faticato molto con il servizio e questo ha complicato tutto“. Rune ha ammesso di aver avuto problemi sin dalle prime battute del match nonostante il primo set vinto, e di non aver trovato le adeguate contromisure sulla distanza.

    Non puoi giocare una partita intera in questo modo… sono semplicemente molto deluso,” ha aggiunto il numero 9 ATP allargando lo sguardo all’andamento generale dell’incontro. Nessuna scenata, nessun alibi: solo un’ammissione netta di responsabilità, maturata a caldo ma pronunciata con lucidità.

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    Parlando dell’ avversario, Rune ha riconosciuto il merito di Popyrin: “Ha messo molta pressione, ha servito molto bene e si è preso i punti. Io no“. Una frase secca, quasi brutale, che ha restituito il senso di un confronto in cui il danese ha più rincorso che costruito.

    La riflessione è poi tornata su sé stesso. “Devo giocare decisamente meglio. Devo prendere decisioni più intelligenti in campo. Solo così potrò ottenere risultati migliori“. Holger ha parlato di scelte tattiche, ma anche di gestione emotiva: aspetti su cui, ha ammesso il ragazzo, continua a non trovare l’equilibrio giusto.

    Holger Rune ha lasciato Toronto senza troppe parole, ma con un’intenzione chiara: voltare pagina. “Ho bisogno di ritrovare fiducia, non solo nei colpi ma in quello che scelgo di fare punto dopo punto,” ha ammesso. “In certe fasi della partita non ho saputo cosa volevo ottenere. Devo ritrovare quel tipo di chiarezza“. È stata un’ammissione non tecnica, ma strategica. La sua analisi non ha riguardato tanto la forma, quanto l’identità di gioco, ancora sfocata.

    Con la stagione nordamericana appena iniziata, Rune si ritrova in una posizione intermedia: non più l’outsider che sorprende, né ancora il nome che si impone. Dopo una discreta primavera, l’estate gli ha ricordato che il talento non basta e che la continuità si costruisce, punto su punto. Il cemento ha già messo in evidenza un vuoto sottile, ma decisivo: quello che separa l’ambizione dalla lucidità. E ora, alla vigilia di Cincinnati, Rune si trova proprio lì: dove le intenzioni devono cominciare a somigliare a delle scelte, e non solo a parole.

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