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    Luciano Darderi fra titoli, calcio, l’amata nonna e una carriera che decolla

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    Luciano Darderi si è aperto con la Gazzetta dello Sport, parlando dei sacrifici fatti per diventare professionista, di sogni e passioni extra tennis

    Fra gli Slam di Sinner, le scampagnate social e le grandi vittorie di Cobolli, gli infortuni di Berrettini e le canzoni di Sonego, c’è un italiano che continua a lavorare a testa bassa: Luciano Darderi. L’atleta azzurro, nato in Argentina ma di chiare discendenze italiche, è attualmente il tennista tricolore con più titoli nel 2025. È vero, i due Slam di Sinner fanno più rumore di tre titoli 250, ma per Luciano la stagione era iniziata davvero male. Due sole vittorie nei primi otto tornei disputati, l’uscita dalla Top 50 e tanti dubbi per Darderi, che però sembra aver trovato la chiave di volta per risollevarsi. Dalla finale al Challenger di Napoli l’azzurro ha poi collezionato tre titoli 250 a Marrakech, Bastad e Umago.

    Proprio a Umago Luciano Darderi è stato protagonista di una vittoria rocambolesca, arrivata su un piede solo dopo un infortunio alla caviglia accentuatosi dopo l’esultanza. La gioia però era troppa per contenersi, soprattutto dopo un torneo giocato in modo ottimale con tanto di vittoria contro il Top 20 Francisco Cerundolo. Con il titolo a Umago Darderi si è anche messo in tasca il quarto titolo in carriera, diventando a 23 anni il secondo italiano più giovane di sempre, dopo Sinner, a raggiungere questi numeri.

    Darderi Umago
    Darderi trionfa ad Umago (foto presa da profilo Instagram Luciano Darderi)

    L’intervista a 360° di Luciano Darderi alla Gazzetta

    È al terzo titolo stagionale, primo tra gli italiani. Se lo aspettava a inizio anno? 

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    Sinceramente no. Dopo aver vinto a Marrakech ho capito di avere il livello per conquistare tornei, ma le due settimane di Bastad e Umago con i due titoli di fila sono state davvero speciali. Ho trovato fiducia partita dopo partita“.

    Come sta dopo l’infortunio rimediato a Umago?

    Mi sono girato la caviglia alla fine della partita. A Toronto non posso giocare ma non è nulla di troppo grave e conto di iniziare a preparare presto i tornei sul cemento“.

    La terra, come dimostrano i quattro titoli in carriera, è la sua superficie d’elezione. Il cemento è il prossimo banco di prova. Che aspettative ha? 

    Penso di avere buoni margini per far bene anche qui. L’anno scorso ho avuto problemi fisici nella stagione americana e non sono riuscito a raccogliere risultati, ma ora sto meglio. Se la caviglia starà vorrò provarci. Il cemento è diverso, ma posso crescere“.

    Da qui a fine stagione ha pochi punti da difendere e il best ranking è a un passo: il traguardo della top 20 è realistico? 

    Sì, assolutamente. Mi piacerebbe tanto arrivarci e sto lavorando per quello, manca poco e voglio spingere sull’acceleratore“.

    In cosa sente di essere migliorato di più in questi anni? 

    Su tutto, direi. Sia fisico che tecnica, ma soprattutto testa. Giocare due settimane di fila sulla terra e restare sempre sul pezzo è una sfida. Ora so gestire meglio le energie, sono cose che si imparano con l’esperienza“.

    Darderi e le vicende più personali

    È vero che ha rischiato di morire in un incidente stradale? 

    Sì, una volta eravamo in macchina con Marcello Macchione, dopo una partita a Rimini andavamo a giocare un altro torneo. Abbiamo rischiato grosso su una strada di montagna perché un’auto ha tentato un sorpasso azzardato e sotto di noi c’era il vuoto. Gli occupanti dell’auto dietro di noi sono morti, non era il nostro momento. Ma certamente aver vissuto una paura così grande ti fa apprezzare tutto molto di più“.

    Suo papà è anche il suo coach, suo fratello Vito è una promessa del tennis. Com’è condividere lavoro e famiglia? 

    È bello. Abbiamo ancora tanta strada da fare io e mio padre, ma quattro titoli in tre anni sono un bel punto di partenza. Amiamo questo sport, lavoriamo tanto e per mio fratello è importante contare sulla mia esperienza sul circuito. Per me come per mio padre era tutto nuovo. Se oggi sono qui, è grazie a lui. A volte litighiamo, siamo tipi esplosivi, ma l’obiettivo è stato sempre quello diventare tennisti professionisti e ci stiamo riuscendo“.

    Lei è argentino e italiano. Cosa porta con sé da entrambe le culture, sia in campo che fuori? 

    Nella vita sicuramente il cibo italiano, e in campo la ‘garra’ argentina, la voglia di combattere sempre. Da piccolo mi arrabbiavo molto se le cose non funzionavano durante la partita, ora sono più maturo e più calmo“.

    Darderi allo stadio Maradona
    Luciano Darderi dopo il Challenger di Napoli allo stadio Maradona / foto dalle storie instagram di @luciano_darderi

    Sappiamo che è tifoso del Napoli. Merito di Maradona? 

    Per forza, Diego unisce tutto. Napoli è casa“.

    Ma non si è tatuato il 10, vero? 

    No, sul braccio ho tatuato mia nonna, Elisa. Non c’è più, ma la penso sempre. Quando gioco, guardo quel tatuaggio e mi sento vicino a lei. Tutto quello che aveva, la sua pensione, i suoi risparmi, li ha usati per aiutarmi nella carriera, perché diventassi un tennista. Mi ha regalato la prima racchetta e ogni volta che vinco le mando un bacio, lassù“.

    Luciano Darderi, il campione che non ti aspetti

    Fra i tanti talenti osannati sin da bambini, Luciano è arrivato più in sordina ma è arrivato. Ora, come detto, ha obiettivi chiari fra cui anche una convocazione in Davis per provare a vincere insieme ai propri connazionali. Dopo i grandi successi sulla terra, e un ottimo terzo turno a Wimbledon, Luciano è pronto a stupire anche sul cemento. Sulle superfici più rapide dovrà giocare più dentro il campo, ma ha dimostrato di avere le armi fisiche e tecniche per farlo. Vedremo fin dove si riuscirà a spingere questo campione silenzioso che, in un’epoca in cui si vive di mondanità, fa più rumore con i sorrisi e le dediche alla famiglia.

    Darderi si getta a terra dopo aver vinto ad Umago
    Darderi si getta a terra dopo aver vinto ad Umago
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